Attualità
Aperta la caccia anche nella zona vietata
Accolte le proteste degli agricoltori biellesi: «Nel giro di pochi mesi i cinghiali sono proliferati»
Aperta la caccia anche nella zona vietata. A confermarlo Guido Dellarovere, presidente di Federcaccia regionale Piemonte.
Aperta la caccia anche nella zona vietata
«La richiesta delle associazioni agricole e venatorie provinciali è stata accolta – spiega Dellarovere -. Questo grazie anche all’importante intervento della Provincia di Biella, che si è fatta carico delle richieste avanzate da noi e dal mondo agricolo. Dal 1° ottobre, infatti, anche nel Biellese era stato istituito il divieto di caccia nella zona 1, area individuata come “cuscinetto” per il propagarsi della Peste Suina. Ci tengo a ricordare che è stato segnalato un solo caso di infezione nel Novarese, lontano quindi da noi. I comuni interessati dal divieto erano circa 21, tutti nel basso Biellese, dove nel giro di pochissimo tempo hanno iniziato a proliferare i cinghiali. L’aumento degli ungulati, come è facile immaginare, ha creato diversi problemi, soprattutto alle produzioni agricole».
La posizione di Coldidetti
Alle parole di Dellarovere fanno eco quelle del presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Roberto Guerrini.
«Se non fossero state accolte le nostre istanze temo che questa primavera avremmo dovuto affrontare una situazione disastrosa – le sue parole -. Va ricordato che la zona nella quale era interdetta la caccia è un territorio altamente produttivo. Diciamo che in inverno ci sono poche coltivazioni e quindi i danni sono stati più contenuti. Oltre alle proteste degli agricoltori, però, ci sono altri due motivi che hanno portato il Commissario per la PSA a riaprire la caccia nella zona interdetta.
«Durante questi mesi sono stati effettuati numerosi controlli – aggiunge -. Dei tutor si sono occupati di monitorare la cosiddetta zona 1 per verificare che non vi fossero animali infetti. Da questi controlli non sono emersi cinghiali affetti da peste suina. Una garanzia in più per la sicurezza, infine, sono le cosiddette celle di sosta dove vengono lasciati gli animali uccisi. Questi vengono sottoposti a dei controlli e poi restituiti ai cacciatori. Ci tengo infine a ringraziare anch’io la Provincia di Biella che si è fatta portavoce delle nostre istanze».
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