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Cotton: Massimo e Gagà appendono lo shaker al chiodo

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Ci sono storie che pare impossibile veder finire, posti che nell’immaginario collettivo – nel bene o nel male – fanno parte di una città ed è inimmaginabile che possano essere cancellati dal tempo. Così sembrava essere pure il Cotton, celebre locale di viale Roma, uno di quelli che “o li ami o li odi”, ma difficilmente lasciano indifferenti. Tant’è che a Biella, probabilmente, lo conoscevano tutti, anche coloro che non avevano mai messo piede dentro. Eppure anche il Cotton ha ceduto: dopo undici anni dietro al bancone i due titolari, Massimo Bianchetto e Gaetano “Gagà” Pitarresi, hanno deciso di abbassare la saracinesca. Basta cocktail e ore piccole, si cambia vita.

Ci sono storie che pare impossibile veder finire, posti che nell’immaginario collettivo – nel bene o nel male – fanno parte di una città ed è inimmaginabile che possano essere cancellati dal tempo. Così sembrava essere pure il Cotton, celebre locale di viale Roma, uno di quelli che “o li ami o li odi”, ma difficilmente lasciano indifferenti.

Tant’è che a Biella, probabilmente, lo conoscevano tutti, anche coloro che non avevano mai messo piede dentro.

Eppure anche il Cotton ha ceduto: dopo undici anni dietro al bancone i due titolari, Massimo Bianchetto e Gaetano “Gagà” Pitarresi, hanno deciso di abbassare la saracinesca. Basta cocktail e ore piccole, si cambia vita.

«Dopo undici anni – conferma Bianchetto – eravamo un po’ stanchi e abbiamo deciso di trattare la cessione. E’ successo tutto un po’ all’improvviso, abbiamo fatto in fretta e furia a fine anno, ma comunque i clienti sapevano che eravamo in ballo».

Non c’è un solo motivo preciso alla base di questa decisione, ma tante piccole ragioni: «E’ da tempo che volevamo piantarla lì. Indubbiamente i guadagni non erano più quelli di una volta. Prima il divertimento biellese era abbastanza concentrato dalle nostre parti, c’erano la Cabala e il Melting che funzionavano parecchio e provocavano un certo movimento in quella zona. Poi tutto si è spostato nella parte nord della città e noi siamo rimasti “buttati” lì”».

Insomma… arrivavano anche meno soldi.

«Indubbiamente l’economia e la città sono cambiate – ammette -. Come dicevo, il divertimento a Biella sud quasi non esiste più, si è spostato. Tante piccole cose incidono sul consumare meno. Oggi la gente non ha più soldi in tasca, in più qui si respira un clima di pessimismo particolarmente pesante. In altre città di provincia c’è qualche piccola speranza, gente che si inventa qualcosa e un’economia che, non essendo fondata su un unico settore come la nostra, patisce meno la crisi».

Nonostante questa situazione, sono andati avanti ancora per parecchio tempo prima di arrivare ad appendere lo shaker al chiodo. Quindi la questione dei guadagni non è stata l’unica a determinare questa situazione.

«Undici anni di questa vita sono tanti – continua Bianchetto – e sono molto più intensi di undici da impiegato. Ci vuole un entusiasmo che noi, per una serie di motivi, non avevamo più. Anche perché oggi io ho 53 anni e Gagà ne ha 35. L’età in parte conta, anche se non dimostravamo di essere inadeguati, non posso pensare di fare mojito fino a 60 anni…».

Detto ciò, un cambio alla guida non significa per forza la fine del Cotton, che potrebbe riaprire presto e in veste rinnovata: “Morto un Papa – scherza Bianchetto – se ne fa un altro. Il Cotton ha un suo zoccolo duro di clienti tale per cui chiunque apra, mantenendo grosso modo la stessa tipologia, può diventare un punto di riferimento per tanta gente».

E in effetti non si tratta nemmeno del primo “passaggio di consegne”. Aperto negli anni ’80 da Rontani, per lunghi anni ebbe al timone Lele Balocco, che i più ricorderanno anche per essere stato il titolare del mitico Charlie Brown. La sua fu la gestione più longeva, poi venne il tempo della bandiera dell’Angelico Nicola Minessi. E infine gli undici anni targati Bianchetto-Pitarresi, anni caratterizzati da tanti momenti felici e da grandi soddisfazioni, ma macchiati indelebilmente da una tragica notte estiva del 2007.

«Subito avevamo coinvolto anche Nicola (fratello di Gaetano Pitarresi, ndr) – ricorda Bianchetto –. La sua morte ha inciso in modo determinante sul nostro entusiasmo: lui era il riferimento maggiore di questo locale, perché aveva doti fuori dal comune. Ricordo che tenemmo il locale chiuso per due settimane. In quei giorni ci chiedemmo più volte cosa fosse giusto fare, alla fine prevalse l’idea che il Cotton dovesse andare avanti lo stesso».

Oltre alla tragedia, però, restano tanti bei ricordi indelebili: «Se avessimo preso appunti – conferma Bianchetto –, probabilmente un libro avrei potuto scriverlo. Ma non si può fare, sarebbe troppo difficile non scadere nella presa in giro di parecchia gente… Questo posto ha visto tanti personaggi e avrebbe moltissimi aneddoti da raccontare. Per anni, ad esempio, è stato il ritrovo fisso di giocatori, staff e tifosi di Pallacanestro Biella. Per non parlare della notte della finale dei Mondiali: a un certo punto abbiamo addirittura dovuto mandare via la gente perché non avevamo più nulla da bere. Momenti davvero indimenticabili».

m. f.

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