Seguici su

AttualitàBiella

Alexandra Tiboldo è la neo presidentessa di Anffas

«Basta pietismo, confrontiamoci sui diritti»

Pubblicato

il

Alexandra Tiboldo è la neo presidentessa di Anffas

Alexandra Tiboldo è la neo presidentessa di Anffas.

Alexandra Tiboldo è la neo presidentessa di Anffas

Alexandra Tiboldo, da poche settimane è presidente di Anffas Biellese.

Che eredità raccoglie ?

«Quella di un’associazione che funziona, che crede nelle nuove linee guida in materia di integrazione e di disabilità. Abbiamo operatori e collaboratori molto professionali, che hanno deciso di ampliare ulteriormente la loro formazione con corsi e momenti di condivisione per essere pronti alle nuove sfide del presente e del futuro. La nostra storia è fatta di impegno e di famiglie. Presto festeggeremo il sessantesimo compleanno. Un traguardo storico».
Da quanti anni è in Anffas?
«Dall’agosto del 2020, quando si verificò una situazione d’emergenza per mio figlio Carlos».
Ci racconti.
«Dopo il lockdown Carlos non era più riuscito a riprendere la propria quotidianità, cadendo in una spirale depressiva molto pericolosa. Ho gridato aiuto al mondo, Anffas mi ha ascoltato e accolta. Carlos è entrato quindi nell’appartamento-comunità della nostra associazione, nel centro di Biella, per un percorso educativo e per ritrovare sé stesso. E soprattutto per iniziare un processo di auto-determinazione. E’ stata una vera e propria rinascita, tanto per lui quanto per noi familiari. Nel 2021 al di là dell’esperienza personale, ho voluto conoscere più approfonditamente l’associazione. Nel vedere Carlos acquisire progressivamente maggiore sicurezza in sé stesso, determinando le proprie scelte e diventando sempre più adulto, consapevole dei propri diritti e doveri, ho capito il valore del lavoro che veniva realizzo da e in Anffas. Quindi dal 2022 ho iniziato un percorso di formazione, seguendo corsi e studiando normative e protocolli».
Qual è la sua storia personale?
«La mia indole mi porta da sempre ad essere una persona ottimista, determinata e felice. Aspetti caratteriali che si sono rafforzati quando, rimasta senza i genitori biologici a tre anni e mezzo, mi sono ritrovata in un orfanotrofio nella mia città natale di Bogotà, dal quale sono stata salvata dai miei splendidi genitori adottivi biellesi. Li ho avuti accanto ogni giorno della mia vita, con pazienza e con amore. Alle scuole elementari aiutavo nei compiti i compagni in difficoltà. Mi sembrava normale mettermi a disposizione di chi mi stava intorno e viveva situazioni di disagio, di qualsiasi tipo. Raccoglievo cani e gatti smarriti a trovare i proprietari. Ho sempre aiutato ragazzi e ragazze che faticavano, spesso etichettati e umiliati con appellativi infamanti. Queste esperienze hanno rappresentato la palestra per quel dono rappresentato da mio figlio Carlos. Sostenerlo in ogni istante della sua crescita evolutiva, leggere al di là dei gesti e delle parole, i suoi bisogni profondi, mi ha resto una persona migliore di quella che sarei diventata senza di lui. Supportarlo nel difficile cammino dell’adultità e dell’autonomia è stata la meravigliosa avventura di questi ultimi anni, realizzata con l’aiuto di una rete di figure professionali, edificata anche da Anffas».
Che obiettivi si dà per il suo mandato?
«Rispetto all’esterno, diffondere la cultura di Anffas nella società, arrivando maggiormente alle nuove generazione, passando per esempio dalle scuole. Interno, invece, avere un dialogo sempre più diretto e continuativo con le famiglie della nostra comunità».
Com’è cambiato il concetto di disabilità, negli anni?
«Tantissimo, fortunatamente. Ma tanto lavoro deve ancora essere fatto. Neanche per un giorno possiamo pensare di arrenderci, occorre agire affinché le persone con disabilità possano vivere in una società dove chiedere il rispetto dei propri diritti, al pari di tutti, sia una realtà garantita e non un privilegio per pochi. Un concetto non ancora accettato, soprattutto in un momento di grande cambiamento e di difficoltà economiche, che spesso fagocitano le famiglie. Negli anni ’50 e ’60 le persone con disabilità vivevano segregate o dentro istituti in condizioni disumane. La disabilità era qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere. Da questa voglia di superare tale condizione è nata l’associazione di famiglie di Anffas, fatta di persone che avevano capito che da sole non si poteva vincere questa battaglia umana e sociale epocale. Si è quindi arrivati a un’idea di disabilità legata all’assistenzialismo, come se fosse una malattia da curare. Negli anni grazie al lavoro enorme portato avanti anche da Anffas sul territorio nazionale, si è trasformato il modo di intendere la disabilità. Non più persone che vengono accudite in modo passivo, a cui offrire pacchetti di servizi preconfezionati, ma uomini e donne con un loro un progetto di vita personalizzato e partecipato. La disabilità è passata dall’essere un fatto individuale a sociale. Il paradigma è diventato: è l’ambiente che non riesce a creare le condizioni affinché delle persone possano sviluppare tutto il loro potenziale e vivere la propria esistenza con la massima libertà possibile. Un gran bel passo in avanti».
Un messaggio per le famiglie, di Anffas ma non solo?
«Vorrei che la mia esperienza, tra vittorie e sconfitte, diventasse un abbraccio di speranza per chi vive quotidianamente la disabilità di un figlio, di un fratello o comunque di un familiare o un parente. Noi familiari dobbiamo ascoltare e porre domande alle persone con disabilità, senza decidere per loro. Mai arrendersi. E soprattutto non siete soli».
E al territorio, invece?
«Il vento non si può fermare e quello del cambiamento c’è ed è forte. Sono in atto riforme importanti. Tutti però dobbiamo fare la nostra parte. E ancora: parliamo con le persone con disabilità. Basta pietismo. Misuriamoci su diritti e politiche inclusive, a ogni livello. Ogni persona con disabilità può dare un contributo al miglioramento della società. Molto deve ancora essere fatto, a partire dal linguaggio».

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copyright © 2024 laprovinciadibiella.it S.r.l. - P.IVA: 02654850029 - ROC: 30818
Reg. Tribunale di Biella n. 582 del 30/06/2014 - Direttore responsabile: Matteo Floris
Redazione: Via Vescovado, n. 5 - 13900 Biella - Tel. 015 32383 - Fax 015 31834

La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Servizi informatici e concessionaria di pubblicità: Diario del Web S.r.l.