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Gli imprenditori cercano operai ma i giovani disertano la fabbrica

Vietti, UIB: «Le nuove generazioni hanno altre aspirazioni»

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La scorsa settimana un inserto pubblicitario sul nostro giornale, da parte dell’Agenzia di lavoro interinale Adecco, annunciava la ricerca di operai da inserire in un’azienda tessile di livello internazionale con sede a Varallo, Quarona e Borgosesia. L’identikit perfetto di Loro Piana, eccellenza mondiale nella produzione di cachemire. Un tema che vale tanto per la Valsesia quanto per il Biellese, con aziende tessili che hanno grandi richieste di commesse dall’estero ma non abbastanza operai formati da inserire in organico per lavorare davanti a telai meccanizzati di ultima generazione. E così sono tornati gli annunci per nuovi addetti, da inserire con contratti a tempo indeterminato o in percorsi formativi.

La conferma arriva dall’Adecco. L’agenzia infatti ha diffuso il seguente messaggio: «Stiamo assistendo a un momento di crescita del settore tessile che coinvolge tutti i grandi gruppi e le piccole aziende della filiera presenti sul territorio.
Le aziende del Biellese stanno attraversando un momento di grande sviluppo con un’apertura all’investimento, oltre che sui processi e sui prodotti, anche sulle persone, in termini di ricerca e formazione di nuovi talenti che permetteranno di gestire al meglio il passaggio generazionale. Siamo costantemente alla ricerca di giovani che vogliano intraprendere il percorso di operatori tessili specializzati con un’attenzione particolare alle mansioni di filatura, tessitura e confezionamento».

La difficoltà a reperire le persone con le giuste competenze da inserire in azienda era già stata ribadita in occasione dell’assemblea Uib che, la scorsa estate, aveva approfondito proprio questo tema. Allora, il presidente Giovanni Vietti aveva ribadito la necessità di aumentare il potere d’acquisto delle persone intervenendo sulla riduzione del cuneo fiscale perché il lavoro, per le imprese, è un investimento, un costo ma soprattutto un valore da promuovere nei confronti delle nuove generazioni e non solo. «I giovani scelgono la loro carriera e “scegliere” significa “eliminare”: spesso, ciò che eliminano sono le opportunità di lavorare nelle fabbriche, nella manifattura, nell’industria. Tutti termini che hanno un significato importante e positivo, che purtroppo è stato distorto negli anni da forti pregiudizi anti industriali. Dobbiamo riuscire a valorizzarli nuovamente, raccontando la nostra realtà manifatturiera: un tessuto fatto di eccellenze, piccole e grandi».
La necessità di aumentare il potere d’acquisto delle persone è sottolineata anche da Giancarlo Ormezzano, vice presidente Uib con delega a Relazioni Industriali e Sviluppo del welfare aziendale: «Oggi più che mai è necessaria un’azione incisiva per tutelare il potere di acquisto dei lavoratori. Da tempo Confindustria sta portando avanti un’azione per ridurre il cuneo fiscale, misura necessaria per fronteggiare una congiuntura complessa, in cui va valutata con attenzione anche la sostenibilità sociale. Intanto, grazie al welfare possiamo offrire di più ai nostri addetti che dispongono di maggiori risorse, per esempio, per sostenere le spese scolastiche dei figli, per pagare le bollette o per fare la spesa. Il welfare, quindi, è un modo per valorizzare ulteriormente le persone che lavorano per noi e per cercare di rendere più attrattive le nostre aziende».
A ribadire l’importanza dell’attrattività delle imprese è Francesco Ferraris, vice presidente Uib con delega all’Education, che aggiunge: «Le persone sono la chiave dello sviluppo di ogni impresa perché le competenze di chi opera in azienda fanno la differenza in ogni tipo di attività e ogni settore. Riuscire a valorizzarle è importante non solo per la crescita delle imprese, ma anche per l’attrattività delle nostre aziende nei confronti delle persone che sono in cerca di occupazione, delle famiglie e delle giovani generazioni. In particolare, come UIB stiamo investendo da tempo in iniziative che valorizzano il dialogo fra mondo dell’impresa e mondo della scuola, mettendo al centro i ragazzi: il nostro obiettivo è diffondere i valori della cultura di impresa e accendere la passione nei ragazzi nei confronti della manifattura perché è dalla loro scelta per il futuro che dipenderà lo sviluppo dell’industria e del territorio».

Foto d’archivio

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4 Commenti

1 Commento

  1. Enrico Gariazzo

    13 Novembre 2022 at 23:10

    Non sono piu tanto giovane e non mi considerano neanche. Nel caso abito a Mongrando. a Varallo andateci voi.

  2. Gisele

    14 Novembre 2022 at 14:57

    Non è vero.Ci sono giovani che mandano centinaia di curriculum su internet oppure che li portano alle agenzie e non vengono presi in considerazione.
    Non si può giudicare una persona soltanto da un curriculum senza fare un colloquio. Se viene fatto un colloquio il più delle volte la persona non riceve risposta e questo la scoraggia. Bisogna anche dire che nella maggioranza dei casi viene richiesta un’esperienza pregressa che un giovane può non avere trattandosi del suo primo lavoro.Manca la volontà di formare le persone.

  3. Veppi

    14 Novembre 2022 at 17:29

    il riassunto sta tutto negli stipendi. bisogna fare un esempio; preferisci andare a lavorare al supermercato a 1200 al mese o spaccarti la schiena in fabbrica per 1100?

  4. Pingback: I sindacati: «E’ vero che c’è la carenza di operai ma il problema è causato da salari e contratti»

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