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«Danzare sul palco è la mia vita, sono me stesso»

Davide Galuppi balla per professione ed è appena tornato da una tournée negli Usa

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danza sul palco è la mia vita

«Danzare sul palco è la mia vita, sono me stesso». È appena tornato da una tournée negli Stati Uniti Davide Galuppi, 24 anni, ballerino professionista. La sua famiglia risiede a Cossato, ma lui ormai ha spiccato il volo. Vive a Roma, esattamente nella vicina Ladispoli.

«Danzare sul palco è la mia vita, sono me stesso»

«Abbiamo presentato, con “Mandala Dance company” di cui faccio parte, lo spettacolo “Insieme”, un progetto realizzato con altre compagnie italiane e americane a Jefferson e a New York – spiega -. Abbiamo danzato al Central Park e nella Broadway, la via principale, portando la danza in luoghi non convenzionali, non a teatro, ma all’aperto. Prossima meta sarà la Spagna, con due produzioni, “Insieme” e “Crossover”. Saremo poi in Polonia e in Italia, in Sicilia e nel Lazio. A ottobre arriveremo a Vigliano Biellese con un nuovo spettacolo, “Estens”, tutto da creare».

Davide, puoi dire di esserti realizzato?

«Dire di sì. Non è assolutamente per vantarmi, non sono il tipo, però essermi diplomato a luglio e aver iniziato a lavorare già a settembre è tanto. Ho messo del mio, ma un grazie lo devo ai miei genitori che mi hanno supportato in tutto e ai direttori dell’Accademia “ArteMente”, che hanno creduto in me, con cui studiavo e lavoravo come stagista. Sono stato in Scozia. Ho fatto parte di una produzione che si chiama “Sehnsucht”. Sempre danza contemporanea».

Brevemente, qual è stato il tuo percorso?

«Nel 2008 ho lasciato la carriere di nuotatore per l’arte della danza. Ho studiato per una decina di anni danze caraibiche. Il mio insegnante era Nino Del Vecchio, che trovo giusto e doveroso ricordare. È mancato nel 2015, due giorni dopo il mio compleanno. Per me è stato un periodo buio. Era il mio maestro, ma anche un amico, quasi come se io fossi un figlio. Questa affermazione me la disse pochi giorni prima della disgrazia. Dopo il suo addio, ho danzato per un paio di anni con sua sorella. Intanto mi ero avvicinato alle danze accademiche con l’insegnante Barbara Tosseghini, che mi aveva chiamato perché a un’allieva occorreva fare un passo a due di danza contemporanea. Si era così aperta la strada a un nuovo genere. Con lei, ho conosciuto l’accademia “Mas” di Milano, che ho frequentato per tre anni, studiando danza classica contemporanea, moderna e hip hop. Nel 2021 a ottobre mi sono diplomato. Nel periodo covid, pur se complesso, ho fatto un’audizione per la compagnia “Lost Movement”, i cui direttori, Christian Consalvo e Nicolò Abbattista, gestiscono un centro di alta formazione e mi hanno permesso di proseguire con una borsa di studio. Mi sono diplomato a luglio 2023. Nell’ultimo periodo intanto avevo fatto un’audizione per la compagnia “Mandala Dance company”, diretta da Paola Sorressa, che mi ha dato la possibilità di completare il percorso “Matrix”, offrendomi poi un lavoro. Oggi sono danzatore stabile della compagnia, che si trova appunto a Ladispoli, e che quest’anno festeggia 15 anni di attività».

Davide, hai avuto opportunità di danzare con altri professionisti celebri?

«Mi sono interfacciato con molti danzatori e stili di danza. Con “ArteMente”, ho lavorato per tre giorni all’Arena di Verona per la Rai alla trasmissione “Arena Suzuki ’60 ’70 ’80 ’90 e 2000”, condotta da Amadeus. Facevo parte del corpo di ballo e ho danzato accanto a Lorella Cuccarini e altri cantanti. È stata una bella esperienza, diversa dal mio lavoro effettivo. Danzare sul palco dell’Arena è stato forte, magico. Vorrei però che si ponesse attenzione sul fatto che siamo danzatori professionisti, invece spesso ancora ci domandano: “Nella vita che lavoro fai?”. Ci svegliamo presto al mattino, facciamo attività fisica, proviamo gli spettacoli per ore. Dobbiamo capire quali sono gli accenti musicali della coreografia senza mai calare l’attenzione, anche per non farci male. E per tutto questo siamo pagati. È un lavoro. Esiste. Ci tengo ancora a ringraziare i miei genitori e gli insegnanti, che mi hanno dato l’opportunità di arrivare dove sono, punto di partenza per la mia carriera, spero. Invito anche la gente ad andare a teatro e sostenere l’arte».
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