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Il primario Stefano Zaramella si racconta
L’intervista al noto urologo dell’ospedale Degli Infermi di Biella
Il primario Stefano Zaramella si racconta. È considerato tra gli urologi più preparati d’Italia, lavora a Biella da circa dieci anni.
«Sono nato a febbraio del 1974 a Busto Arsizio – attacca -, ma subito dopo la mia famiglia si era trasferita a Oleggio».
Il primario Stefano Zaramella si racconta
Ci racconta il suo percorso scolastico?
Dopo le scuole medie ho frequentato un istituto professionale per odontotecnici. All’inizio pensavo di dedicarmi a un lavoro, non ero molto intenzionato a proseguire con gli studi. Poi con il tempo ho iniziato ad appassionarmi alle scienze mediche e ho proseguito. Nel 1993 mi sono iscritto alla facoltà di Medicina all’università di Novara. Avevo una grande passione soprattutto per le scienze biologiche, come ad esempio il funzionamento della cellula e del corpo umano. Mi sono laureato nel 1999. Durante questo percorso mi sono innamorato dell’urologia, frequentando i reparti com’era previsto dal quarto anno di corso. Ho dato poi la tesi in urologia.
È così iniziata la sua carriera da urologo.
All’epoca il concorso si provava in diverse sedi, io avevo scelto quella di Parma, dove ho fatto la prima parte di specialità.
Come mai proprio l’urologia? Da che cosa è rimasto così affascinato?
È una branca completa dal punto di vista chirurgico. Ora l’urologia è cambiata molto, ma all’epoca si suddivideva in una parte di chirurgia a cielo aperto e un’altra di endurologia, che utilizza tecniche chirurgiche mininvasive.
Quanto tempo è andata avanti la sua missione all’ospedale di Parma?
Circa un anno e mezzo, poi ho trascorso un paio di anni all’ospedale di Borgomanero, in seguito ho concluso la specialità al Maggiore di Novara. Avevo grande interesse per la chirurgia laparoscopica. Sono andato a lavorare all’ospedale Sacco a Milano, insieme al professor Franco Gaboardi, che attualmente è il direttore dell’urologia del San Raffaele. Era stato uno dei pionieri della chirurgia laparoscopica. Io proprio da lui imparai tanto. Dopo un ano tornai a Novara per mettere in atto tutto ciò che appresi.
Da quanto tempo lavora all’ospedale di Biella? Tra l’altro come primario.
Oramai è trascorsa una decina di anni. Il territorio biellese mi piace molto, ho tanti interessi, faccio sport e frequento molte associazioni.
Lei è ancora molto giovane, il suo futuro lo vede a Biella?
Direi di sì. Ho tanti progetti in sinergia con la direzione generale di Asl.Bi che mi ha sempre supportato. Stiamo lavorando in team per mettere in piedi altre iniziative che possano potenziare l’attività di reparto.
Parliamo un po’ di una patologia tra le più frequenti che colpisce gli uomini; l’ipertrofia prostatica benigna, come si risolve il problema totalmente?
È una malattia molto diffusa nell’uomo, che fa parte anche dell’invecchiamento del paziente stesso. Molti soggetti presentano disturbi urinari legati all’ingrossamento della prostata. Si cura con i farmaci, ma in alcuni casi necessita ricorrere alla chirurgia.
Lei è molto famoso per l’utilizzo del laser ad holmio. Ce ne vuole parlare?
Si tratta di una grande innovazione. Apro una parentesi, devo dire che il Biellese è stato particolarmente lungimirante perché il laser che possediamo è stato donato dalla Fondazione Crb e dal fondo Edo Tempia. Lo utilizziamo quotidianamente con interventi denominati HoLep e anche per la cura dei calcoli, un’altra patologia estremamente diffusa.
Parliamo di numeri, in un anno quanti interventi vengono fatti con l’utilizzo di questa tecnica?
In totale gli interventi eseguiti sono circa 600, entrando nello specifico dell’ipertrofia prostatica concluderemo il 2025 con 370 interventi. Si tratta di numeri altissimi che pongono il nostro reparto tra i primi dieci in Italia come numero di interventi.
Quanti sono gli ospedali che in Italia eseguono questo tipo di tecnica?
Il laser si sta diffondendo molto. A tutt’oggi quello di Biella è uno dei pochi centri che applica la chirurgia laser in maniera estensiva. Non è tanto il laser che fa la differenza, le tecniche chirurgiche e nucleative sono difficili da apprendere. La scarsa diffusione è legata al training che è lungo e faticoso. Io negli anni mi sono dedicato molto all’insegnamento di questa tecnica. Ora nel reparto di urologia del nostro ospedale viene praticata da cinque medici. Sono il dottor Davide Giraudo, la dottoressa Fabiola Liberale, il dottor Nicolò Destino, il dottor Francesco Vecco e il dottor Sabino Quaranta.
Vorrei aggiungere che il fiore all’occhiello dell’urologia del nostro ospedale è la chirurgia robotica. Utilizza il robot Da Vinci, la più moderna frontiera per la cura dei tumori in ambito urologico, soprattutto della prostata e del rene. Dal 2023, grazie alle fondazioni del territorio che hanno donato questa apparecchiatura all’Asl.Bi, l’attività dell’urologia è notevolmente aumentata. Abbiamo in cura molti pazienti, circa il 40 per cento del totale, che arriva da fuori zona, dove questa tecnologia non viene ancora utilizzata.
Il reparto di Urologia dell’ospedale di Biella è considerato il fiore all’occhiello. Ce lo vuole presentare a 360 gradi?
Io partirei dal fatturato. I reparti sono come delle aziende, hanno un fatturato che è la quantità di produzione. Nel 2015, era di circa 1 milione 900mila euro, ora sfioriamo i 5 milioni. Tutto ciò deriva dal numero di interventi che si fanno durante l’anno. Per ottenere questi risultati bisogna crescere come equipe. È composta da me e da Sabino Quaranta, Elena Cianini, Davide Giraudo, Fabiola Liberale, Nicolo Testino, Giovanni Marchi, Francesco Vecco, Federico Mariano e la specializzanda dell’Università di Torino Giulia Trapella. Poi abbiamo il nostro caposala Francesco Ferranti, 27 infermieri e 12 oss.
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Simo
20 Ottobre 2025 at 14:09
complimenti a Lui e a tutti i suoi colleghi!
circa un anno fa sono stato sotto le loro grinfie..
purtroppo un rene mi ha lasciato,
devo dire che nonostante la mia paura e il mio non sapere
sono stati dei signori studenti,con sorrisi e rassicurazioni sempre, abbiamo anche riso e scherzato,
sinceramente mi sono sempre fidato di loro, da appena li ho visti.
Complimenti per quello che fate
onore a tutti loro!