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I commercianti biellesi si preparano alla scadenza del 15 ottobre

A colloquio con gli esercenti del centro cittadino. Il presidente Ascom: «Se l’unico dipendente è novax, cosa succede?»

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BIELLA – Venerdì 15 ottobre. È questa la data scelta dal governo per il provvedimento relativo all’estensione dell’obbligo del green pass ad aziende pubbliche e private. Per privati si intendono anche i negozianti, gli artigiani, i liberi professionisti, i gestori di bar e ristoranti, e addirittura colf e badanti.

I controlli sul posto di lavoro saranno effettuati sui dipendenti a campione o all’ingresso dal datore di lavoro stesso o da persone da egli opportunamente incaricate. Le conseguenze per coloro che si rifiuteranno di esibire il green pass sono la sospensione dal luogo lavorativo e dello stipendio, una sanzione di importo variabile (da 600 a 1500€). Il tutto però aggiunto all’impossibilità di essere licenziati; il datore di lavoro invece incorrerà in una multa da 400 a mille euro.

Il presidente Ascom, Mario Novaretti è abbastanza preoccupato: «Non entro nel merito del green pass, ma ho timore di cosa possa succedere in alcuni casi. Faccio un esempio classico: cosa può fare il titolare no-vax di un piccolo negozio gestito solamente da lui? Chiaramente assumere altri dipendenti diventa un costo insostenibile; l’unica soluzione sarebbe dunque la chiusura dell’esercizio, con conseguenti danni economici».

I commercianti biellesi sono, in generale, pronti ai nuovi cambiamenti. Lo confermano le parole di Simone Pastorello, gestore del negozio di indumenti sportivi di via Vescovado: «Nonostante alcuni dubbi iniziali, sono favorevole a questo provvedimento. Se si vuole ritornare alla normalità bisogna mettere da parte i propri pensieri, cercando di andare tutti nella stessa direzione in favore del bene comune. In più è anche un modo per avere la certezza, da parte del cliente, che il commerciante sia vaccinato e quindi rispettoso delle norme».

Il desiderio di ritornare alla normalità è emerso anche dalle parole di Elisa Giovannacci, titolare, insieme al marito, della Libreria Giovannacci, in via Italia. Dichiara infatti: «Sia io che mio marito siamo vaccinati. Il provvedimento, quindi, non ci tocca minimamente. Il vaccino al giorno d’oggi è pressoché necessario ed è l’unica strada che ci permetterà di raggiungere, in futuro, una maggiore libertà».

A ciò fa eco Giuseppe Maffucci, proprietario di una tabaccheria in via Italia: «Personalmente, accetto il provvedimento, sia per sicurezza del cliente che mia. Al tempo stesso, ritengo che questa iniziativa sia positiva se serve a creare maggiore sicurezza e se, di conseguenza, ci permette di tenere i negozi aperti garantendo una ripartenza a livello economico per il nostro Paese; siccome non si sa nulla di accadrà in futuro, non possiamo ancora sapere se tutto ciò porterà i suoi frutti. Speriamo in bene».

Il punto di vista di Stefano Minola ed Elio Morino, del negozio di vinili e di musica Minola, sempre in via Italia, è invece strettamente collegato all’attività di organizzazione di eventi: «Il provvedimento del 15 ottobre non colpisce noi come esercenti, in quanto siamo entrambi vaccinati – esordisce Stefano -; il discorso è diverso nel momento in cui si parla di manifestazioni, perché, essendo obbligatorio, inevitabilmente il green pass influisce sull’affluenza delle persone. A livello di vendite e di gestione del nostro esercizio, comunque, non ci sono problemi».

Non c’è paura neanche da parte di Doriana Sartini, proprietaria di un negozio di scarpe in via Gramsci: «Il futuro provvedimento non spaventa me né tantomeno i miei dipendenti. A mio parere nel vaccino non c’è nulla di così terrificante e non vedo perché non ci si debba fidare della scienza. Se questo è quanto ci viene richiesto per esercitare la nostra attività, ben venga; io sono disposta a fare tutto il necessario per evitare una nuova chiusura totale, anche perché noi commercianti saremmo i primi a risentirne».

Tra gli esercenti c’è anche, però, chi esprime i suoi dubbi sulla decisione presa dal Governo. A tal proposito, Giovanni Nobile, fruttivendolo, commenta: «Personalmente ho molti dubbi e mi faccio tante domande. Non sono no-vax, ma vorrei aspettare risposte più certe da parte dello Stato e, soprattutto, vorrei avere maggiori tutele e sicurezze. Non so in futuro, ma per ora non ho intenzione di vaccinarmi».

Traspare molta rabbia dalle parole di Rita Ramella Pollone, titolare del bar Galleria: «Gli esercenti sono stati la categoria più penalizzata a livello economico dalla pandemia: non era necessario colpire ancora. Non tutti sono concordi a vaccinarsi, in questo modo lo si rende un vero e proprio obbligo».

Infine, Lilli Ferrari, proprietaria del negozio di vestiti Ferrari, in Via Italia, dichiara: «Avrei preferito che il vaccino fosse stato reso obbligatorio da subito. La gente ha bisogno di certezze: i media non hanno contribuito a crearne. Io mi ritengo una semplice cittadina, a cui sono state confuse eccessivamente le idee; sinceramente, non so proprio cosa pensare».

Viola Borio

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