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Coronavirus: “anche il settore vitivinicolo subisce un duro colpo”

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Coronavirus: “anche il settore vitivinicolo subisce un duro colpo”

Vendita diretta ridotta, crisi delle esportazioni e chiusura di bar, ristoranti e alberghi stanno creando molti problemi ai produttori della zona

 

Con il mondo della ristorazione bloccato con bar, ristoranti e alberghi chiusi, cui si aggiungono ritardi e disdette di ordini, anche le aziende vitivinicole nelle province di Vercelli e Biella sono in forte difficoltà. Un problema che si riscontra sia sul mercato nazionale sia per quanto riguarda le esportazioni. Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus il numero di bottiglie rimaste ferme in cantina è in continuo aumento.

 

“In questo momento delicato a soffrire maggiormente sono i produttori che attuano la vendita diretta e quelli che lavorano in larga parte con i paesi stranieri, oltre alle vendite ovviamente bloccate per tutto il comparto della ristorazione. Le nostre aziende vitivinicole producono vini di alta qualità rinomati in tutto il Mondo, ma sono aziende di dimensioni ridotte che non vendono alla grande distribuzione. Dalle prime stime che abbiamo effettuato, in tutto il Piemonte, le perdite vanno dal 60 al 70%. Siamo tra le maggiori regioni vitivinicole, le cui produzioni sono apprezzate oltre i confini nazionali proprio per l’elevata qualità. Il vino piemontese, che vanta 42 Doc e 17 Docg, è cresciuto proprio scommettendo sulla sua identità e questo ha permesso di conquistare sempre più anche i palati stranieri”, spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella. “Qualche azienda sta cercando di spingere molto sulle consegne a domicilio, per mantenere la clientela e le vendite, ma anche queste aziende hanno subìto una riduzione significativa degli ordini. Per prevenire il collasso del settore, oltre al piano salva vigneti, sono necessarie specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali da applicare a tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, senza le limitazioni previste dal decreto “Cura Italia”.  Una necessità che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese, con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario, senza appesantimenti burocratici. Oltre a queste manovre per spingere il vino piemontese di qualità è fondamentale ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy nel mondo, che rappresenta un’eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”, conclude Dellarole.

 

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