Attualità
Giovani perduti in un vortice di nulla
Pausa caffè: I “figli della pandemia” sono tristi e insicuri, chiediamoci perché
BIELLA – I giovani non hanno mai avuto tanti beni materiali come in questi anni, eppure sono infelici.
E’ sufficiente sfogliare le pagine di qualche giornale per scoprire che uno studio dell’Università Cattolica di Milano ha individuato, con un’indagine apposita, che i ragazzi definiti “figli” della pandemia sono tristi ed insicuri, salvo poi prendere comunque atto che anche prima delle restrizioni da Covid, soprattutto a causa delle crisi economica, le menti dei giovani erano offuscate da ansie legate al lavoro, alla famiglia ed alle relazioni sociali. Come se non bastasse, alcuni di loro sono vittime di bullismo e cyberbullismo, tanto che la Regione Piemonte ha deciso di stanziare risorse destinate alla formazione di docenti che dovranno individuare e possibilmente prevenire simili azioni. Sia chiaro, i disagiati non sono solo le vittime, ma anche coloro che si rendono protagonisti di atti di bullismo, rivelando talvolta inquietanti propensioni verso atteggiamenti apertamente malavitosi.
Poi ci sono i cosiddetti “hikikomori” (non c’è niente da fare, non ce la facciamo ad usare definizioni appropriate attingendo dal nostro italico vocabolario) che sono quei giovani che se ne stanno rintanati in casa, dedicando buona parte, se non tutto il loro tempo alla dimensione virtuale (cioè stanno tutto il giorno appiccicati ai computer o ai telefonini).
Anche in questo caso si stanno mettendo a punto programmi ed interventi per far si che questi adolescenti escano al più presto da uno stato di autoemarginaziona sociale, con tutti i rischi psicologici che la loro condizione comporta. Insomma, si stanno mettendo in campo studi infiniti e risorse imponenti per porre rimedio ad un vuoto immateriale che non potrà essere colmato né con la ricerca né con il denaro: quello dell’assenza di valori.
E’ inutile ora tirare in ballo il solito esempio del campetto dell’oratorio e del pallone fatto di cenci con il quale un tempo ci divertivamo per pomeriggi interi. Sono cambiati i tempi e le persone. Ma la speranza, le certezze e la fede sono valori inalienabili senza i quali non vi sono le ambizioni, i progetti, le amicizie e lo spirito di solidarietà. E questi valori sono stati, uno ad uno, abbattuti da un sistema che ha proiettato quale unico obiettivo quello di “avere”, traducendo poi il possesso in una sorta di diritto, che ha alimentato aridità d’animo e solitudine.
Il discorso sarebbe lungo e complesso ed io non sono un sociologo, né me la sento di indicare colpevoli ed innocenti.
Ma è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono guardare l’emergenza sociale del disagio giovanile. E non credo basteranno qualche corso di formazione e qualche investimento per provare a ritrovare ciò che soltanto una concreta e sincera consapevolezza della popolazione adulta potrà tentare di restituire. Ammesso che gli adulti quei valori sappiano ancora metterli in gioco.
Giorgio Pezzana
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