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Il Fondo Tempia ha perso un grande amico

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Omar Ronda, scomparso la mattina di giovedì 7 dicembre all’età di 70 anni, è stato un grande amico
del Fondo Edo Tempia. L’arte era la sua vita e la sua passione ed è riuscito a conciliarla con il
nostro impegno costante nella lotta contro i tumori. «La cosa più bella è quando riesci ad essere
utile a qualcuno» aveva detto. E Omar Ronda lo ha fatto non solo mettendo a disposizione la sua
esperienza di gallerista, scopritore di talenti e artista d’avanguardia ma trovando il modo, lui
conosciuto a livello internazionale, di farlo a favore della città e del territorio che gli ha dato i natali.
Risale al 2013 la proposta che Simona Tempia Valenta, presidente del Fondo e figlia del fondatore
Elvo “Gim” Tempia, gli fece per organizzare qualche evento legato all’arte che potesse sostenere le
attività di prevenzione, cura e ricerca.
Da quell’incontro scaturì la sua nomina a presidente del consiglio Arte e Cultura della Fondazione
Tempia e il primo embrione di quello che è diventato il Macist, il museo di arte contemporanea di
costa di Riva, che porta sopra l’ingresso anche il nostro logo con il grande albero verde. Ronda lo
raccontava così: «Mai acronimo fu più azzeccato: Maciste, il super eroe tutto italiano era lì nel logo
del museo per rappresentare la forza dell’arte e della cultura per combattere il male e la sofferenza.
Avevamo creato il primo museo etico e democratico della storia, beneficiaria la Fondazione Tempia
per la ricerca sul cancro e la prevenzione, che dal 1981 dispensa gratuitamente a tutta la
popolazione del Biellese e non solo». Inaugurato nel 2015 con una mostra sulla Pop Art, il museo
ha allacciato collaborazioni con gli altri grandi nomi dell’arte contemporanea biellese come
Michelangelo Pistoletto e Ugo Nespolo e ha come presidente del comitato d’onore il critico Philippe
Daverio.
«Si era schierato al nostro fianco, per sostenere le attività della Fondazione Tempia, consapevole di
quanto queste fosse importanti per i pazienti, prima ancora di scoprire che cosa il destino avesse in
serbo per lui: lui stesso paziente in una dura lotta contro un tumore» racconta Pietro Presti, direttore
generale della Fondazione Tempia. «Era un artista, un amico del Fondo, il padre di un progetto bello
e coraggioso come quello del Macist» aggiunge la presidente Viola Erdini. «Un impegno che
purtroppo non lo ha risparmiato dall’ammalarsi di questa stessa malattia che con passione cercava di
contrastare insieme a noi. Nonostante questo, ha trovato il modo di aiutare gli altri anche in quel
frangente, perché da subito ha avuto il coraggio di raccontare pubblicamente la sua malattia, puntare
il dito su cosa secondo lui non funzionava nella società, con le sue opinoni mai banali e valorizzare
quanto invece di buono avesse incontrato nel suo cammino. Tutto questo per condividerlo con gli
altri, come è giusto fare affinché le cose possano migliorare, per tutti. Fine alla fine ha dato lui
coraggio a chi gli era vicino ed è stato un grande esempio di come la passione per il proprio lavoro,
del quale non ha mai smesso di parlare, possa dare una grande forza. Ciao Omar, ci lasci un grande
vuoto…».

Omar Ronda, scomparso la mattina di giovedì 7 dicembre all’età di 70 anni, è stato un grande amico
del Fondo Edo Tempia. L’arte era la sua vita e la sua passione ed è riuscito a conciliarla con il
nostro impegno costante nella lotta contro i tumori. «La cosa più bella è quando riesci ad essere
utile a qualcuno» aveva detto. E Omar Ronda lo ha fatto non solo mettendo a disposizione la sua
esperienza di gallerista, scopritore di talenti e artista d’avanguardia ma trovando il modo, lui
conosciuto a livello internazionale, di farlo a favore della città e del territorio che gli ha dato i natali.
Risale al 2013 la proposta che Simona Tempia Valenta, presidente del Fondo e figlia del fondatore
Elvo “Gim” Tempia, gli fece per organizzare qualche evento legato all’arte che potesse sostenere le
attività di prevenzione, cura e ricerca.
Da quell’incontro scaturì la sua nomina a presidente del consiglio Arte e Cultura della Fondazione
Tempia e il primo embrione di quello che è diventato il Macist, il museo di arte contemporanea di
costa di Riva, che porta sopra l’ingresso anche il nostro logo con il grande albero verde. Ronda lo
raccontava così: «Mai acronimo fu più azzeccato: Maciste, il super eroe tutto italiano era lì nel logo
del museo per rappresentare la forza dell’arte e della cultura per combattere il male e la sofferenza.
Avevamo creato il primo museo etico e democratico della storia, beneficiaria la Fondazione Tempia
per la ricerca sul cancro e la prevenzione, che dal 1981 dispensa gratuitamente a tutta la
popolazione del Biellese e non solo». Inaugurato nel 2015 con una mostra sulla Pop Art, il museo
ha allacciato collaborazioni con gli altri grandi nomi dell’arte contemporanea biellese come
Michelangelo Pistoletto e Ugo Nespolo e ha come presidente del comitato d’onore il critico Philippe
Daverio.
«Si era schierato al nostro fianco, per sostenere le attività della Fondazione Tempia, consapevole di
quanto queste fosse importanti per i pazienti, prima ancora di scoprire che cosa il destino avesse in
serbo per lui: lui stesso paziente in una dura lotta contro un tumore» racconta Pietro Presti, direttore
generale della Fondazione Tempia. «Era un artista, un amico del Fondo, il padre di un progetto bello
e coraggioso come quello del Macist» aggiunge la presidente Viola Erdini. «Un impegno che
purtroppo non lo ha risparmiato dall’ammalarsi di questa stessa malattia che con passione cercava di
contrastare insieme a noi. Nonostante questo, ha trovato il modo di aiutare gli altri anche in quel
frangente, perché da subito ha avuto il coraggio di raccontare pubblicamente la sua malattia, puntare
il dito su cosa secondo lui non funzionava nella società, con le sue opinoni mai banali e valorizzare
quanto invece di buono avesse incontrato nel suo cammino. Tutto questo per condividerlo con gli
altri, come è giusto fare affinché le cose possano migliorare, per tutti. Fine alla fine ha dato lui
coraggio a chi gli era vicino ed è stato un grande esempio di come la passione per il proprio lavoro,
del quale non ha mai smesso di parlare, possa dare una grande forza. Ciao Omar, ci lasci un grande
vuoto…».

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