Attualità
Che fine fanno i soldi versati alla Siae?
Se lo è chiesto Stefano Minola, titolare di Cigna Dischi in occasione del concerto organizzato in negozio di Invers e Dagomago, peraltro rinviato per il maltempo. Quell’evento sarebbe costato (e costerà quando verrà riproposto) precisamente 129,70 euro solamente di Siae: questa è infatti la tariffa prevista per organizzare un concerto gratuito, con affluenza fino a cento persone. Si tratta di soldi pagati perché la Siae riconosca agli autori delle canzoni suonate in concerto i diritti legittimi.
Dove vanno a finire i soldi incassati dalla Siae? E in particolare come, quando e in che misura il denaro viene corrisposto a chi ne ha diritto? Se lo è chiesto Stefano Minola, titolare di Cigna Dischi in occasione del concerto organizzato in negozio di Invers e Dagomago, peraltro rinviato per il maltempo. Quell’evento sarebbe costato (e costerà quando verrà riproposto) precisamente 129,70 euro solamente di Siae: questa è infatti la tariffa prevista per organizzare un concerto gratuito, con affluenza fino a cento persone. Si tratta di soldi pagati perché la Siae riconosca agli autori delle canzoni suonate in concerto i diritti legittimi.
“Essendo i gruppi sopracitati iscritti alla Siae ed eseguendo pezzi scritti da loro, la legge mi impone di pagare loro attraverso la Siae – spiega Minola – Peccato che, su mia legittima richiesta, anche legata alla spesa non proprio bassa, non mi sia stata data risposta né su quanto della cifra da me pagata sarebbe andato agli autori dei pezzi, né su quando essa sarebbe stata corrisposta. Tenete conto che io non ho chiesto cifre e date precise, ovviamente, ma solo un’idea sui tempi e sull’ordine di grandezza della cifra, ipotizzando per esempio l’esecuzione di una ventina di pezzi totali. Né le impiegate allo sportello hanno saputo darmi un’idea della cifra, né è stata data risposta a una mia mail successiva. Ora i casi sono due, o gli addetti Siae proprio non hanno idea di come ricavare o prevedere queste cifre, oppure queste sono talmente basse che non è consigliabile renderle trasparenti”.
Minola quindi si sofferma su una questione non di poco conto: quella relativa alla convenienza di essere iscritto alla Siae: “Se sei Vasco Rossi può essere effettivamente conveniente essere iscritto alla Siae, perché non puoi autonomamente contattare tutti i soggetti che sfruttano le tue canzoni per farti corrispondere i tuoi legittimi diritti – afferma -. Se invece sei un artista o un gruppo emergente, ma a breve non pensi di poter diventare Vasco Rossi, essere iscritto alla Siae potrebbe non essere un buon affare. Se io come organizzatore di un concerto ho un budget di 150 euro, preferisco darlo all’artista che suona invece che alla Siae e penso che anche all’artista ciò convenga perché non si perdono soldi per finanziare “burocrazia”. In ogni caso in un rapporto economico chi compra ha il diritto a sapere cosa sta pagando, sia esso un bene oppure un servizio. Per esempio, se pago un servizio di vigilanza notturna voglio sapere quante volte e quando gli addetti al servizio controlleranno il mio negozio. Allo stesso modo, se pago la Siae dovrei poter pretendere di sapere come, quando e in che misura questi soldi saranno corrisposti a chi ne ha diritto.
“Se la Siae non operasse in regime di sostanziale monopolio credo si comporterebbe ben diversamente, se non
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