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Bertha, il cuore latino che batte in via Martiri a Cossato

La sua iniziativa vuole essere uno scambio cultural gastronomico fra i popoli

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Bertha, il cuore latino che batte in via Martiri a Cossato

Bertha, il cuore latino che batte in via Martiri a Cossato.

Bertha, il cuore latino che batte in via Martiri a Cossato

Batte un cuore latino che non avremmo mai pensato di incontrare nella centralissima via Martiri della Libertà. È uno scambio cultural gastronomico, come spiega Bertha Calderon Ojeda, titolare di “Senza frontiere, prodotti sudamericani”. Da lei approdano dal Brasile, dalla Repubblica Dominicana, dal Perù, dalla Colombia, dall’El Salvador, dall’Honduras, dall’Argentina e gli italiani, alla ricerca di sapori che sanno di casa o di novità da proporre alle cene con gli amici.
«È una bottega in cui c’è di tutto un po’, una gastronomìa fusión – ci racconta, con un piacevole accento spagnolo -. Importo specialità tramite fornitori di Milano. Dipende dalla domanda, dalle richieste che ricevo. Cerco sempre di soddisfare i clienti. È un servizio il mio».
Si scopre così una comunità importante in città, originaria del Sud e Centro America.
«Abbiamo cercato di imparare un po’ tutte le lingue – prosegue -. È un’attenzione che fa piacere ai clienti, contribuisce a farli sentire a loro agio e ci ringraziano. Percepiscono integrazione. Lo stesso accade con il piemontese. Quando diciamo “summa bèn ciapà”, oppure “un cicinin”, i clienti si stupiscono e apprezzano. La nostra bottega è un punto d’incontro. Capita di ritrovarci, noi, del Perù, e una signora messicana, un colombiano, un venezuelano, un corriere di Cuba e una ragazza delle Filippine. È bello e ci mettiamo a ridere. “Wow! Ci siamo trovati”, diciamo. Siamo in Italia per motivi diversi e siamo costretti a parlare italiano per poter comunicare. La lingua ci unisce, ci fa ritrovare. Arrivano persone appena giunte in Italia, per lavoro, per asilo politico o per qualsiasi altro motivo e sono disorientate. Non sanno dove ottenere il codice fiscale o altra documentazione. La prima cosa che dico loro è che devono imparare la lingua e possono farlo al Centro di prima accoglienza. Dico anche di fare riferimento al Caf, al Centro di assistenza fiscale, per chiedere, ad esempio, la cittadinanza. Per questi motivi io sono un riferimento. Sento tante storie. C’è gente a cui tocca dormire per strada perché non ha famiglia, ma poi arriva un altro migrante che gli dà una mano, un letto. È bello perché creo dei collegamenti. Perché dobbiamo soffrire quando possiamo aiutarci e dare sollievo? La stessa cosa accade con i miei prodotti, quando arriva l’italiano che non li conosce, fornisco la ricetta. Do sempre orientamenti. A me fa piacere».
Nel 2023 Bertha, nella sua prima sede di Biella, aveva organizzato la degustazione di piatti tipici e balli peruviani.
«È fare cultura e adesso mi sento in debito con i miei clienti, perché avevo detto che l’avrei ripetuto e non l’ho ancora fatto. L’Italia non è il nostro Paese, ma ci fa ritrovare e ne siamo grati».
Bertha, come detto, sei originaria del Perù.
«Certo, poi all’età di 17 anni sono migrata con la famiglia in Argentina, a Buenos Aires, dove ho vissuto a lungo, perché nel mio Paese erano anni di recessione molto critici. Adesso ho due cittadinanze: argentina e italiana naturalizzata. In Italia sono arrivata nel 2007, da sola. Ho lavorato a Torino, poi ho conosciuto mio marito che è Biellese, di Basnèng – di Brusnengo -, a cui ho fatto conoscere il Sudamerica. Ho due figli grandi, che sono il mio orgoglio».
Ti sei avvicinata al mondo del commercio durante la pandemia.
«In quei mesi, ho pensato che dovevo fare qualcosa di utile e ho studiato per conseguire la licenza per avviare un’attività. L’opzione proponeva l’apertura di un bar o di un mini market. Ho optato per il negozio perché mi sono domandata: cosa cerca un migrante in Italia? Sicuramente vuole accorciare la distanza con il proprio Paese di origine. Io, ad esempio, andavo a cercare i prodotti tipici del Perù a Torino e a Milano. Adesso invece sono diventata io il riferimento per il Sud e il Centro America».
Bertha è un vulcano di idee. Luminosa. Ha tanti progetti che vorrebbe realizzare.
«Mi piacerebbe fare tante cose, pero no tengo tiempo e devo darmi una calmata, come dice mio marito. Intanto accanto a me c’è mia sorella Geyssett, che mi aiuta. Insieme cerchiamo di accogliere i nostri clienti. Li attendiamo, come se ci facessero una visita. Diamo un’attenzione personalizzata. I nostri prodotti non si trovano al supermercato, quindi bisogna spiegarli. Tanti prodotti brasiliani e peruviani, ad esempio, sono senza glutine e penso sia importante conoscerli, visto che il numero di celiaci è in aumento. Diamo indicazioni su come utilizzarli, con le ricette. Come ho detto, è uno scambio cultural gastronomico. Vengono da noi anche tanti italiani che cercano novità e noi siamo felici di conoscerli».

Anna Arietti 

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    27 Ottobre 2025 at 23:13

    Bhe almeno non sono islamici.

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