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«Fermare la caccia è un grave danno»

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Il presidente dell’ATC-CABI1, Guido Della Rovere ha inviato una lettera al presidente della Regione, Alberto Cirio, e all’assessore competente contro la chiusura della caccia come previsto dall’ultima normativa Covid.
«La richiesta proveniente dall’intero mondo venatorio piemontese di mantenere l’attività venatoria aperta – si legge nella lettera – non è un semplice sfizio, ma è una indispensabile necessità per tutto il territorio. Durante gli ultimi mesi di attività venatoria abbiamo potuto toccare con mano l’aumento smisurato di cinghiali dovuto, in buona parte, al lockdown primaverile. Una sospensione di 15 giorni della caccia, oggi, andrebbe a creare nuovamente una crescita smisurata dell’intera popolazione. Un concetto facilmente estendibile agli altri ungulati. La caccia di selezione sta dando degli ottimi risultati, soprattutto nelle zone pianeggianti, dove comunque abbiamo dovuto cominciare a pagare parecchi danni alle colture causati da caprioli e cervi, oltre che naturalmente i cinghiali. Tuttavia non è solo una questione di danni. O di costi. Abbiamo il dovere di pensare alla sicurezza, ricordandoci che sono tantissimi gli animali che vengono raccolti sulle strade, morti a causa di incidenti in alcuni casi anche responsabili di vittime ignare come recentemente avvenuto addirittura sull’autostrada Genova-Gravellona Toce, nei pressi di Novara».
«A tal proposito – continua Dellarovere – può giovare ricordare che nel corso del passato anno, nella piccola provincia di Biella sono stati recuperati dalla protezione civile circa 800 animali. Sono convinto che l’attività venatoria non sia da interpretare solo come un divertimento, come un’attività sportiva, e pertanto giudicata, ma come un servizio che i cacciatori svolgono per la comunità. Un servizio che oltretutto sta diventando indispensabile. Sospendere in questo momento la caccia creerebbe una reazione a catena che porterebbe a una crescita a dismisura di animali. Non per ultimo una situazione che porterebbe ancora di più gli agricoltori a sostenere che i cacciatori non vogliono risolvere il problema della crescita smisurata della popolazione di ungulati quando non è così: stiamo lavorando, e molto attentamente, anche con le istituzioni, con la Provincia di Biella, proprio per portare avanti al meglio, oltre all’attività venatoria programmata, anche la caccia di contenimento che non è attività venatoria ma è comunque un’attività puntuale e precisa sul territorio e che produce ottimi risultati».
«Voglio infine ricordare – è la conclusione – che comunque, dall’inizio della stagione, cacciamo con i dispositivi di protezione e all’aria aperta. E sicuramente nessuno di noi va a caccia a braccetto: rispettiamo tutte le misure di base per evitare il proliferare del contagio. Per tutte queste ragioni chiedo che in qualche modo riusciate a mantenere aperta l’attività venatoria come servizio per tutti: per il territorio, per l’agricoltura e anche per l’incolumità della collettività».

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