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Dormitorio, va in pensione lo storico operatore notturno

Salvatore Azzarello

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«Quando in un dormitorio pubblico ci sono venti posti letto e alla porta bussa il doppio delle persone, è facile intuire i problemi che nascono per chi ci lavora dentro». Parola di Salvatore Azzarello, in pensione da tre giorni, dopo quasi vent’anni da operatore notturno nella struttura comunale di Piazza Del Monte, in Riva, con la cooperativa “Maria Cecilia”.

«Negli anni il mio lavoro è cambiato e di molto – spiega l’uomo, 62 anni, conosciutissimo in tutto il Biellese anche per la sua lunga attività di Maestro di Judo -. Una volta gli utenti erano prevalentemente italiani residenti della zona, con problemi cronici di droga o di alcol. Ci si conosceva tutti. Ora il fenomeno migratorio ha cambiato le dinamiche dell’accoglienza, con persone spesso giovani e appunto provenienti da Paesi molto lontani. Penso al caso di molti utenti di origini pakistane. Essere un operatore notturno significa essere la faccia, le braccia e il corpo di una rete sociale che a Biella è un’eccellenza. Ma questo non toglie che i problemi ci siano e pure tanti. Perché i posti spesso non coprono le richieste, con le tensioni che è facile immaginare tra persone che hanno fame, freddo e lottano per sopravvivere giorno e notte. In ogni caso abbiamo sempre dato, in qualche modo, conforto anche a chi non aveva un posto letto».

E ancora: «La convivenza pacifica tra persone che hanno vissuti diversi non è mai scontata. Negli anni i momenti di tensione e di difficoltà non sono mancati. Però me la sono sempre cavata perché avevo chiaro il mio compito: aiutare tutti, facendo rispettare le poche ma chiare regole della struttura. Paura? Non so… Non voglio parlare dei problemi, anche se è facile immaginare che un operatore notturno di un dormitorio pubblico debba sapere gestire criticità e tensioni tra uomini disperati. Certo, sono stato minacciato e aggredito. Acqua passata. Non serbo rancore».

Azzarello è il contrario del guerriero tutto muscoli e azione. Anzi. E’ un mix di buonsenso e di saggezza zen. «Agli ospiti ho sempre chiesto, sommessamente, perché venite qui? – racconta -. E quasi tutti mi hanno sempre detto: ho la mia dignità! Facevo la stessa domanda ad altre persone che non venivano da noi per dormire o mangiare, pur avendo problemi abitativi e di sopravvivenza. Risposta? Ho la mia dignità… Da far riflettere. Al di là di ciò, il mio lavoro consisteva nell’accogliere le persone la sera, fornendo loro quanto previsto: cibo, coperte, vestiti. E rimanere in servizio fino alla mattina dopo. Di notte uomini silenziosi e schivi, parlano… Si aprono e raccontano. Nella nostra struttura ci sono posti per 16 uomini e per 4 donne. Locali, cibo e tutto il resto sono di ottimo livello. Rispetto ad altre realtà diamo materiale e cibo di buona qualità. In giro, e penso alle grandi città, le situazioni sono non così rosee. Il dormitorio comunque è un pezzo della rete del territorio, che opera e lavora insieme alla Mensa del pane quotidiano e altri servizi».

«Sono troppo giovane per andare a guardare i cantieri stradali – scherza Azzarello -. Ho tanti bambini in palestra da aiutare a crescere e coltivo diversi hobby, tra cui la lavorazione del legno e della ceramica giapponese. Del mio lavoro porterò sempre nel cuore la dignità di uomini cui la vita ha tolto tutto, eppure capaci di camminare a testa alta. Ho imparato a non giudicare e ad apprezzare l’umanità di tutti. Mi considero fortunato, ho fatto un lavoro che amavo».

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