Attualità
Crisi idrica, l’inchiesta di Simone Ippolito “Servono interventi mirati, il Biellese non può aspettare”
Il lago di Viverone si è ritirato vistosamente e lo sfruttamento del suono ha raggiunto livelli insostenibili
Agire in fretta muovendosi in maniera intelligente. Un’inchiesta attuale, articolata e ricca di significato quella portata alla luce da Simone Ippolito (responsabile dell’OMA, osservatorio meteosismico di Tronzano Vercellese) per quanto riguarda la crisi idrica che sta colpendo l’Italia, e più nel dettaglio la zona nord ovest del Piemonte. Il video integrale è presente su Youtube: un viaggio tra i luoghi del Biellese dove questo fenomeno sta creando gli effetti più drastici. Il lavoro di Simone, caratterizzato da riprese video d’impatto e dalla stessa testimonianza dell’autore, parte dalle rive del lago di Viverone e dal mutamento di queste zone.
Il lago di Viverone si è abbassato di circa 120 centimetri negli ultimi mesi
“Ci troviamo di fronte ad un lago di origine morenica, di formazione naturale, che sta subendo conseguenze sempre più decise; il motivo è la siccità incalzante che ha colpito le zone del Biellese, il tutto derivato dall’invasione dell’alta pressione nord africana degli ultimi anni. –spiega Ippolito- Il lago di Viverone raggiunge una profondità di circa 55-60 metri, secondo gli ultimi rilievi in molte zone marginali il livello si è abbassato di circa 120 centimetri. Ero solito passare da queste parti con la barca, ora non è più possibile farlo. Basta guardare il cielo per accorgersi dell’inquinamento ambientale, mancano le precipitazioni e il lago ne risente tantissimo”.
L’invaso di Masserano come esempio per un futuro sostenibile
Dalla condizione drammatica di Viverone, ci si sposta verso la diga di Masserano, una costruzione risalente ai primi anni ’60, conosciuta anche come diga dell’Ostola, impianto gestito dal consorzio della Baraggia e che può rappresentare una delle soluzioni più accessibili alla delicata gestione delle già residue riserve di acqua. Queste le parole di Simone Ippolito in merito all’invaso di Masserano: “La diga ha una capacità massima di 5,5 metri cubi a piena capienza di acqua, una riserva significativa e importantissima. Al momento la struttura è piena a metà, una quantità discreta se si pensa alle poche precipitazioni che abbiamo avuto nella stagione invernale, tale contenuto è anche frutto della fusione della neve che è stata invasata e quindi accumulata per l’estate. L’impianto è un vero e proprio polmone per il meccanismo di irrigazione di una bella fetta del basso Biellese. Sul territorio è presente a Mongrando un’altra diga con le medesime caratteristiche, la provincia di Biella ha dimensioni medio basse rispetto ad altre zone e proprio per questo possiamo considerarci più avanti nel confronto che esiste con altri distretti. Inoltre utilizziamo per i campi quello che è, secondo il mio parere, il metodo più sostenibile, ossia l’irrigazione a pioggia. Il meccanismo permette un controllo graduato delle risorse, riducendo al minimo gli sprechi: l’acqua viene prelevata direttamente dalle dighe e poi tramite un collegamento tubolare arriva direttamente ai tanti irrigatori che si trovano sui campi da coltivare”.
Lo sfruttamento insistito del suolo sta creando non pochi problemi al nostro ecosistema
Il sistema dighe è uno dei fattori che può controllare e combattere la siccità e, allargando il discorso alla regione Piemonte, sempre secondo la lettura di Simone, lo sfruttamento del suolo è arrivato ad un livello ormai insostenibile, con i progetti futuri che stanno prendendo una direzione sbagliata. “La regione ha deciso di ampliare diverse cave, il discorso interessa tante province piemontesi e l’estrazione dei materiali dal terreno ha toccato picchi che non aiutano l’ambiente. Il suolo è martoriato da questo continuo sfruttamento: basti pensare che nei prossimi 10 anni sono previste estrazioni quintuplicate se paragonate all’ultimo periodo (da 63 milioni di metri cubi ricavati, si passerà a oltre 190 milioni), quantità folli. Inoltre tante di queste risorse non vengono riutilizzate per il fabbisogno del benessere reale e non sono indirizzate alla creazione di energie rinnovabili.”
Parole chiare che aiutano a prendere una posizione netta, il problema climatico non può e non deve essere rimandato oltre, gli interventi corretti sono necessari per salvare e migliorare tutto ciò che è ancora da determinare. Aprire gli occhi su quello che sta accadendo è diventato vitale per il futuro prossimo del pianeta. Il video di Simone Ippolito si trova su Youtube, sul canale ufficiale dell’autore, un servizio che merita di essere analizzato nel dettaglio.
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Ardmando
18 Marzo 2023 at 9:15
Ah bhe, possiamo immaginare l’importanza scientifica e l’autorevolezza di un articolo e del relativo video, che ha come foto uno che sullo sfondo mette una scritta che fa riferimento alla BUFALA COLOSSALE delle scie chimiche. Andrò a vederlo unicamente per segnalarlo a Youtube per farlo rimuovere, in quanto costituisce disinformazione dannosa.
Franco
19 Marzo 2023 at 12:24
buon giorno, in base a quale tipo di conoscenza lei dice che le scie chimiche sono bufale. Al di là dell’evidenza, la condensa delle scie degli aeroplani persiste per pochi minuti, mentre quelle chimiche stanno sospese per molte ore creando un effetto lattiginoso nel cielo; la stessa NASA ad inizio 2000, confermò che vengono irrorate sostanze per vari “usi”. Inoltre le scie di condensa, quando si formano, avvengono a 8-10.000 m di quota in particolari condizioni di temperatura ed umidità, mentre questi aerei “irroratori” volano ad una quota stimabile di 5-6.000 m.
Riccardo
18 Marzo 2023 at 13:35
Ma se bastassero 5,5 m cubi d’acqua per irrigare i campi non avremmo problemi di qualsiasi genere .
Poi dove avete preso la foto delle scie chimiche ? come si fa a prenderlo sul serio ?