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“Chiamano il 118 anche per il mal di denti”

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si rompe una gamba

«Vorrei dire a tutti coloro che compongono il 118 per richiedere un soccorso di pensare un attimo alla parola soccorso e al suo significato…».

«Vorrei dire a tutti coloro che compongono il 118 per richiedere un soccorso di pensare un attimo alla parola soccorso e al suo significato…». Inizia così lo sfogo pubblicato nei giorni scorsi su Facebook da un volontario biellese della Croce Rossa, Varniero Pozzo, che parla a titolo personale di una questione che sente molto vicina. L’argomento è parecchio delicato: l’uso – e talvolta l’abuso – che viene fatto del numero per le emergenze.
Pozzo fa un elenco di casi vissuti in prima persona o da altri colleghi che danno l’idea di un malcostume diffuso. Da chi chiede l’ambulanza perché ha mal di denti (peccato che, tra l’altro, in pronto soccorso non esista dentista), a chi perché ha bevuto troppo e ha la nausea (spesso i protagonisti sono adolescenti alle prime esperienze in discoteca). Poi c’è chi telefona perché “tre ore fa avevo 38,5 di febbre e ora con la tachipirina è scesa solo a 37,5”, oppure perché “mi hanno minacciato il cane e ora mi sento agitata”.
In questi casi, il più delle volte, i presunti pazienti alla fine rifiutano la barella e si siedono a chiacchierare con i soccorritori. Se si trattasse solo di un abuso del servizio, ci si potrebbe anche ridere su. Il problema è che, come spiega Pozzo, questo comportamento “sguarnisce il territorio di circa la metà dei mezzi di soccorso disponibili”.
«Effettuare questo tipo di trasporto (un’ambulanza di base non lo può rifiutare) – si legge ancora – e sapere che in quel momento una vittima di un incidente potrebbe dover aspettare per venti minuti i soccorsi inviati dalle sedi limitrofe è frustrante per chi fa soccorso, ma soprattutto è follemente ingiusto per la persona che sta rischiando la vita distesa sull’asfalto».
«Tutti tacciono su questo malcostume – aggiunge – perché un’ambulanza ormai non si rifiuta a nessuno, basta fare il numero magico 118. L’operatore di centrale che si sente dire che si hanno dolori allo stomaco può ipotizzare un problema cardiaco, non che l’utente si sia rimpinzato di pop corn e coca cola al cinema, come scoperto all’arrivo».
Anche quest’ultima è un’esperienza diretta vissuta dal volontario. Ma si potrebbe andare avanti per ore. Magari ricordando la persona che ha chiamato perché aveva crampi alle gambe e faticava a camminare per poi comunicare, all’arrivo dell’ambulanza, che le gambe erano indolenzite perché nel pomeriggio aveva fatto troppo footing.
Lo sfogo di Pozzo si conclude proprio con un appello a queste persone, nel segno dell’amarezza: «Pensino che poco dopo aver impegnato l’ambulanza qualcuno potrebbe rischiare la vita perché proprio quella era l’ultima operativa disponibile. Dopo averci pensato, se ne sono ancora convinti, chiamino comunque. Il trasporto non si rifiuta a nessuno…».

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