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“Ho lasciato il posto fisso con paura, ma oggi sono felice”

Nata nel 1970, Luana Gobbo ha vissuto a Cossato fino ai primi anni Duemila, poi la scelta di trasferirsi in Gran Bretagna

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Nata nel 1970, Luana Gobbo ha vissuto a Cossato fino ai primi anni Duemila, poi ha scelto di trasferirsi in Gran Bretagna, un passo compiuto non senza timore.

«Sento ancora gli anni di scuola, in cui mi alzavo alla cinque e trenta e andavo alla stazione a prendere il treno con il motorino “Ciao” per andare a Milano – spiega -. Finiti gli studi, ho iniziato a cercare lavoro e ho seguito un corso di animazione sociale, con l’Associazione “Bid-One”. Avevo collaborato con “Cossato in piazza” e partecipavo ai centri estivi parrocchiali. I primi colloqui si legavano alla pubblicità, che però non sentivo per me. Era un mondo troppo veloce».

Per Luana è poi arrivata la possibilità di operare nell’editoria, a Vercelli. «Mi occupavo di libri fotografici, di guide subacquee, e ricordo che il titolare era un bravo fotografo. Lavoravo tanto ed ero pagata poco. Avevo quindi voglia di cambiare vita. Avevo bisogno di una scossa. Ho allora trascorso un’estate a Londra e mi è piaciuto. Era il 1996/7. Stranamente mi sentivo a casa, ci stavo bene, ma al trasferimento ci ho pensato per un po’ di anni. Non è stato facile prendere la decisione di lasciare un impiego fisso. Nel 2000 ho deciso di mollare tutto e di provare. Avevo addosso una paura folle, ma l’ho fatto. Vivo in Inghilterra da ventun anni».

Facendo un passo indietro, Luana spiega di aver frequentato il Liceo artistico statale di Novara, poi si è iscritta all’Istituto Europeo di design di Milano, un percorso di specializzazione della durata di tre anni per diventare grafica illustratrice.

«Ho sempre avuto la passione per l’arte, per il disegno – prosegue -. Diciamo che ho avuto le idee chiare. Avrei potuto approfondire gli studi in architettura, o procedere con una via nuova, di illustratrice, di grafica. Ho poi conosciuto una persona che già lavorava in quest’ultimo settore e a lei mi sono ispirata. Ne avevo parlato con la mia famiglia, in quanto la scuola era privata e comportava dei costi. Alla fine, il percorso più innovativo per gli anni Ottanta l’ha spuntata. L’editoria funzionava bene e io mi sono buttata. La scuola di Milano era strana per me che provengo da una famiglia tranquilla, di paese, di operai. Tutti là erano più privilegiati di me. Ho fatto fatica a integrarmi, a fare amicizia, e dovevo ogni giorno fare la pendolare, perché non volevo chiedere di più a casa, che già mi aiutavano tanto. Al tempo stesso, nella scuola, ho incontrato insegnanti fantastici. Il docente di animazione era Osvaldo Cavandoli, che ricordiamo per aver animato la pubblicità “Mister Linea” ideata per Lagostina. È stato fantastico, una vera fonte di ispirazione, sempre positivo, un uomo talmente famoso e gentile, eppure così normale, incitava sempre a fare».

Intanto Luana sentiva il bisogno di sviluppare quello che più amava e Londra le ha aperto un mondo.

«Ho trovato subito lavoro: contava di più avere l’esperienza che non la conoscenza della lingua. Di giorno lavoravo e di sera seguivo un corso d’inglese. Era un impegno diverso, sia per gli orari, dalle 9.30 alle 17, sia a livello umano. Se mi fermavo di più, mi dicevano: “Guarda che qui non siamo in Italia”. Ho sempre lavorato nell’editoria, con testi di cucina e libri illustrati. Prima per un editore, per quattro anni, poi volendo crescere a livello di studio fotografico, sono passata a un altro, per otto anni. Realizzavo libri di referenze, storici, di pilates e di meditazione. Sono stati gli anni migliori della mia vita, in cui ho conosciuto persone che sono ancora amiche. Nel 2013 la casa editrice è stata venduta, purtroppo, e io, come i colleghi, sono stata licenziata. Mi sono ritrovata a intraprendere il mestiere di freelance, lavorando da casa. Avendo anche un bimbo piccolo, non potevo più fare la pendolare. Già anni fa, però, c’era l’obbligo di lavorare anche da casa. Loro sono avanti su questo aspetto, si lavora di più, senza interruzioni. L’esperienza fatta a Londra, mi ha dato opportunità che in Italia non avrei avuto».

«Alla fine, il mio non è stato un salto così pericoloso. Oggi i nostri figli sarebbero anche facilitati, conoscono meglio l’inglese, ma c’è la questione Brexit, che rende la permanenza più difficile. Bisogna avere il permesso di soggiorno – conclude Luana Gobbo -. Si entra come studenti, turisti, oppure con agevolazioni per svolgere mansioni specifiche, altrimenti è necessaria la cittadinanza».

Anna Arietti

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