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La battaglia di Montoro approda in televisione

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Antonio Montoro da Biella… lo manda Raitre. L’ex consigliere comunale è ostinato e da mesi porta avanti, quasi da solo, la battaglia contro l’applicazione della legge Fornero alle persone con percentuale di invalidità compresa tra il 46 e il 74%. La determinazione a volte paga: gli autori della celebre trasmissione televisiva si sono accorti di lui e delle sue numerose lettere, inviate a quotidiani e riviste, e hanno deciso di approfondire la questione.

Antonio Montoro da Biella… lo manda Raitre. L’ex consigliere comunale è ostinato e da mesi porta avanti, quasi da solo, la battaglia contro l’applicazione della legge Fornero alle persone con percentuale di invalidità compresa tra il 46 e il 74%. La determinazione a volte paga: gli autori della celebre trasmissione televisiva si sono accorti di lui e delle sue numerose lettere, inviate a quotidiani e riviste, e hanno deciso di approfondire la questione.

Ieri la troupe guidata dalla giornalista Giovanna Trapani è quindi arrivata in città per intervistare Montoro e una sua ex collega, Angelina Lavecchia, 59 anni, anche lei alle prese con i tragici effetti della riforma: entrambi hanno perso il lavoro tre anni fa e da quel momento non hanno più trovato un’occupazione, nonostante ciò sono ancora troppo “giovani per andare in pensione.

«Ho fatto il suo nome – spiega Montoro – perché ci tenevo che la problematica venisse affrontata anche dal punto di vista delle donne, che sono ancora più penalizzate. Per realizzare il servizio ho accompagnato gli operatori a Oropa e nella piazza del Duomo, così ne ho approfittato anche per promuovere il territorio».

Nel corso della trasmissione, che a meno di imprevisti andrà in onda mercoledì mattina a partire dalle 10, verrà inoltre presentata una lettera di Montoro, dalla quale si svilupperà il dibattito in studio.

«La mia proposta – continua l’ex consigliere comunale – è di stabilire una soglia per gli invalidi, per cui, quando arrivi a 60 anni, puoi ottenere la pensione sulla base dei contributi versati. Non chiediamo regali, ma a una persona con disabilità non puoi chiedere di più. E’ impensabile che un quasi 70enne invalido continui a lavorare in un’unità produttiva, è già una follia per chi sta bene».

Oltretutto spesso trovare un’occupazione diventa davvero impossibile per chi si trova in questa condizione: «Se non ottengono un impiego i 24mila biellesi “sani” iscritti all’ufficio di collocamento, come può riuscirci un disabile 55enne?».

m.f.

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