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Da Biella parte la «Rivoluzione Rosa»

La proposta dell’assessore Caucino: «Incentivi per chi assume più donne. Una scelta vincente sia per tutelare la parità di genere, ma anche per aumentare la competitività delle imprese. Stanziati, per ora, due milioni di euro».

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BIELLA – La proposta dell’esponente della giunta regionale: «Incentivi per chi assume più donne. Una scelta vincente sia per tutelare la parità di genere, ma anche per aumentare la competitività delle imprese. Stanziati, per ora, due milioni di euro».

Implementare una «certificazione di genere» che renda riconoscibili e premi le aziende con un determinato numero di donne dipendenti e in ruoli apicali. E’ questo l’obiettivo dell’assessore alle Pari Opportunità, Chiara Caucino, che ha presentato in anteprima proprio nella sua città, Biella, insieme all’Unione Industriale Biellese e all’avvocato romano Andrea Catizione, da sempre attiva nel tutelare i diritti delle donne e per garantire la parità di genere, l’istituzione di un fondo dedicato a questa iniziativa.

Nel convegno – al quale ha partecipato un nutrito gruppo di imprenditori della UIB – il tema è stato presentato non come una mera questione di «quote», ma come un azione per valorizzare e investire sul patrimonio umano e professionale, creando così una cultura dell’inclusività nelle imprese e – più in generale – nella società.

«Come Regione siamo pronti – ha spiegato Caucino – a investire su questo progetto. Le aziende che avranno al loro interno più donne (da non confondersi con un’altro grande aspetto, quello delle cosiddette “imprese in rosa“ create e gestite da donne) potranno richiedere una certificazione di parità di genere che le renderà più competitive sui mercati, in quanto e dimostrato che la presenza femminile è in grado di apportare un approccio differente, un valore aggiunto che poi esprime i suoi frutti nei risultati imprenditoriali. Sono orgogliosa che questa iniziativa sia stata lanciata proprio a Biella, la mia città, una città in cui le Pmi hanno fatto, e continueranno a fare, la storia del nostro territorio».

Secondo gli ultimi dati a disposizione il sistema imprenditoriale biellese ha registrato nel secondo trimestre del 2021 una crescita: il saldo anagrafico delle imprese biellesi è pari, infatti, a +93 unità a fronte delle 208 nuove iscrizioni e 115 cessazioni. Il bilancio tra le imprese iscritte e le imprese cessate si traduce, pertanto, in un tasso positivo, pari a +0,54%. I settori che mostrano i dati più incoraggianti, seppure a fronte di numeri assoluti bassi, sono quelli interessati dalle riaperture delle attività dopo il lockdown, come il turismo, che ha registrato un aumento del +1% seguito dal commercio (+0,63%). Lo stock di imprese registrate al 30 giugno 2021 ammonta complessivamente a 17.365 unità.

Per quanto riguarda le imprese artigiane, nel corso del secondo trimestre dello scorso anno si rilevavano 69 iscrizioni e 46 cessazioni (non si registrano cancellazioni d’ufficio), portando il numero di imprese registrate al 30 giugno 2021 a 4.933 unità, contro le 4.910 al 31 marzo 2021, con un tasso di variazione pari al +0,5%, lievemente inferiore alle medie piemontese e nazionale, pari rispettivamente a +0,8% e +0,6%.

«Dati incoraggianti, che però riguardano “un altro mondo” quello post pandemia, ma pre guerra, che non tiene ovviamente conto dei rincari dei costi energetici. Siamo certi, però, che anche in questo caso il Biellese saprà reagire, anche grazie all’aiuto delle istituzioni, e dimostrare al mondo la qualità della sua classe imprenditoriale», conclude Caucino ringraziando l’UIB per aver ospitato e contribuito all’organizzazione dell’evento.

Per quanto riguarda invece le imprese in rosa in provincia di Biella il totale delle imprese femminili registrate al 31 dicembre 2021 era di 3.529 unità, il 20,8% del totale provinciale. Quasi una su cinque.

Conclude Giancarlo Ormezzano, vice presidente Unione Industriale Biellese con delega al Welfare e Relazioni Industriali: «L’uguaglianza di genere non è solamente un diritto umano fondamentale, ma anche un pilastro di una crescita economica sostenibile. Una maggiore partecipazione delle donne alla vita lavorativa e sociale è un formidabile motore per promuovere la crescita economica, per affrontare le disuguaglianze e la profonda crisi demografica in corso». «In questo senso – prosegue Ormezzano – le iniziative volte ad aumentare l’occupazione femminile aiuterebbero a guardare con più ottimismo all’impatto della demografia sul mercato del lavoro. Credo infatti che per sopravvivere allo tsunami demografico, si debba investire in istruzione, innovazione e lavoro, puntando proprio sui (pochi) giovani e sulle donne».

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