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“E’ scandaloso che i servizi sociali richiedano alle famiglie delle persone con disabilità soldi non dovuti”

L’intervento della presidente di Anffas Biellese, Maria Teresa Rizza

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“Ci ha lasciati esterrefatti leggere, in una recente intervista giornalistica, l’espressione “emergenza” da parte del presidente del Coordinamento regionale dei Consorzi socio assistenziali. Da anni infatti le associazioni di tutela dei diritti delle persone con disabilità (tra cui Anffas) stanno chiedendo ai Consorzi e ai Comuni di applicare la legge sull’Isee. Per chi come noi segue la vicenda da lungo tempo, queste parole non possono che farci sorridere…”. Parola della presidente di Anffas Biellese, Maria Teresa Rizza.

Sulla vicenda, la numero uno dell’associazione aggiunge: “A Torino è stato fatto un ricorso al Tar. L’assessore Marrone è corso ai ripari emettendo una delibera nei cui titolo sta scritto: “Annullamento parziale in autotutela della D.G.R. n. 23 – 6180”, ovvero l’assessore interviene prima che il Tar gli imponga di intervenire. Cosa c’è in gioco ? Due cose, la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento. Da anni i Consorzi e i Comuni stanno chiedendo alle persone con disabilità di utilizzare questi due istituti per pagare le rette delle strutture in cui sono costrette a vivere. Un fatto che risulta inapplicabile alla luce dei principi sanciti dal Consiglio di Stato, il quale ha chiarito che la disciplina in materia di Isee costituisce “l’indefettibile” strumento di calcolo della capacità contributiva dei privati in conformità alle prescrizioni delle indicate norme costituzionali e dei trattati internazionali sottoscritti dall’Italia per la tutela delle persone con disabilità gravi. E che pertanto deve scandire le condizioni e la proporzione di accesso alle prestazioni agevolate al fine di garantire, in particolare, il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale e sanitaria ad ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere”.

“Se c’è qualcosa di scandaloso è il fatto che, i servizi sociali, che sono enti pubblici, richiedano alle famiglie delle persone con disabilità delle contribuzioni non dovute – conclude Rizza -. Creando così discriminazioni tra cittadini abitanti in territori diversi. Altrettanto scandaloso è che ci si mettano ben dieci anni a recepire i contenuti di una legge dello Stato. Peccato che, quando un cavillo normativo è a sfavore del cittadino, venga applicato immediatamente”.

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