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“Ho dovuto vendere il bar per poter ricostruire la mia casa”

La caffetteria “La Favola” di Cossato ha chiuso i battenti. A parlarne è Pietro Capraro, che ne è stato proprietario per dieci anni

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La caffetteria di piazza Angiono ha chiuso i battenti. “La Favola”, così si chiamava, questa volta non ha un lieto fine.

A parlarne è Pietro Capraro, 47 anni, che ne è stato il proprietario per dieci anni.

Costretto a vendere il bar per ricostruire la casa, scoperchiata dal maltempo un anno fa

«Tutto stava andando bene fino al momento in cui è arrivato il covid maledetto, che ha iniziato a rompere le scatoline, ma più che altro è sopraggiunto un altro grosso disagio – spiega -. Il 24 luglio di un anno fa, un forte temporale con grandine mi ha devastato casa, rendendola inagibile. È da ricostruire. Il vento ci ha portato via il tetto, il nostro e quello dei vicini. Le nostre case sono diventate delle piscine. L’acqua all’interno degli stabili ha raggiunto i cinque, sei centimetri per tre giorni consecutivi. Siamo stati sfrattati e ancora oggi ci troviamo fuori casa».

“Sistemeremo la casa con il denaro ricavato dalla vendita del bar”

Il giorno del disastro era un sabato. La perturbazione aveva interessato tutta la zona da Chiavazza a Vigliano, fino a Cerreto Castello.

«Nei prossimi giorni finalmente inizieremo i lavori di ricostruzione. È comprensibile che, con il disagio del virus prima, della casa dopo e con lo stress che è salito all’ennesima potenza, poiché dall’assicurazione non arrivava il risarcimento, in famiglia abbiamo dovuto prendere una decisione. Abbiamo quindi pensato di vendere il bar e con il denaro che ne abbiamo ricavato, ora sistemiamo casa. In seguito, con un po’ più di serenità, cercherò un altro lavoro».

Pietro non si arrende: “Finché ci sono salute e forza di ripartire, tutto si risolve”

Pietro, forse anche per le sue origini siciliane, è tenace.

«Nel mio modo di vedere bisogna sempre affrontare le situazioni – aggiunge ancora Capraro -. Ho lasciato il mio lavoro con tanto dispiacere, però nella vita a volte bisogna fare delle scelte. Non ci sono alternative, purtroppo. Sono cose che accadono. La mia situazione è complicata, è vero, ma le difficoltà della vita credo che siano ben altre. Finché ci sono la salute e la forza di ripartire, tutto si risolve, anche se talvolta occorre fare uno sforzo, perché nessuno ci regala nulla».

Il nome del bar era stato scelto dai figli

Il nome “La favola” era stato scelto in famiglia, dai suoi figli, che all’epoca erano piccoli. Era il 2012.

«All’inizio, appena rilevata l’attività, è stata davvero dura, perché Cossato è un mercato difficile. Bisogna essere un po’ conosciuti, io invece non lo ero. Quindi è stato un inizio durissimo e per i primi quattro anni ho lavorato da solo, soltanto con l’aiuto di una ragazza nella pausa pranzo. In seguito, la città ha iniziato ad avere fiducia in me e da lì ho avuto l’idea di ampliare l’attività con l’introduzione della gelateria e, come ho detto, ho lavorato davvero bene per altri sei anni, fino all’epilogo».

“Ringrazio tutti i cossatesi che hanno frequentato il bar”

«Ci tengo però a ringraziare i cittadini di Cossato – sottolinea -. Sono loro che hanno fatto della “Favola” un successo, senza la loro frequentazione, non sarebbe mai diventato il locale che è stato. Sono grato anche a tutte le amministrazioni comunali. Mi hanno sempre dimostrato collaborazione, idem vale per il gruppo dei commercianti di “Cossato Shop” e i tanti colleghi. La vita è fatta di salite e di discese, così mi hanno insegnato, e ogni tanto bisogna rimboccarsi di nuovo le maniche».

Anna Arietti
anna.arietti@gmail.com

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