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In via Italia decine di attività morte

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La chiusura dell’agenzia Unicredit di piazza Santa Marta non ha nulla a che vedere con il tessuto commerciale cittadino. La decisione è stata presa a livello centrale nell’ambito di un piano miliardario di ristrutturazione del gruppo bancario che prevede la chiusura di oltre 800 filiali in tutto il territorio nazionale. Fatta questa doverosa premessa, il risultato finale non cambia, anzi peggiora perchè aumenta il numero degli spazi desolatamente vuoti che si affacciano sulla centralissima via Italia, per non parlare poi delle vie limitrofe, alcune delle quali si trovano in condizioni peggiori.

La chiusura dell’agenzia Unicredit di piazza Santa Marta non ha nulla a che vedere con il tessuto commerciale cittadino. La decisione è stata presa a livello centrale nell’ambito di un piano miliardario di ristrutturazione del gruppo bancario che prevede la chiusura di oltre 800 filiali in tutto il territorio nazionale. Fatta questa doverosa premessa, il risultato finale non cambia, anzi peggiora perchè aumenta il numero degli spazi desolatamente vuoti che si affacciano sulla centralissima via Italia, per non parlare poi delle vie limitrofe, alcune delle quali si trovano in condizioni peggiori.
La crisi del commercio cittadino non è una novità ma nel corso degli ultimi anni si è notevolmente aggravata sia per ragioni esterne quali la crisi economica generalizzata sia per la concorrenza dei centri commerciali. I tentativi sinora fatti di invertire il trend negativo non hanno ottenuto i risultati sperati.
Non c’è proprio più nulla da fare? Lo abbiamo chiesto al presidente di Confesercenti Angelo Sacco.
«La situazione, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti non si può negare e tutti ne siamo consapevoli. Il progetto di “015” con l’obbiettivo di fare del centro cittadino una vetrina del tessile nazionale non sembra essere andato a buon fine. Nonostante  avesse la sua validità non ha portato i risultati sperati e le nuove aperture annunciate non si sono concretizzate».
Partito con tante aspettative,
affidate anche a mani esperte quali i tecnici di una società austriaca con esperienze maturate in tutta Europa, fino ad oggi le nuove aperture dell’outlet biellese si possono contare sulle dita di una mano rispetto alle 30-40 ipotizzate. Peraltro il progetto “015” ha seguito, se non addirittura si è accavallato, su un altro su cui si faceva molto affidamento, ovvero l’Al Senter di via Gramsci che prevedeva la ricollocazione o la nuova apertura di decine di esercizi negli spazi dell’ex Upim. Come il progetto gemello, anche questo aveva suscitato parecchie speranze per poi concludersi con un nulla di fatto. Non siamo forse a una svolta, è la fine del commercio cittadino così come siamo stati abituati a vederlo da sempre?
«Assolutamente no. In tante città come Biella i centri storici rappresentano anche da un punto di vista commerciale un valore aggiunto, sono fiorenti non si tratta della fine di un’epoca. Il commercio ha vissuto una grave e prolungata crisi ma non siamo arrivati al capolinea. Anzi, negli ultimi tempi posso testimoniare che i nostri associati con punti di vendita nel centro cittadino segnalano una ripresa degli affari, ovviamente i tempi d’oro sono finiti per tutti ma sembra che il peggio sia passato».
Detto questo. cosa si può fare per dare una svolta?
«Negli ultimi tempi come Confesercenti abbiamo organizzato diverse iniziative per riportare la gente nel cento cittadino ottenendo anche riscontri favorevoli. E lo stesso è stata fatto anche da altri.  Ovviamente non saranno manifestazioni estemporanee, per quanto fatte bene, la soluzione al problema che deve essere affrontato non a livello di singole associazioni di categoria ma coinvolgere tutti i soggetti interessati».
A questo proposito, a settembre la Confesercenti ha intenzione di radunare intorno a un tavolo tutti i soggetti interessati – associazioni di categorie e amministrazioni pubbliche con il comune di Biella in testa –  per affrontare la questione.
«Nessuno ha la soluzione in mano – continua Sacco – ma tutti possiamo essere portatori di idee. Come Confesercenti abbiamo in mente delle proposte che porteremo all’attenzione di tutti con l’obbiettivo di arrivare a loro concretizzazione».
Uno dei problemi della crisi del commercio cittadino è legato all’eccessiva valutazione degli immobili, sia per la vendita o la semplice locazione?
«Il problema esiste – continua Sacco – ma non riguarda la generalità. Continuano a esserci casi in cui la richiesta economica è rimasta ai tempi pre-crisi ma sono in diminuzione. D’altra parte il prezzo viene stabilito dal mercato e  dunque anche i proprietari degli immobili sono costretti ad adeguarsi alla domanda se non vogliono che il loro bene rimanga inutilizzato. Nel piano di rilancio del centro storico anche i proprietari degli immobili devono essere coinvolti e fare la loro parte. E’ una situazione difficile ma se tutti gli interessati faranno la loro parte troveremo le soluzioni per il rilancio del centro e di conseguenza della città».

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