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Come frecce 50 anni dopo
De Vigiliis e Tarello sul sidecar l’altra domenica. Una vita tra le moto e la palla ovale
Come frecce 50 anni dopo. C’era un bolide fiammante, di un colore tra il rosso e il granata, che sfrecciava domenica 28 settembre nella Rievocazione del Circuito Motociclistico del 1939.
A bordo due persone, perché quel bolide era un sidecar e loro erano due ragazzi di 74 anni circa che allo sport biellese, e non solo al motociclismo, hanno dato tanto. Soprattutto dal punto di vista della passione, dell’entusiasmo, dell’impegno.
Come frecce 50 anni dopo
Franco De Vigiliis e Massimo Tarello erano i due a bordo del sidecar – rispettivamente pilota e passeggero – che correvano già più di mezzo secolo fa. E che per un certo periodo si “garantivano” un anno intero di sport tagliando l’aria e combattendo la forza centrifuga dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno. Quando toglievano la tuta per indossare da ottobre ad aprile la maglia gialloverde del Biella Rugby che avevano contribuito a fondare.
Cresciuti insieme, vicini di casa e compagni di scuola, avevano in comune la passione per i motori, specialmente quelli su due ruote. A 18 anni Tarello prepara una moto per l’amico che ama il brivido della velocità mentre lui preferisce regolarità e motocross. Cominciano a gareggiare salendo dalle piccole cilindrate a quelle grosse. E mentre De Vigiliis passa dalla originaria Motobi 175 a una Kawasaki 500, Tarello sceglie Sachs e Husqvarna. Due marchi che all’epoca affascinavano chi sognava i percorsi fatti di salite e discese impossibili su tracciati pieni di fango.
Erano tifosi uno dell’altro e quando correva Massimo, Franco lo seguiva. E viceversa. Poi, nel 1973 la svolta. Insieme vanno a Monza per assistere a una prova di campionato italiano di velocità per sidecar ed ecco che Tarello ha l’idea: «Dissi a Franco: “Perché invece di alternarci non corriamo insieme?” L’idea piacque anche a lui così iniziammo a lavorare. A preparare un mezzo che fosse sicuro e competitivo e l’anno dopo, il 1974, cominciammo a gareggiare sul sidecar».
Il sidecar
I due vendono la loro moto e acquistano a Torino, da un “sidecarista” il loro bolide, un Bmw. Nell’officina inizia la preparazione del mezzo. «Non avevamo certo un preparatore e si faceva tutto “in casa”» ricorda. Così, sistemato il mezzo De Vigiliis e Tarello sfrecciano su numerosi circuiti importanti. A Misano, ad esempio, corrono di fronte a migliaia di spettatori in occasione delle iniziative per l’inaugurazione del nuovo impianto di illuminazione.
E arrivano anche i risultati: a Casalborgone, in provincia di Torino, in una gara in salita, di livello nazionale, conquistano la prima vittoria. Poi c’è un quinto posto che arriverà ai campionati italiani di velocità a Monza, un piazzamento di tutto rispetto a cui se ne aggiunge un altro sulle strade di casa della Biella-Oropa.
La palla ovale

Ma quando non si corre bisogna cercare di mantenere la forma. Come? Franco e Massimo hanno un pallone da rugby e decidono che può essere utile proprio per questo scopo. A Pollone, in un prato qualche centinaio di metri più in basso degli stabilimenti di Piacenza, ci sono due porte da calcio arrugginite. Cominciano a fare qualche partitella uno contro uno.
Poi parlando con qualche amico si forma un gruppetto che si trasferirà a Borriana allargandosi ancora di più: era il 1976 e il 27 luglio dell’anno seguente il Biella Rugby si iscriveva per la prima volta al campionato di serie D.
Nelle formazioni degli anni a seguire De Vigiliis e Tarello occupano sempre un posto e un po’ alla volta la moto passa in secondo piano rispetto alla palla ovale. Ma non sparisce mai. Tanto che domenica 28 settembre, mentre sulle vie di Biella correva Giacomo Agostini, c’era anche quel sidecar rosso tendente al granata di quei due ragazzi. Impegnati a tagliare l’aria e a combattere la forza centrifuga. Bravi e coraggiosi come se proprio non fosse passato mezzo secolo.
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