Attualità
Caterina, mamma di un ragazzo fragile, racconta la sua esperienza al Centro riabilitativo “Le Ali”
«Genitori, osate chiedere aiuto per i vostri figli»
COSSATO – «Vorrei far conoscere una realtà bella, che aiuta gli adolescenti fragili». Inizia con queste parole Caterina, mamma di un ragazzo che oggi ha 18 anni. «In una provincia piccola come quella di Biella, è importante la presenza di uno spazio per i giovani, capace di aiutarli a costruirsi un’autonomia, una personalità, con educatori preparati».
Caterina, mamma di un ragazzo fragile, racconta la sua esperienza al Centro riabilitativo “Le Ali”
La segnalazione riguarda il Centro diurno socio-riabilitativo per minori “Le ali”, che si trova nei locali della Cooperativa “Anteo”, di via per Castelletto Cervo 135, inaugurato a giugno 2022, il cui accesso va concordato con il reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale, tramite valutazione psicodiagnostica.
«Mio figlio ha usufruito di questo grande servizio – spiega -. L’ho visto crescere sereno, come in una famiglia, senza sentirsi giudicato, osservato. Semplicemente supportato. I ragazzi fragili hanno bisogno di tutto questo e io mi sono sentita tranquilla. Frequentare il Centro porta a un enorme passo avanti per sconfiggere le paure e attenuare l’insicurezza della loro età. Si svolgono attività in base alle capacità cognitive per giungere a proposte comuni. Mi viene in mente quando mio figlio, con altri ragazzi, colorava dei disegni che venivano poi appesi ai muri. Osservandoli scoprivo i loro sentimenti, anche se magari non usavano il linguaggio. Vedevo la loro capacità di interagire, per il loro vissuto. Il Centro organizza piccole gite sul territorio, situazioni che possono scatenare reazioni, ma che essendo parte di un percorso, diventano più leggere, piacevoli. I ragazzi chiaramente si possono permettere di stare male, di avere delle crisi, ma gli educatori li prendono da parte e cercano di capire cosa le abbia scatenate, perché bisogna imparare a conviverci e a relazionare con gli altri. È un po’ un luogo di tirocinio, in cui guadagnano competenze da spendere fuori, in società. Si punta al confronto con le varie figure, senza percepire la distanza fra educatore e ragazzo. Li fanno sentire come a casa, con buone maniere. Insegnano a vivere la quotidianità, a prendersi cura di loro stessi, ma soprattutto danno la possibilità di esprimere ciò che hanno dentro, emozioni, problemi».
Facendo un lavoro di gruppo, li sollevano dal malessere.
«Invito le famiglie che hanno figli minori con disagi a chiedere aiuto al reparto di Neuropsichiatria»
«Invito le famiglie che hanno figli minori con disagi a chiedere aiuto al reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Ponderano – dice ancora -. Non nascondete le difficoltà. A Cossato c’è questo spazio, piccolino, ma ben strutturato, uno fra i pochi in Piemonte, in cui sanno insegnare ai nostri ragazzi gli aspetti basilari della vita. Li seguono nello studio frequentando la scuola in Ddi, la “Didattica domiciliare integrata”, oppure, ad esempio, gli insegnano a prendere il treno da soli. Gli educatori li portano all’autosufficienza. I ragazzi si divertono, condividono gioie e dolori. I collegamenti con le famiglie, con la scuola, con l’ospedale, sono garantiti da operatori preparati, affinché ci sia benessere».
Giungendo alla maggiore età, viene fornito orientamento per il mondo del lavoro e si svolgono attività di volontariato al canile.
«Vorremmo si dicesse – alle parole di mamma Caterina, si aggiungono le considerazioni della figlia Francesca -, che se qualcuno volesse fare del volontariato, far conoscere mestieri o attività sportive, li aiuterebbe a entrare in contatto con la realtà. Sarebbe pure bello fare un dono al Centro: un calciobalilla, che manca. Ringraziamo Massimo Sala, che è un po’ il papà dei ragazzi, Stefania Poppa, che è un po’ la mamma, e la terapista Isabella De Sensi. Un grazie per la nascita di “Le ali” va alla direttrice della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale, Marina Patrini, al dottor Fabrizio Forzan e all’assistente sociale Giada Molinaroli. Con il loro intervento si è aperto un mondo per i ragazzi dai 10 ai 17 anni. Il Centro ha preparato mio fratello alla vita, perché dai 18 in poi, se necessita di continuare il percorso, si passa al reparto di Psichiatria per adulti».
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