Attualità
A maggio zona gialla, coprifuoco a mezzanotte e ristoranti aperti a cena
na data precisa per le riaperture il governo Draghi ancora non ce l’ha. E questo perché il piano per portare l’Italia fuori dal lockdown soffre della divisione all’interno dell’esecutivo tra aperturisti e rigoristi. I secondi spingono per la deadline di maggio e vorrebbero portare riaperture graduali fino a fine giugno. I primi invece vogliono anticipare al 20 aprile l’inizio della fase 2 e concluderla il 2 giugno, Festa della Repubblica.
Il piano del governo Draghi per maggio: zona gialla, coprifuoco a mezzanotte e ristoranti aperti a cena
A parte i significati simbolici di questo tipo di scelte, ben spiegati ieri dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia nell’intervista a La Stampa, il problema è prima tecnico e poi politico. A Palazzo Chigi si continua a ribadire la linea dettata dal premier Mario Draghi: le prossime settimane saranno quelle in cui si parlerà di riaperture e non di chiusure. Ed “essenziali” per ogni decisione saranno i dati e l’andamento della campagna vaccinale. Quel che è certo è che quando si deciderà di riaprire ci saranno interventi selettivi e graduali. Per questo si è cominciato a lavorare sui protocolli di sicurezza dei vari settori, a partire dal mondo della cultura e della ristorazione.
Il Comitato tecnico scientifico ha iniziato dalle richieste di musei, cinema, teatri e spettacoli dal vivo, che vogliono tornare a lavorare e puntano ad un ampliamento della capienza finora consentita da 200 persone a 400 al chiuso e da 400 a mille all’aperto. L’altro settore è quello della ristorazione: nelle prossime ore la Fipe vedrà il ministro Giancarlo Giorgetti per sottoporgli il protocollo già presentato a gennaio che prevedeva ristoranti aperti anche la sera nelle zone gialle e a pranzo in quelle arancioni, con prenotazione obbligatoria. Linea che difficilmente passerà il vaglio del Cts anche se l’obiettivo di tutti è di far ripartire almeno i locali che hanno spazi all’aperto e che si trovano in zona gialla, per poi proseguire con il resto. Più avanti si discuterà invece della riapertura delle palestre, solo per le lezioni individuali.
Il nodo politico però è proprio la data, con il governo che non ha ancora convocato la cabina di regia. Matteo Salvini ribadisce che dove la situazione sanitaria è sotto controllo “bisogna aprire già domani” mentre Forza Italia insiste sul 20 aprile come data giusta per “fare un punto in Cdm”. Posizioni difficilmente compatibili con quelle del Pd e di Roberto Speranza: servono ristori sostanziosi, è la linea, e prima di maggio non si parla di riaperture. “Ad aprile conviene tenere ancora la massima prudenza – dice il ministro della Salute – A maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili, ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle da zona gialla”. Proprio Speranza è dato in bilico dai retroscena dei giornali: Draghi, che lo ha difeso nell’ultima conferenza stampa, vorrebbe convincerlo ad accettare un altro ruolo per lasciare il ministero della Salute.
La zona gialla in arrivo, il coprifuoco alle 24 e la cena fuori casa da maggio
In questa ottica lo scenario che potrebbe portare alla svolta è quello che vede l’indice di contagio Rt a 0,8 e la prima dose di vaccino al 75% degli over 70. Se davvero si riuscisse a centrare entrambi gli obiettivi entro il tempo dato, allora a maggio (e forse anche già a partire dal 20 aprile) allora sarebbero due le ipotesi in campo:
- la prima ipotesi è quella di aspettare maggio per ripristinare la zona gialla in tutta Italia valutando poi successivamente la possibilità di portare il coprifuoco a mezzanotte e programmare la riapertura anche a cena dei ristoranti;
- la seconda ipotesi prevede l’anticipo di una settimana per le riaperture, ma a condizione che anche l’incidenza dei casi settimanali ogni centomila abitanti cali in modo significativo.
Sulla seconda ipotesi c’è scetticismo. O meglio, si considera difficile raggiungere in tempi così brevi l’obiettivo, specialmente mentre la campagna vaccinale del generale Figliuolo stenta a decollare. E addirittura si chiede di frenare sulle somministrazioni perché si rischia di restare a corto di dosi. Ma intanto Draghi ha investito il Cts della missione di cominciare a scrivere i protocolli per le riaperture di bar e ristoranti e degli altri settori. Regole meno rigide per permettere alle categorie di tornare a lavorare.
Per i ristoranti e i bar si pensa di introdurre la prenotazione obbligatoria per i clienti insieme all’obbligo di privilegiare gli spazi all’aperto. Bisognerà distanziare i tavoli in modo da assicurare la distanza di almeno un metro tra i clienti (tranne che a quelli che non sono soggetti a distanziamento interpersonale, come i coniugi o i genitori con i figli e così via). Secondo le indiscrezioni la distanza potrà essere ridotta soltanto se il locale avrà approntato barriere fisiche tra i tavoli, mentre resterà in vigore la regola delle 4 persone salvo che non siano tutti conviventi. Per il personale ci sarà l’obbligo di mascherina e si dovrà favorire il pagamento elettronico direttamente al tavolo. I clienti potranno mangiare senza, ma per muoversi all’interno del locale dovranno avere la mascherina.
Per quanto riguarda cinema e teatri, la capienza delle sale non potrà superare i 200 spettatori e l’entrata e l’uscita dovranno essere separate. La prenotazione dei posti potrà essere effettuata solamente online, mentre le poltrone dovranno assicurare il distanziamento sociale con le stesse regole (e le stesse deroghe per familiari, conviventi e congiunti) che andranno in vigore per ristoranti e bar. Anche qui sarà possibile utilizzare barriere in plexiglass per migliorare l’esperienza dell’utente. I clienti che hanno ricevuto la vaccinazione o hanno un tampone negativo nelle ultime quarantotto ore potranno usufruire di regole più lasche.
Quindici giorni per riaprire: la cena fuori casa a partire da maggio
Secondo La Stampa Il premier è deciso ad allentare le misure restrittive per ristoranti, bar e le altre attività tuttora ferme, ma vuole attendere quindici giorni, ovvero “altre due settimane”, almeno fino a quando il Comitato tecnico scientifico non avrà valutato appieno l’effetto del rientro a scuola della gran parte degli studenti, iniziato ieri, e un calo consolidato dei contagi. Il nuovo decreto di aiuti alle imprese servirà da un lato a dare ossigeno a chi è costretto ad attendere, dall’altra a dare fiato alla ripresa prevista per la seconda parte dell’anno.
Tra le ipotesi più suggestive, riferisce oggi Repubblica, c’è quella di avere una seconda parte della primavera con cinema, teatri e sale da concerto aperti a 500 persone al chiuso e a 1.000 all’aperto, eventi speciali con ancora più spettatori e controlli straordinari, il primo dei quali magari all’Arena di Verona. Ieri il ministro alla Cultura Franceschini ha incontrato il Cts per esporre le sue idee riguardo alla ripartenza di alcune attività culturali di importanza centrale. Oggi presenterà il protocollo nero su bianco ai tecnici, che dovranno dire la loro.
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