Attualità
«Ho fatto nascere circa 500 bambini in casa»
Intervista all’ostetrica Laura Rosati: «Faccio un lavoro che amo»
«Ho fatto nascere circa 500 bambini in casa. Ogni volta si è creato un legame speciale, unico, sia con loro che con i genitori. Ognuno di questi neonati occupa uno spazio speciale nel mio cuore».
Non ha dubbi Laura Rosati di Zumaglia quando inizia a raccontare del suo lavoro di ostetrica che dal diploma, conseguito nel ’92, porta avanti con rinnovata passione. Anche se, come racconta lei stessa, piano piano sta passando il testimone a due giovani colleghe, Eleonora Picco e Valentina Bovolenta (con lei, prima da sinistra, nella foto).
«Ho fatto nascere circa 500 bambini in casa»
Ha sempre saputo di voler diventare ostetrica e, soprattutto, di voler fare questo “mestiere a domicilio”?
Direi di sì, ho sempre voluto fare questo lavoro. Dopo aver frequentato il liceo scientifico mi sono iscritta a ostetrici. Terminato il ciclo di studi ho iniziato quasi subito a lavorare in ospedale a Cuorgnè. Tuttavia dopo un po’ di anni non ero completamente soddisfatta e, nonostante fossi assunta, ho deciso di licenziarmi per seguire la mia strada, diventando libera professionista.
Una scelta contro tendenza, che le ha dato molte soddisfazioni però.
Assolutamente sì. Come dicevo, il parto in casa crea un legame più profondo tra i futuri genitori e chi aiuta loro in quel bellissimo momento che è la nascita. Io, personalmente, ho una “geografia del territorio”. Tutte le volte che rivedo una casa dove è nato uno dei “miei bambini” con la mente ripercorro quelle ore e rivivo le stesse bellissime emozioni.
Sono molte le mamme che fanno questa scelta?
Diciamo che, nonostante il drastico calo delle nascite, ancore diverse donne decidono di partorire a domicilio. Possono essere al primo parto o avere già dei figli, anche a livello di età possono essere più o meno giovani. Insomma non c’è una “mamma tipo”, sono donne molto diverse fra loro. Il tratto comune, a mio avviso, è la volontà di vivere questo momento nel loro ambiente. Circondati dall’affetto dei proprio cari, in una clima meno “asettico” rispetto a un ospedale. Fondamentale in questo senso l’appoggio dei futuri papà e anche dei fratellini. È bello che anche loro vivano per quanto possibile questo momento.
Tutte le donne possono partorire in casa?
No. Ovviamente deve essere una gravidanza senza complicazioni, a basso rischio, in termini tecnici si dice fisiologica. La regione Piemonte ha un protocollo ben definito e dal 1990 riconosce anche un rimborso economico a chi decide di seguire questa strada. Questa è la premessa fondamentale.
Qual è il percorso che deve seguire una mamma che decide di partorire a domicilio?
Normalmente fissiamo un colloquio informativo entro le prime 32 settimane. A partire dal sesto mese poi stabiliamo degli incontri periodici. Nel frattempo però consigliamo anche di seguire i corsi preparto in ospedale, così da conoscere anche quella realtà nel caso le cose non dovessero andare come programmate. Poco prima del parto fissiamo una visita a casa della futura mamma così da conoscere anche noi l’ambiente. Nei giorni previsti per il parto diamo la nostra reperibilità. Quando la donna entra in travaglio in contemporanea allertiamo anche il 118, in caso di necessità. Insomma ogni passaggio è ben definito e tutto è pronto in caso qualcosa non dovesse andare nel modo corretto. Tutto in massima sicurezza quindi.
Nella sua lunga esperienza è mai successo qualcosa di davvero particolare?
Potrei raccontare un’infinità di aneddoti particolari. L’ultimo in ordine di tempo però ha coinvolto una mia collega. Premetto che noi lavoriamo anche fuori provincia, Canavese, Valsesia, Valle d’Aosta, solo per citare alcuni luoghi. Non ricordo esattamente dove fosse lei, comunque non nel Biellese. Quando è iniziato il travaglio di questa mamma nel paese dove si trovava hanno decretato l’allerta meteo per allegamento. La mia collega stava facendo nascere il bambino mentre la sua macchina stava per essere trascinata via dalle acque. Il parto è andato benissimo, tutto il resto meno.
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