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Intanto era solo un vecchio

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coronavirus

La rassicurazione più ricorrente in questi giorni sgomenti da un’epidemia difficile da circoscrivere è che, comunque, colpisce prevalentemente gli anziani. Che tristezza. Cercare certezze nel caos è una forma di rassicurazione inevitabile e, quando i mezzi di informazione raggiungono toni esasperati, stemperano il clima specificando l’età media dei deceduti.

Uno degli aspetti migliori del nostro Paese è l’attenzione alla persona, all’esaltazione dell’individuo, che si riflette anche in ambito sanitario, con un’attenzione, unica al mondo, all’umanizzazione delle cure.

Gli anziani sono persone che non devono essere sovraccaricate di timori spettrali per mettere in pace l’incapacità di mantenere un clima razionale e di fiducia. Solo uniti, solidali e responsabilizzati sulle azioni che ognuno di noi deve compiere possiamo uscire da questa difficile prova, diversamente ci ritroveremmo immersi nelle ambientazioni che Manzoni aveva descritto nei “Promessi Sposi”, annebbiati dall’irrazionalità e abbruttiti nella coscienza. Per ritrovare umanità ci possono aiutare la ragione, la cultura e l’arte.

È un peccato aver chiuso i teatri, magari si potrebbero regolamentare gli accessi, perché “il teatro è il luogo dove la comunità si rivela se stessa” e, come diceva Bertold Brecht, tutte le arti contribuiscono all’arte più grande: quella di vivere. Ed ora, più che mai, ne abbiamo bisogno quanto come un vaccino.

PS Se va bene, ma veramente tutto bene, forse un giorno saremo anziani anche noi.

Vittorio Barazzotto

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