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Cassa integrazione nel Biellese + 1.607% rispetto a un anno fa

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Cassa integrazione nel Biellese + 1.607% rispetto a un anno fa

Nel mese di settembre, in Piemonte, la cassa integrazione è aumentata del 229,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E Torino consolida il triste primato di città più cassaintegrata d’Italia. E’ quanto emerge dal Rapporto Uil: in Piemonte la richiesta di cassa integrazione è stata di 2.506.275 ore, in aumento del 229,3% (+60,7% ordinaria, +378,8% straordinaria, -100% in deroga, ormai estinta). L’andamento nelle province piemontesi, nel confronto tra settembre 2019 e 2018, è stato il seguente: Novara +3.527%, Biella +1.607%, Cuneo +593,2%, Asti +370,4%, Verbania +254,4%, Torino +187,7%, Alessandria -50,9%, Vercelli -60,7%.

Nel raffronto regionale tra i primi nove mesi del 2019 e del 2018, le ore di cassa integrazione sono diminuite dello 0,2% (-4,8% ordinaria, +4,1% straordinaria, -83,5% deroga). A livello nazionale sono aumentate del 16,3%. Il Piemonte è al secondo posto in Italia per ore richieste, dopo la Lombardia. Le province piemontesi hanno fatto registrare il seguente andamento: Biella +246%, Torino +23,5%, Novara +23,4%, Alessandria -12,8%, Vercelli -20,9%, Asti -57,9%, Cuneo -61,9%, Verbania -73,7%. Torino, con 13.578.338 ore richiese, si conferma di gran lunga la città più cassaintegrata d’Italia, acuendo la distanza rispetto a Roma (11.578.800) e Napoli (9.831.123).

Nei primi nove mesi dell’anno, la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 13.202, in diminuzione di 20 unità rispetto all’analogo periodo del 2018.

“I dati relativi ai primi nove mesi di richieste di cassa integrazione confermano lo stato di sofferenza del tessuto produttivo piemontese – ha dichiarato il segretario generale Uil Piemonte, Gianni Cortese nel presentare i dati -. La nostra Regione continua a perdere colpi e il capoluogo, in particolare, si colloca con l’intera area metropolitana agli ultimi posti per ricchezza prodotta nel confronto tra le principali realtà del centro-nord. Se a ciò aggiungiamo il crollo degli investimenti pubblici, che si ripercuotono anche nell’erogazione di servizi ai cittadini, sarebbe quanto mai necessario pensare ad una forte e continuata iniziativa di tutte le forze del territorio per dare vita ad un piano di rilancio regionale, in grado di dare prospettive, valorizzando sia le tradizionali competenze ed eccellenze esistenti, sia le nuove vocazioni. L’accordo di fusione, di queste ore, tra FCA e PSA, andrà valutato attentamente per sfruttare le potenzialità insite e scongiurare rischi occupazionali per gli stabilimenti italiani”.

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