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Coggiola non vende ai cinesi

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Da qualche giorno, sta girando in città una notizia molto strana, quella che la storica pasticceria Coggiola di via Delleani stia per cedere la licenza e i locali ai cines. Ma ma a quanto pare si tratta di una vera e propria bufala, che peraltro ha fatto irritare, e non poco, i titolari.

Da qualche giorno, sta girando in città una notizia molto strana, quella che la storica pasticceria Coggiola di via Delleani stia per cedere la licenza e i locali ai cines. Ma ma a quanto pare si tratta di una vera e propria bufala, che peraltro ha fatto irritare, e non poco, i titolari.

«Non è assolutamente vero – spiega Stefano Mosca -. Qualche giorno fa, un mio amico che lavora in banca mi ha chiesto se avevamo intenzione di cedere il nostro esercizio ai cinesi. Io naturalmente ho subito smentito. Qualche giorno dopo, la stessa domanda è stata fatta ad un nostro commesso mentre si trovava in una casa di riposo per una visita ad un parente, a quel punto ho deciso di mettermi ai ripari, affiggendo un avviso in vetrina, il quale in sintesi smentisce categoricamente questa notizia. La nostra pasticceria, è nata nel lontano 1928, ha fatto la storia in città, sarebbe del tutto impensabile chiudere in questo modo una realtà come questa. Che piaccia o no, portiamo avanti un pezzo di storia biellese».

«Non è possibile – prosegue Stefano Mosca -, che un gruppo di persone ci mettano tutta la vita per costruirsi un nome, e poi tutto d’un tratto, per colpa di certe voci prive di fondamento, si rischi di venire screditati. La gente poi, spesso, si confonde con il  Bar Butterflay, che si trova proprio a fianco della nostra pasticceria. Quante volte ho sentito dire “andiamo al bar del Coggiola”. Anche in questo caso si tratta di un grosso errore, noi il bar in questione lo abbiamo ceduto negli anni ’90, dunque non centriamo più nulla».

«In molti casi, la gente prima di parlare dovrebbe accertarsi se quello che sta dicendo sia o meno la pura verità – conclude Stafano Mosca -. Noi siamo qui e, ripeto, non abbiamo nessuna intenzione di vendere ai cinesi né a nessun altro».

Mauro Pollotti

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