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Certificato verde, tamponi e vaccini: le regole per le vacanze e quando serve la seconda dose

Quali sono le regole per viaggiare

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Quali sono le regole per viaggiare in Italia? E negli altri Paesi Ue? Prenotare le vacanze in tempo di Covid è cosa tutt’altro che facile, specie se si decide di passare le ferie (o parte delle ferie) all’estero. Abbiamo provato a capire cosa serve davvero per partire senza avere il timore di incappare in brutte sorprese. Iniziamo col dire che in tutta Italia tra le regioni bianche e gialle ci si può spostare liberamente, senza la necessità di avere il certificato vaccinale, di eseguire un tampone prima di mettersi in viaggio né di avere un documento che attesti l’avvenuta guarigione dal Covid.

Potrebbero però esserci delle disposizioni diverse emanate dalle autorità locali: è il caso ad esempio della Sardegna, attualmente in zona bianca, che ha introdotto regole particolarmente rigide per chi arriva sull’isola. In particolare, fino al 15 giugno (ma non è esclusa un’ulteriore proroga) è necessario compilare un questionario e presentare copia della ricevuta di registrazione unitamente alla carta d’imbarco e a un documento d’identità in corso di validità. Non solo: i passeggeri che non siano in possesso della certificazione verde, devono indicare l’avvenuta vaccinazione (è sufficiente che siano trascorsi 15 giorni dalla prima dose), o certificare l’avvenuta guarigione dal coronavirus, oppure come terza alternativa sottoporsi al  tampone molecolare (non rapido) non oltre le 48 ore dalla partenza.

Il certificato verde valido in Italia

Gli stessi requisiti servono anche per ottenere il certificato verde Covid-19, un documento rilasciato  in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale di competenza, e che permette di spostarsi tra i territori in zona rossa e arancione per motivi che non siano di lavoro o necessità (al momento tuttavia non c’è nessuna regione italiana in queste fasce) nonché, a partire dal 15 giugno, di partecipare a cerimionie civili e religiose come matrimoni, battesimi etc. Il certificato sierologico non è un documento valido per ottenere questa certificazione. Il ministero della Salute specifica a questo proposito che anche “il normale certificato vaccinale rilasciato dalla Regione o dalla ASL dopo la prima dose, che indica la data della seconda dose (se prevista), è considerato un certificato verde Covid-19”. La certificazione verde di avvenuta guarigione dal Covid viene invece rilasciata “dalla struttura ospedaliera presso cui si è effettuato un ricovero, dalla ASL competente, dai medici di medicina generale o dai pediatri di libera scelta” ed ha validità sei mesi dalla data di fine isolamento.

Il certificato per viaggiare senza restrizioni in Ue

Il certificato verde Covid è tuttavia cosa diversa dal Digital Green Certificate (DGC), il certificato digitale o cartaceo che dovrebbe agevolare gli spostamenti all’interno dell’Ue e che sarà disponibile dal 1° luglio anche se gli Stati membri possono già iniziare a rilasciarlo.

Il ‘green pass’ permetterà ai vacanzieri di spostarsi liberamente senza dover fare test o quarantene. O almeno così sembra(va) perché in ogni Paese in realtà ci saranno regole in parte diverse. Come spiega la Commissione europea spetta infatti agli Stati membri “decidere se accettare un certificato di vaccinazione dopo una dose o dopo il completamento dell’intero ciclo di vaccinazione”. Del resto le competenze sono nazionali e il Consiglio europeo può solo raccomandare, non imporre. E dunque, per esempio, l’Italia può rilasciare il Pass dopo la prima dose, ma un altro Paese sarà libero di non riconoscerlo e di chiedere un test. In poche parole, benchè la Commissione europea abbia invitato gli Stati ad “astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato COVID digitale dell’UE, a meno che esse non siano necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica”, sul numero di dosi necessarie ogni Paese potrà decidere da sé.

Per questo è necessario valutare caso per caso. Prima di prenotare un volo o un hotel il consiglio è dunque quello di consultare il sito della Farnesina ‘Viaggiare sicuri’ per conoscere le regole imposte dal Paese di destinazione. Si tratta ovviamente di norme che possono variare in base alla situazione epidemiologica e pertanto ciò che è valido oggi potrebbe non esserlo domani. Prendiamo comunque ad esempio i casi delle principali mete turistiche europee.

Le regole per entrare in Grecia

Stando al sito del ministero degli Esteri (ribadiamo tuttavia che le regole possono cambiare) per entrare in Grecia i passeggeri devono soddisfare almeno una delle 3 seguenti condizioni:

  • aver completato, da almeno 14 giorni, la vaccinazione contro il COVID-19 e presentare un certificato di vaccinazione in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo o russo. “Il certificato di vaccinazione – si legge – deve includere il nome della persona come indicato sul documento di identità, il tipo di vaccino somministrato, il numero di dosi e la data di somministrazione”.Si parla dunque di un ciclo vaccinale completo, non di singole dosi;
  • Qualora non si fosse completamente immunizzati è possibile entrare in Grecia anche con un test molecolare negativo effettuato entro le 72 precedenti l’arrivo;
  • presentare un certificato di guarigione dal Covid (per i dettagli rimandiamo al sito della Farnesina).

Inoltre, altro aspetto da non sottovalutare, c’è la possibilità di essere sottoposti, a campione, a un test rapido effettuato all’arrivo: in caso di rifiuto le autorità “si riservano il diritto di rifiutare l’ingresso nel Paese”. Infine, prima della partenza bisogna compilare un modulo on line, il Passenger Locator Form (PLF). Attenzione perché in caso di ingresso nel Paese senza è prevista una sanzione amministrativa di 500 euro.

Dal tampone al certificato vaccinale: come viaggiare in Francia, Spagna e Croazia

Per quanto riguarda la Spagna, è consentito l’ingresso da tutti i Paesi europei ed appartenenti allo spazio Schengen (Italia compresa), senza obbligo di quarantena, ma vige l’obbligo “di presentare un test molecolare PCR negativo effettuato nelle 72 ore antecedenti l’ingresso – per via aerea o marittima – nel Paese” e compilare un “formulario di salute pubblica”. Anche per andare in Francia al momento è necessario esibire un test molecolare che resta obbligatorio anche per coloro che hanno già avuto il vaccino. Inoltre prima di entrare nel Paese è necessario compilare un’autocertificazione. Dal 9 giugno tuttavia sarà consentito in Francia l’ingresso a tutti i cittadini europei vaccinati.

Chi ha scelto come meta la Croazia deve invece sapere che nel Paese si entra solo con il tampone molecolare negativo o un certificato che comprovi l’avvenuta vaccinazione se sono trascorsi 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose (nel caso di J&J ne basta una). Inoltre “le persone che hanno superato la malattia da Covid-19 negli ultimi sei mesi e sono in possesso del relativo certificato medico sono esentate dall’obbligo di presentare l’esito negativo al tampone molecolare o antigenico se sono state vaccinate con almeno una dose del vaccino”.

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