Attualità
Biella diventa “una città amica della famiglia” con altri sette comuni piemontesi
La città ha vinto un apposito bando, previsto anche un finanziamento
Biella fa parte dell’élite di otto Comuni piemontesi (Torino, Moncalieri, Grugliasco, Biella, Tortona, Bra, Mondovì e Vercelli) che hanno vinto il bando. In totale, per la città laniera, sono previsti 27mila e 500 euro. L’iniziativa nasce dall’intuizione dell’assessore regionale del territorio, Chiara Caucino, che ha voluto importare le migliori pratiche del «modello Trento». L’esponente biellese della giunta: «Svolta fondamentale: da oggi Biella è, a tutti gli effetti, ancora di più una città a misura di famiglia. E’nostra intenzione aumentare gli sforzi in questo senso».*
Biella è ufficialmente una città Amica della Famiglia. La città laniera rientra così nell’élite degli otto nuovi «Comuni amici della Famiglia» piemontesi: Torino, Moncalieri, Grugliasco, Biella, Tortona, Bra, Mondovì e Vercelli.
Il totale dei finanziamenti erogati per i Comuni dell’area della Città Metropolitana di Torino ammonta a 82mila e 500 euro, per la Provincia di Alessandria a 27mila e 500 euro, ovvero la la stessa cifra assegnata a Biella e Vercelli. Le risorse che andranno ai comuni del Cuneese sono invece 55mila euro.
La Giunta regionale aveva infatti approvato una delibera per sostenere l’iniziativa con un finanziamento complessivo di 220mila euro per i centri – con popolazione sopra i 20mila abitanti – che avessero voluto sviluppare progetti per acquisire il titolo di “Comuni amici della Famiglia”.
Per ciascun progetto il massimo assegnabile è stato determinato in 27.500 euro, con un cofinanziamento minimo obbligatorio del 10 per cento da parte dei Comuni stessi. La certificazione è stata rilasciata a seguito di uno specifico percorso che comprende, come colonna portante, l’adozione di un Piano famiglia.
Si tratta della parte più significativa dell’applicazione piemontese di quel «modello Trento», nell’ottica dell’adozione delle migliori pratiche presenti sul territorio nazionale e che nasce dal protocollo di intesa firmato alcuni mesi fa proprio dall’assessore Caucino, che si è recata nella Provincia Autonoma, ha toccato con mano le migliori pratiche applicate su quel territorio e ha deciso di importarle in Piemonte, adattandole, ovviamente, alla differente realtà socio territoriale.
«Per prima cosa – spiega Caucino – esprimo la mia gratitudine e i miei complimenti a tutti i Comuni, e in particolare alla mia Biella, che da oggi può fregiarsi del titolo di “Comune amico della famiglia”». «Si tratta – prosegue Caucino – di una svolta fondamentale, una vera e propria pietra miliare per il sostegno ai nuclei famigliari in Piemonte che oggi, e possiamo diro con fierezza, si rivela ancora di più una regione a misura di famiglie. Ma questo – conclude Caucino – non è per noi un punto di arrivo, bensì un punto di partenza, in quanto ben sappiamo che investire sulle famiglie significa investire sul futuro della nostra società e del nostro territorio».
Una certificazione non certo simbolica, quella ottenuta da Biella: le istanze proposte prevedevano un sintetico programma di interventi, da concretizzare e sviluppare nella stesura del rispettivo piano comunale di intervento per le famiglie, che comprenda almeno i seguenti punti:
– istituzione di un tavolo di coordinamento per la stesura del Piano (con indicazione dei componenti ritenuti essenziali) e attività di governo necessarie per acquisire il coinvolgimento attivo di tutti gli attori, istituzionali e non, coinvolti nella concreta co-progettazione e realizzazione degli interventi per le famiglie, per assicurare una prospettiva attenta ai loro diritti e garantire uguali diritti di accesso ai servizi ed alle misure individuate;
– definizione e attivazione di interventi nell’area ambiente e qualità della vita, con particolare attenzione agli interventi per le famiglie di nuova formazione e di interventi nell’area della comunità educante;
– definizione e attivazione di servizi alle famiglie;
In ultimo, la definizione e l’attivazione di interventi economici mirati a sostegno delle famiglie (da sviluppare anche in raccordo con l’ente gestore dei servizi sociali di riferimento territoriale).
Gli interventi previsti dovevano poi essere formulati e contestualizzati a partire da un’attenta mappatura dei fabbisogni delle famiglie del proprio territorio, con indicazione di massima delle aree di azione previste, con il pieno coinvolgimento di organizzazioni del terzo settore, dell’associazionismo giovanile, nonché delle famiglie stesse, assicurando particolare attenzione alle quelle con figli di fascia d’età 0-6 anni.
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