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Ha mostrato a tutti il suo cuore dilaniato dal dolore

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“Siamo i vecchi, quelli che il linguaggio corrente definisce anziani. Vecchi, non solo per l’incalzare dell’età ma per effetto del vuoto che si è creato intorno a noi a causa di malattie del corpo e della mente. Gli amici o sono morti o, presi dai nostri stessi problemi, si rinchiudono nel nostro stesso bozzolo. Partecipiamo a molti funerali per l’ultimo saluto a qualcuno che ci è stato caro, ma anche per osservare quello che sarà il nostro e la sincerità del cordoglio dei partecipanti.”

Il direttore Massimo De Nuzzo ricorda Giuliano Ramella

 

“Siamo i vecchi, quelli che il linguaggio corrente definisce anziani. Vecchi, non solo per l’incalzare dell’età ma per effetto del vuoto che si è creato intorno a noi a causa di malattie del corpo e della mente. Gli amici o sono morti o, presi dai nostri stessi problemi, si rinchiudono nel nostro stesso bozzolo. Partecipiamo a molti funerali per l’ultimo saluto a qualcuno che ci è stato caro, ma anche per osservare quello che sarà il nostro e la sincerità del cordoglio dei partecipanti.”

Scriveva così Giuliano Ramella nel suo ultimo articolo. “Mamma, che pezzo da pelle d’oca… – gli risposi di getto dopo averlo letto -. Un giorno, mi piacerebbe commentarlo con te. M’interrogo anch’io sovente sulla vecchiaia e sulla morte. Con un approccio però diverso”. Non avrò più la possibilità di commentarlo con lui. Gli avrei voluto dire: Giuliano, piantala con questo pessimismo. La vecchiaia e la morte fanno parte della vita. Così come la gioia e il dolore. Giuliano però aveva perso la voglia di vivere. Il suo cuore era morto insieme alla figlia Cecilia, che giovanissima fu vittima della depressione. E quando muore il cuore, muore il corpo.

Imprenditore, uomo di cultura, raffinato scrittore e giornalista. Tutti ricordano così Giuliano Ramella. E questi, in effetti, erano alcuni dei suoi straordinari talenti. Lui però ha mostrato il meglio di sé quando ha raccontato pubblicamente le sue sofferenze.

Suicidio, malattia, solitudine, vecchiaia sono temi di cui non si parla mai. Polvere da nascondere sotto il tappeto. Giuliano, invece, ha preso in mano il suo cuore lacerato e lo ha mostrato al pubblico. Nella speranza che il suo sacrificio, il sacrificio della sua bambina, potessero essere d’aiuto ad altri. L’isolamento nella malattia o nella morte è la punizione più dura che si possa subire. Lui ha tentato di esorcizzare il dolore con la condivisione. Ma non è bastato.

Quella bestia tremenda che si chiama depressione ha assalito e sbranato anche lui. Così Giuliano ha smesso di combattere. E il suo cuore ha smesso di battere.

La bandiera abbandonata sul campo di battaglia ora la raccogliamo noi, che con lui abbiamo condiviso un percorso durato oltre vent’anni. E’ una bandiera che ha i colori dell’arcobaleno. I colori della vita.

 

Massimo De Nuzzo

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