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I biellesi, gente che mugugna sempre e parla male della propria terra

Pausa Caffè, la rubrica di Giorgio Pezzana

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Vi racconto un piccolo aneddoto di questi giorni che però spiega molto bene perché il Biellese ed i biellesi, che spesso lamentano di essere dimenticati dal resto del mondo, continueranno probabilmente ad esserlo.

Per caso ho notato, navigando su facebook, un oggetto d’artigianato che mi è parso molto bello. Ho manifestato il mio apprezzamento a colei che lo aveva postato (in realtà casualmente e come supporto di tutt’altro genere) e pochi istanti dopo, l’artigiano che ha realizzato il pezzo che aveva suscitato la mia ammirazione, mi ha contattato invitandomi nel suo atelier. Ho così scoperto che si trattava di un artigiano biellese, uno di quelli che hanno la loro bottega all’interno del Ricetto di Candelo dove, ormai da tempo, sono aperte botteghe che propongono spesso manufatti realizzati da hobbysti ed artigiani, talvolta di ottima fattura.

Ma ciò che mi ha più colpito nell’invito rivoltomi è una frase laddove ho letto “…finalmente un biellese che apprezza…”. Il che mi ha indotto a pensare che l’attività di quelle persone che operano all’interno del borgo medievale candelese sia premiata soprattutto da coloro che vengono da altre province, perlopiù in occasione di manifestazioni di richiamo come “Il borgo di Babbo Natale”, “Candeloinfiore” o assimilabili e che quindi, le loro produzioni siano affidate soprattutto a circostanze occasionali. Il che dovrebbe imporre qualche riflessione, soprattutto allorquando ci si riempie la bocca delle buone ragioni per le quali il Biellese dovrebbe essere una meta turistica.

Come potrà mai esserlo se i biellesi per primi non sanno magnificare ciò che di bello offre il territorio? Parlate con un romagnolo e vi dirà che non vi è accoglienza migliore di quella che può offrire la Romagna, un valdostano vi dirà che non vi sono piste da sci più belle di quelle della Valle d’Aosta, un toscano non farà che ripetervi delle eccellenze enogastronomiche, artistiche, paesaggistiche della sua regione.

Il biellese invece tace, mugugna, non sa, non ritiene sia il caso di fare sapere, non vuole troppa gente tra i piedi e nella peggiore delle ipotesi dice male di quanto avviene nel territorio ove vive e lavora (non potrò mai dimenticare il racconto di un amico milanese che diversi anni or sono venne a Biella in occasione della mostra “Il filo della lana” e fermatosi in un bar della città si sentì dire…”ma come? Lei viene da Milano per venire a vedere sta ca….a?”).

Il turismo si fa anche amando il proprio territorio, sostenendo chi nel suo ambito promuove iniziative, svolge attività, avvia progetti, realizza anche piccole cose curiose. Se non sono i biellesi a promuovere lontano da Biella ciò che nel Biellese avviene, perché mai altrove dovrebbero accorgersi di noi?

Giorgio Pezzana

Quando una frase casuale può fare riflettere

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