Attualità
Bar da Sergio: “Ho realizzato un sogno ma qualcuno vuole distruggermelo”
C’era una volta un bar, un piccolo locale nato dal nulla nel centro cittadino. Grazie alla tenacia e al sudore della fronte di chi sta realizzando il proprio sogno, il bar è cresciuto in fretta, si è ampliato, ha assunto nuovi dipendenti, si è trasformato nell’Enoteca bar “Da Sergio” ed è divenuto un vero e proprio punto di riferimento per tanti biellesi. C’è chi va per colazione, chi per pranzo, chi beve un bicchiere all’ora dell’aperitivo e chi si fa una birra a fine giornata, dopo cena. Una bella storia, insomma, nel deserto della crisi all’ombra del Mucrone. Una storia che a questo punto normalmente finirebbe con un bel “e vissero tutti felici e contenti”. Ma questa non è una fiaba. E Biella non è il mondo incantato. Anzi… C’è qualcuno a cui questo bar proprio non piace, c’è qualcuno che quotidianamente mette i bastoni tra le ruote all’attività.
“Potrei fare parecchi esempi. Dalle secchiate d’acqua alle innumerevoli controversie giudiziarie negli anni, fino al tentativo di impedire l’apposizione dell’insegna, per la quale paghiamo regolarmente quanto dovuto al comune”.
A raccontare la propria odissea è lo stesso Sergio Casu, titolare del locale, che nelle scorse settimane si è sfogato su Facebook. Quando si è lanciato in questa avventura, infatti, era cosciente di doversi rimboccare le maniche. Quello che non sapeva era di dover indossare anche l’elmetto perché ad attenderlo c’era una vera e propria guerra.
«A oggi – spiega – combatto una battaglia che non dovrei combattere. Ogni giorno ho seri problemi e ostacoli per la mia attività. Puntualmente, settimanalmente e mensilmente, devo affrontare con il mio legale vicende giudiziarie infinite, molestie verbali che non ti danno pace, che ti perseguitano quotidianamente. Davvero, arrivi al punto che certi giorni vorresti vendere e andartene».
Il successo e l’espansione dell’attività commerciale di via Gramsci – dove solitamente le saracinesche siamo abituati a vederle abbassare, non alzare – non piacciono ad alcune persone del condominio Garibaldi, residenti che forse percepiscono quel bar e i suoi affezionati clienti come una minaccia al loro quieto vivere. Ed ecco che nascono i problemi. Problemi di convivenza, nonostante Casu sia sempre stato molto attento a rispettare gli orari e le norme, impegnandosi in prima persona affinché il disturbo per chi vive nella zona fosse ridotto al minimo. Evidentemente qualcuno non era comunque soddisfatto e si è messo a dare battaglia “armato” di carte bollate e di regolamenti. Una battaglia che non ha scalfito la volontà di Sergio Casu di andare avanti: è bene dirlo che non ha alcuna intenzione di arrendersi. Forse per quel mix di sangue sardo nelle vene e testardaggine biellese nella testa, ha deciso di difendere con le unghie e con i denti tutto ciò che ha costruito in questi anni. E spera che anche l’amministrazione comunale mostri maggiore attenzione nei confronti di un esercizio commerciale che, forte di tutte le autorizzazioni necessarie, ha l’unica “colpa” di funzionare ed essere molto frequentato e apprezzato.
«Ho deciso anni fa di aprire un locale dove poter lavorare in proprio – ricorda -. All’inizio dell’avventura non si sa come sarà il tuo approccio con questo nuovo mondo, ma la cosa sicura e che ci metterai sempre energia, cuore e amore. Dopo anni ti accorgi di lavorare sodo, ottieni risultati, la gente viene ed è contenta, si sente a casa… E tu sei felice e appagato, ripagato di tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. Riesci a creare uno staff duraturo nel tempo. Ti accorgi, poi, che ti accompagna negli anni e che insieme andate avanti. Arrivi al punto che non è più solo un rapporto di lavoro, ma sono amici quelli accanto a te. Perché tutti noi crediamo nel lavoro e in un’idea comune».
È da lì che viene la forza per affrontare gli ostacoli creati da chi, forse, preferirebbe un centro città che si svuota e si spegne al tramonto insieme al sole.
«Vorresti vendere e andartene… – ammette Sergio – ma poi ti ricordi di tutti i sacrifici fatti e ti rimbocchi ancor più le maniche e vai avanti sempre a testa alta. Questa guerra la devo combattere per me, per i miei dipendenti e per Enoteca bar “Da Sergio”. Forse la strada sarà ancora lunga prima di veder la fine, ma andiamo avanti comunque con fierezza, sapendo di essere dalla parte della ragione. Una volta le persone pericolose le riconoscevi dall’abbigliamento, oggi è difficile riconoscerle perché talvolta indossano giacca e cravatta. Se ne facciano una ragione, noi continuiamo a lavorare».
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook