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Gianfranco Pasquino a distanza di pochi mesi è tornato a Guardabosone

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Il Professor Gianfranco Pasquino, a distanza di pochi mesi è tornato a Guardabosone: “Qui mi avete trattato bene, c’è un bel pubblico, è un luogo gradevole: quindi sono ritornato”. Il Professor Roberto Travostino ha brevemente presentato il nuovo volume: “Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane” pubblicato dalla casa editrice Treccani in occasione dei cent’anni della marcia su Roma.

Pasquino, che fa parte del Consiglio Scientifico della Treccani, ne è l’ispiratore, oltre che autore dell’introduzione e del saggio di chiusura, mentre i venti saggi sono stati affidati a studiosi: “Che abbiano approfondito l’argomento, ma soprattutto che scrivano bene, perché la leggibilità è estremanente importante”.

Il Sindaco di Guardabosone, Nicole Bosco, ha ringraziato l’illustre relatore, che è tornato a parlare di cultura: “Il nostro modo di stare al mondo”. Alessandro Orsi, storico, autore di: Crevacuore un paese in guerra, del quale prossimamente sarà presentata la terza edizione ampliata, ha sottolineato come la microstoria di quel paese ripercorra la macrostoria che emerge dal volume curato dal Professor Pasquino: “La nascita del fascismo nel nostro territorio portò in valle una variante: la violenza, che non aveva mai caratterizzato le rivendicazioni operaie del periodo precedente. Quel filo si dipana per decenni culminando nell’uccisione del Sindaco di Crevacuore, avvenuta nel 1956”.

Pasquino ha esordito spiegando che è bello discutere della storia d’Italia e del fascismo: “Una delle poche cose originali proiettate sulla scena mondiale” e, citando Gobetti, che affermò che il fascismo è stato l’autobiografia di una nazione, ha spiegato che: “Tutti i problemi irrisolti del nuovo stato italiano culminarono nel fascismo: il potere fu conquistato e mantenuto con la forza, imposto dal coagularsi degli interessi della piccola borghesia, che temeva l’avvento di una rivoluzione sul modello di quella bolscevica e dei proprietari terrieri, che perpetuavano una cultura tradizionale sintetizzata nella triade: Dio, patria e famiglia”. Pasquino, a differenza di altri storici, sostiene che il fascismo non fu mai totalitario, perché si limitò ad acquisire il potere politico, ma non riuscì mai a dominare il potere economico, in quanto gli industriali mantennero la loro autonomia operativa e divennero fascisti per conformismo e utilitarismo, né quello religioso, infatti la Chiesa continuò a controllare quelle che oggi definiremmo “strutture di welfare”, ma appoggiò il fascismo in maniera opportunistica, per evitare mali peggiori: il vero nemico in quel momento era il comunismo.

Dopo il crollo del fascismo riemersero la classe dei cattolici e quella degli industriali, che affiancarono i resistenti nel difficile, ma reale processo di costruzione della democrazia. Per Mussolini entrare in guerra fu un errore strategico: Franco e Salazar non lo fecero e sopravvissero alla guerra stessa, ma Mussolini aveva bisogno di successi. La resistenza al fascismo nel volume è stata ampiamente trattata da una brillante studiosa romana, Simona Colarizi, che accenna proprio a quell’antifascismo minoritario, ma assai importante, attivo dal 1919 al 1943, al quale si affiancava una larga fascia di indifferenza e di opportunismo.

Pasquino ha puntualizzato che una parte d’Italia non venne investita dalla Resistenza e che le motivazioni che indussero all’adesione furono molto diversificate: “Per capire meglio la Resistenza e i resistenti può essere utile rileggere i romanzi di Fenoglio. Per comprendere cosa fu il fascismo suggerirei la visione del film di Scola: Una giornata particolare, con la Loren e Mastroianni.”.
Parlando della Riforma Gentile nella scuola, sollecitato dal Sindaco Nicole Bosco, Pasquino ha ricordato che i Littoriali furono palestre di antifascismo, citando anche il ruolo delle maestre nella scuola elementare: “Mia nonna, nata a Sale nell’alessandrino, andò a insegnare a Gioia Tauro e certo non fu facile”.

All’intervento di Pasquino sono seguite molte domande, per spiegare e chiarire alcuni punti. Per almeno vent’anni la storia del fascismo non è stata studiata né raccontata: a scuola si arrivavava solo fino alla prima guerra mondiale. Stanley George Payne, storico americano della Spagna moderna e del fascismo europeo presso l’Università del Wisconsin-Madison, sosteneva che il fascismo potrà rinascere, ci sono tendenze e anche tentazioni, ma il fascismo che vedremo non sarà quello che abbiamo conosciuto, e soprattutto oggi esiste l’Unione Europea, che con i suoi ventisette membri non tollererà la ricomparsa del fascismo.

Sollecitato a chiarire le differenze tra popolo e populismo Pasquino ha sottolineato che il populismo nasce quando i partiti si indeboliscono e il “populismo in doppio petto” non è meno pericoloso: “L’antipolitica è gravissima, è parte della strada che conduce al fascismo”. Alla richiesta di sciogliere organizzazioni come Casa Pound, che si ispirano dichiaratamente al fascismo, Pasquino, pur ricordando come la Costituzione vieti espressamente la ricostituzione del partito fascista, si è espresso a favore di interventi per punire le illegalità: “Queste forze vanno sconfitte politicamente, non per via giudiziaria: oggi il vero pericolo è il galleggiamento che porterebbe ad una retrocessione culturale del paese”.
Nell’incontro è stata molto apprezzata la lucidità di analisi, la cultura e soprattutto la capacità dell’ospite di stare nelle “pieghe” dei discorsi. Il 17 dicembre, nel salone parrocchiale sarà presentato il volume su Crevacuore di Alessandro Orsi e quindi il discorso sul fascismo verrà ripreso a livello di territorio.

La serata si è conclusa con un incontro conviviale nella sede degli Alpini di Guardabosone, messa a disposizione dal Capo Gruppo Dorino Locca: cuoco d’eccezione lo chef Giancarlo Cometto.

Piera Mazzone

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