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Chissà come mai nessuno vuole venire a vivere a Biella…

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E’ bastato un week end con due fatti molto diversi fra loro per far guadagnare al Biellese i titoli dei principali giornali nazionali e divenire un tormentone sui social network.

E’ bastato un week end con due fatti molto diversi fra loro per far guadagnare al Biellese i titoli dei principali giornali nazionali e divenire un tormentone sui social network.
 Avevamo già avuto il nostro attimo di notorietà quando scoppiò, lo scorso autunno, il caso dei cosiddetti “furbetti del cartellino” gonfiatosi e sgonfiatosi nel giro di un mese con la sola conseguenza di aver gettato nel fango la dignità professionale di 30 persone.

Lo scorso fine settimana però, con il divieto di allattare presso le nostre Poste centrali, una giovane mamma biellese è riuscita laddove avevano fallito deputati e senatori “costringendo” addirittura la Ministra Madia a vergare, dopo il pasticciaccio in Via P. Micca, una “liberatoria” che sancisce che negli uffici pubblici non ci sarà più nessun divieto per le mamme che vorranno sfamare i loro piccoli. Complimenti!

Quasi in contemporanea un banale sinistro stradale tra una Porche e un Pandino davanti alla sede PD di Via Trieste diviene, per molti internauti, un tormentone e la perfetta metafora politica del tempo presente al grido “hasta la Panda rossa siempre!”.

Purtroppo però non bastano questi fatti, al Biellese, per evitare di fare i conti con i dati diffusi in questi giorni dalla Fondazione Leone Moressa in merito alla mobilità della popolazione nelle varie province italiane che ci colloca in fondo alla classifica. Natalità zero, giovani che emigrano e migranti che – al contrario della propaganda di certa politica – qui non ci vengono proprio. Risultato: il Biellese è una provincia vecchia e morente. Mentre si favoleggia di milioni di investimenti per il rilancio del territorio (ma non si dichiara chi li mette!) il declino della nostra provincia appare, dietro ai freddi numeri di una statistica, sempre più drammatico.

Verrebbe da chiedersi se i soloni che, negli scorsi giorni, pontificavano sul nulla in forum e chiacchiere autoreferenziali abbiamo, davvero, la misura della crisi che non è solamente di tipo produttivo. Ho provato a fare un elenco di quanti amici e conoscenti, con i quali ho condiviso l’infanzia o l’adolescenza, oggi vivano in altre città o in altri Stati; ragazzi e ragazze con un’istruzione accademica che hanno deciso di mettere il loro cervello a servizio di comunità ben lontane dalla loro terra natia.

Quando sono arrivato a cinquanta mi sono fermato per lo sconforto.

Uno sconforto che si acuisce leggendo molti commenti alla notizia sulla classifica della Fondazione Moressa: “Chissà come mai (a Biella non ci viene nessuno nda): una città così in movimento, che offre mille modi per suicidarsi… non me ne capacito!”

Ecco vorrei tanto che al mio amico che ha pubblicato questo commento qualcuno si incaricasse di dargli torto. Chi, nel bene e nel male, oggi ha il potere e le possibilità per invertire la rotta lo faccia presto. Il tempo stringe anzi, è quasi scaduto…
Roberto Pietrobon

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