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Ce li meritiamo i sindaci in divieto di sosta

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Il vizio e il gusto di polemizzarci addosso ce l’abbiamo. Magari non ce lo riconosciamo tra le tradizioni da preservare pervicacemente, come fossero tortelli di magro. E facciamo finta, fischiettiamo, alziamo il lembo giusto del tappeto per farlo scivolare sotto come fosse polvere pur di non riconoscerlo. Ma è lì, che ci alita in faccia l’aglio della polemica facile e facilona, che ci allontaniamo d’istinto e disgusto, ma quanto ci piace l’aglio quando siamo noi a mangiarcelo crudo.
Abbiamo sindaci che, a vario titolo ma mai con ragione, parcheggiano in divieto di sosta. E allora scateniamo i social, i giornali locali, i social dei giornali locali e pure quelli nostri per l’intimo senso del disgusto. Che così non si fa. Che da un amministratore pubblico non ce lo si aspetta, perché lui deve dare l’esempio e mica farci le foto per svelare al mondo i divieti che ci permettiamo d’oltraggiare, mica deve farci la morale con proclami di tolleranze zero su rimozioni coatte di auto fuori posto e spesso fuori luogo, o fuori tempo se si tratta di disco orario a 33 giri scaduti. Ma se siamo un’opposizione qualsiasi scateniamo il paparazzo che è in noi, dimentichi del selfie che avevamo in canna o dell’incipiente arcobaleno da postare per la rassegnazione dei nostri amici su Facebook. E rendiamo immortale un divieto di sosta sindacale, lasciando l’auto in doppia fila per realizzare lo scatto da like assicurato. Sono righe farcite di paradossi, me ne rendo conto. Ma è il quotidiano a di svelarci la realtà, e provo a raccontarvela.
Per farlo prendo due giorni a caso: ieri e l’altro ieri, giusto per sottolineare la frequenza degli avvenimenti. M’immetto in una piazzetta cittadina in cerca di parcheggio, un po’ a fatica perché l’auto di un ragazzotto ne complicava l’accesso. Tra me penso che se stia andando e parcheggio in uno dei SEI (!) posti vuoti disponibili. E invece no, mica se ne andava: stava parcheggiando in rigoroso divieto di sosta, o comunque fuori dagli spazi.
Ho passato un giorno intero a pensare (a ognuno le sue perversioni) perché l’abbia fatto. Ma comunque non l’ho fotografato, né l’ho dato in pasto ai social, e sono andato a cercarmi un arcobaleno qualsiasi. Il giorno seguente, quando ancora ci stavo pensando e trovandomi in auto all’ora di pranzo, la fame mi ha condotto sulle tracce di una panetteria sulla strada di casa. Incrocio un’auto che si parcheggia sfrontatamente contromano, mentre io procedo a sistemare la mia utilitaria in uno dei TRE (!) stalli liberi sull’altro lato della piccola via. In panetteria mi ritrovo in coda alla madama che ha parcheggiato contromano, tutta intenta a decidere con calma gli ingredienti del frugale pasto familiare, senza nessuna fretta. E ho ricominciato a chiedermi: perché? Quando ancora non avevo finito dal giorno prima. Ce li meritiamo, i sindaci in divieto di sosta.

 

Lele Ghisio

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