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Emergenza Freddo: 36 persone hanno trovato un tetto sotto il quale dormire

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Il progetto Emergenza Freddo funziona a pieno regime in questo gelido inizio di gennaio.

Sono 36 le persone che dal 15 dicembre scorso e fino al 15 marzo venturo hanno potuto e potranno ancora godere di un pasto caldo e di un tetto sotto il quale dormire.

Il progetto Emergenza Freddo funziona a pieno regime in questo gelido inizio di gennaio.

Sono trentasei le persone che dal 15 dicembre scorso e fino al 15 marzo venturo hanno potuto e potranno ancora godere di un pasto caldo e di un tetto sotto il quale dormire. «I venti posti letto messi a disposizione dall’Istituto Bettetti Bona nell’ala dell’ex pensionato uomini si sono esauriti ancor prima dell’avvio del progetto – spiega l’operatore Ilario Di Leo dal punto di accesso all’accoglienza di Via Novara, proprio di fianco alla Mensa – Chi si è messo in lista di attesa ha la precedenza e presentandosi la sera entro l’orario di chiusura avrà diritto all’ospitalità».

La fila delle persone che hanno chiesto un appoggio è però ben più lunga, per questo parte di loro vengono ospitate per l’inverno nel Centro di pronta e prima accoglienza “Ernesto Borri” in Vicolo del Ricovero: qui i posti letto a disposizione sono 20 più 5 riservati alle donne (da dicembre dislocate in una seconda sede in Via Rosselli) e i residenti nei comuni consorziati Iris e Cissabo hanno diritto di precedenza.

Undici dei venti ospitati al Bona sono ragazzi che hanno fatto richiesta di asilo qui a Biella, provenienti soprattutto dal Medio Oriente. «Si tratta di profughi arrivati sfuggendo ai controlli provenienti da Paesi in guerra come Afghanistan, Iran, Pakistan, Iraq – spiega Daniele Albanese, che si occupa della problematica in Caritas – A differenza di quelli che arrivano tramite Mare Nostrum, questi ragazzi non vengono destinati dalla Prefettura alle strutture gestite da cooperative, ma rimangono in attesa di essere inseriti all’interno del progetto Sprar (Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) che a Biella garantisce 21 posti, al momento tutti occupati. La Prefettura ha per intanto segnalato la loro richiesta di asilo, e in attesa che vengano inseriti nel database nazionale e possano trovare sistemazione ha fatto richiesta per loro ad Emergenza Freddo, trovando dei posti disponibili ad accoglierli».

E’ il terzo anno che il progetto Emergenza Freddo viene attuato, garantendo una prima accoglienza (pasti, doccia, lavaggio indumenti – questo solo al più attrezzato Centro Borri – e letto su cui dormire) per un tempo più lungo rispetto a quello concesso durante il resto dell’anno e ad un numero di persone superiore, proprio per far fronte alle temperature più ostili. Escluso il periodo invernale, e fatta eccezione per la particolare situazione dei profughi attualmente ospitati, i cittadini italiani o stranieri, extracomunitari o comunitari, andati incontro a una perdita transitoria dell’abitazione e delle risorse economiche, vengono ospitati al centro per un tempo massimo che varia dai 30 giorni per i non residenti a 60 giorni per i residenti.

Durante Emergenza Freddo invece il periodo viene prolungato per tutta la durata del progetto e ai 20 posti del Centro Borri si aggiungono quelli messi a disposizione dal Bona.

«È peggiorata la situazione generale sul fronte povertà, ma è migliorata la situazione dell’accoglienza – aggiunge Albanese – Siamo riusciti a garantire maggiori posti in pronta accoglienza, l’offerta è stata ampliata anche per coloro che vogliano intraprendere percorsi di reinserimento sociale, e la dislocazione del dormitorio femminile in una sede diversa da quello maschile ha reso le cose molto più funzionali».

Gaia Quaglio

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