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Troppo amore per il Biellese può anche fare male

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Caro Direttore, ho letto con enorme stupore l’intervento di Ludovico Maggia, relativo al mio articolo pubblicato sul quotidiano online NewsBiella, sulle attuali condizioni dell’ex Fila di via Cesare Battisti. Stupore dovuto allo strabismo dell’imprenditore che, negli anni, non ha visto o non ha voluto vedere l’infinita serie di articoli, approfondimenti, racconti e comunicati stampa pubblicati da tutti i giornali locali sulle eccellenze imprenditoriali. Nella quantità sterminata di inchiostro versato e di spazio web occupato, per altro, diversi “pezzi” portano la mia firma. La lettera di Maggia racconta quindi un falso clamoroso in termini giornalistici e storici, tanto nei miei confronti quanto di tutta la categoria cui appartengo. I giornalisti infatti hanno sempre dato spazio e parola alle storie d’eccellenza dell’imprenditoria locale. Ed io tra questi.

Se proprio una colpa hanno avuto e abbiamo, noi giornalisti del Biellese, è l’opposto di quanto Maggia crede e sostiene nelle sue righe inviate ai giornali: siamo infatti stati tifosi, troppo tifosi, del territorio ovviamente… Non certo per piaggeria, ma per amore. Sì, tifosi dei progetti degli imprenditori locali e delle diverse associazioni in cui si riconoscono, nella speranza di poter raccontare un Biellese fuori dalla crisi gigantesca che ha colpito tutti noi che viviamo sotto il Mucrone. E raccontare la crisi è stato, ed è, un dovere morale assoluto per ogni padre di famiglia e operatore della comunicazione che vive a Biella e dintorni.

Ludovico Maggia però è giovane. E ai giovani si devono perdonare molte cose. Nel mio ruolo di giornalista professionista e di neo insegnante, quindi, chiudo con una piccola nota finale, che spiega anche il perché del mio articolo sulla Fila: studiare il passato serve a capire il presente e a programmare il futuro. Mettere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, invece, porta a ripetere i medesimi errori del passato. Cordiali saluti.

Paolo La Bua

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