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Il mese di gennaio è stato il sesto più caldo di sempre

Inverno anomalo

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La perturbazione in corso sul Nord del Paese, arrivata dopo due mesi di assenza, risulta oggi provvidenziale, alla luce dei dati emersi nell’ultimo monitoraggio dell’Autorità distrettuale del Fiume Po-Ministero della Transizione Ecologica, ma la prevista sua breve durata potrebbe solo lenire il perdurante deficit idrico che si è verificato tra la fine del 2021 e l’arido inizio del 2022.

La situazione generale nel distretto del fiume Po sta gradualmente migliorando, ma la crisi idrica manifestata fino ad oggi e l’aridità dei suoli, unita alle temperature fino a ieri decisamente sopra la media e alla perdurante mancanza di precipitazioni sulle catene montuose (Alpi e Appennini) hanno generato criticità evidenti che potrebbero comunque manifestarsi nel lungo periodo incidendo soprattutto sugli equilibri degli habitat e dell’agricoltura.

In Piemonte (come reso noto dall’ente parco) si sono già registrate morie di pesci autoctoni, sottoposti a notevole stress di approvvigionamento dei flussi nelle zone umide e anche numerose tipologie di piante mostrano evidenti segni di difficoltà.

L’analisi dettagliata ha mostrato che il gennaio 2022, appena trascorso, si è palesato come il sesto più caldo di sempre a livello globale e il distretto del Po non fa differenza con le anomalie sopracitate che lo pongono in uno stato di incipiente siccità.

 CONDIZIONI AL 14/02/2022

PORTATE: Persiste la condizione di pesante magra invernale del fiume Po, con una diminuzione del -34% sulle portate mensili di gennaio inizio febbraio.

Questa condizione di “siccità idrologica invernale” è la più grave degli ultimi 30 anni, non solo sul fiume Po, ma anche sui tributari con scarti di portata ridotta anche del 50%.

PRECIPITAZIONI: Considerando l’intero periodo dal 1° ottobre 2021 ad oggi, i valori cumulati medi risultano nel complesso sempre inferiori alle attese climatiche, con uno scostamento di 100 mm corrispondenti ad uno scostamento percentuale del -25 % rispetto al clima 2001-2020, risultando mediamente il quarto anno più secco dal 1961, con precipitazioni più simili a quelle dei mesi estivi, con l’ultima precipitazione importante datata 10 Gennaio.

TEMPERATURE: Dal punto di vista delle temperature la media mensile risulta quasi due gradi sopra quella climaticamente attesa (scarto di +1,8°C), facendo del mese appena trascorso il quinto più caldo degli ultimi trent’anni.

GRANDI LAGHI: Continua la situazione di sofferenza dei grandi laghi alpini, mentre solo negli invasi artificiali la riserva è aumentato rispetto alla settimana precedente (+5.6%) ma risulta molto inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-27%) e le precipitazione attese potranno solamente alzare i livelli idrometrici di pochi centimetri. Il valore attuale del lago di Como, dove l’idrometro segna un -17cm sullo zero idrometrico ed anche il Lago Maggiore ha un livello di pochi centimetri superiore allo zero idrometrico. Anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni più marcate, la riserva dall’inizio dell’anno è in diminuzione mediamente -35%, lo scarso apporto nevoso e l’assenza di piogge, non permettono l’attuale rimpinguamento della risorsa stoccata.

NEVE: L’anomalia più marca rimane quella del SWE (snow water equivalent – entità del manto nevoso) su tutto l’arco Alpino che è prossimo ai minimi, con punte del – 80 % rispetto le medie, mentre sull’Appennino resiste una scarsa quantità di neve. In Val d’Aosta ed in Piemonte il valore di SWE è il più basso degli ultimi 20 anni. L’assenza di precipitazioni e le temperature al di sopra delle medie hanno determinato una sostanziale scarsità di neve sulle zone montane.

 

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