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Don Vittorino, un prete instancabile

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Con quel suo maglione da prete operaio anni ’70, a proprio agio più al capezzale di un ammalato che in visita a un Cardinale, don Vittorino Pasquin sorveglia le sue pecorelle a tempo pieno ma, soprattutto, non perde di vista i problemi della comunità che lo circonda.

Non è alto, non più giovane; si muove come un furetto nei boschi tra il Vandorno e l’Oremo. Un territorio che percorre in lungo e in largo per assicurare ai suoi membri i sacramenti e le funzioni religiose che la Chiesa Cattolica custodisce e offre ai suoi fedeli.

Con quel suo maglione da prete operaio anni ’70, a proprio agio più al capezzale di un ammalato che in visita a un Cardinale, don Vittorino sorveglia le sue pecorelle a tempo pieno ma, soprattutto, non perde di vista i problemi della comunità che lo circonda.

Guarda in modo schivo la Bibbia e altri libri religiosi sul tavolo del suo interlocutore; con un senso di deferenza e con l’umiltà di chi sa che si parla di cose tanto più grandi di lui.

Ma la sua mente é già altrove.

Sta pensando se l’asilo del Vandorno, da lui così fortemente sostenuto, assicurerà anche domani i servizi, di qualità, per i quali é nato; camminerà con le sue gambe senza debiti, né morali né economici; sarà sempre apprezzato dai genitori che affidano i loro bambini alla struttura.

Si domanda se ha fatto abbastanza per quella famiglia in difficoltà che gli ha chiesto aiuto tempo prima; si chiede se i “suoi” giovani stiano crescendo bene, insieme, nell’ambito di una cultura della solidarietà e un’etica cristiana; se i “suoi” anziani non siano troppo soli, nell’ultima parte del percorso della loro vita.

Per questo, non appena ne ha il tempo, tesse le sue tele fatte di relazioni finalizzate a concretizzare progetti utili per la comunità. Senza disdegnare attenzione al decoro delle sue chiese.

La gente lo ricompensa, con la stima, la fiducia e anche, in questi tempi dominati dall’agnosticismo, con la presenza in chiesa: una testimonianza, ancor prima, di fede nell’uomo.

«Certo, fisicamente sono un po’ stanco – dice don Vittorino – gli anni passano anche per me».

Chissá se Papa Francesco, uno di questi giorni, gli telefonerà.

Paolo Mander


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