Attualità
Inaugurata ieri una nuova “panchina rossa” contro la violenza sulle donne all’Ospedale di Biella
Ogni giorno in Italia 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti.
Da gennaio a settembre sono quasi cento i femminicidi, i dati per il 2019 sono parziali, sono invece certi quelli del 2018 e dicono che le violenze contro le donne sono ancora in crescita. Nel 2018, sono state 142, le vittime di femminicidio (+0,7%), 119 in famiglia (+6,3%). Questo racconta l’annuale rapporto Eures: Femminicidio e violenza di genere in Italia. Aumentano anche le denunce per violenza sessuale (+5,4%), stalking (+4,4%) e maltrattamenti in famiglia (+11,7%).
Nei primi nove mesi dell’anno, a Biella, presso il Centro Antiviolenza Biella sono state accolte dalle operatrici 34 donne, di queste 21 hanno uno o più figli minori; 21 sono di nazionalità italiana, 7 provenienti dai paesi dell’est Europa, 5 marocchine e una sudanese. Sono afferenti tutte alla provincia di Biella ad eccezione di 5 donne.
“Cifre che fanno pensare e che non modificano la tendenza, è proprio per questa ragione che non bisogna assolutamente abbassare la guardia – spiega l’Assessore alle pari opportunità della città di Biella Gabriella Bessone – con la panchina presso l’ospedale di Biella, il numero sale a undici, undici simboli delle donne vittime di femminicidio, per indurre i cittadini a fermarsi, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta contro l’indifferenza. Undici panchine che però diventano anche veicolo di importanti informazioni per chi si trova in una situazione di difficoltà o di pericolo e deve chiedere aiuto, ricordiamo infatti che le panchine contengono una targhetta con tutti i riferimenti utili in questo caso, con traduzione in varie lingue. L’Amministrazione del comune di Biella comune, insieme al tavolo Panchine Rosse: stop alla violenza, (formato da Città di Biella, Casa Circondariale di Biella, Istituto Liceo Artistico di Biella ‘Giuseppe e Quintino Sella’, SBIR, ASL Biella e le associazioni Women@Work Italia, VocidiDONNE, PAVIOL, Non sei sola, Underground, Garante diritti Detenuti) intende valorizzare questi simboli/panchine, ubicati nei vari quartieri della città, attraverso alcune azioni divulgative, una mappa, un video e un libro che nei prossimi mesi vi presenteremo”:
La panchina inaugurata ieri, 28 novembre, presso l’ospedale di Biella (sotto la pensilina esterna) è stata realizzata dagli studenti diplomati lo scorso anno presso la Casa Circondariale di Biella. Questa panchina è composta da formelle di terracotta smaltata con diversi colori. Le formelle, incastonate nel legno delle doghe, sono decorate da motivi naturali e da nomi di donne. Questi simboleggiano il ricordo di tutte le vittime femminili che ogni giorno avvengono nel mondo; infatti sulle formelle troviamo nomi di donne di ogni nazionalità, questo per ricordare che la violenza è globale al di là di ogni differenza di pelle, territorio e nazionalità. Al centro della panchina è stata collocata una formella vuota, senza nome, con base bianca. Questa rappresentare il messaggio di speranza. La speranza di non avere più nomi incisi e incastonati nella panchina. La speranza, che soprattutto grazie alla sensibilizzazione, informazione e riflessione sul tema si possa fermare e contrastare questo orrendo gesto.
Nella parte superiore della panchina troviamo invece un fiocco bianco, che riassume l’impegno che gli uomini hanno deciso di portare avanti in prima persona, per dire no alla violenza sulle donne. Questo fiocco vuole abbracciare tutte le formelle/donne vittime di violenza. Il progetto, realizzato all’interno della Casa Circondariale di Biella, è stato supervisionato dai professori del Liceo Giuseppe e Quintino Sella, Giuseppe Castellano e Giovanni Galuppi.
“La panchina rossa per noi non è solo un simbolo – sottolinea il Commissario dell’Asl di Biella Diego Poggio – è un gesto di attenzione, di sensibilità verso un tema che ci riguarda tutti da vicino. Perché spesso gli effetti della violenza contro le donne li vediamo dall’interno. Impattano sulla nostra realtà attraverso il pronto soccorso e in qualche modo anche noi siamo coinvolti affinché vi sia la giusta attenzione in termini di protezione e di percorso di assistenza. Un’assistenza che trova applicazione non solo negli interventi di cura del corpo, ma anche dello spirito con un supporto concreto e professionale anche sul piano psicologico. Questa panchina è l’attestazione di tutto ciò”.
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