Attualità
A Cittadellarte un incontro sull’utilizzo del carbone biologico in agricoltura
Mercoledì 14 dicembre alle ore 18, presso la Sala Cervo della Fondazione Pistoletto
Nell’ottica di porre sotto i riflettori le specificità di questa materiale, Let Eat Bi ha organizzato un incontro ad hoc, che si terrà mercoledì 14 dicembre alle ore 18, presso la Sala Cervo della Fondazione Pistoletto. L’appuntamento, proposto nel contesto dell’Accademia Verde, vedrà intervenire i seguenti relatori: la presidente di Let Eat Bi Armona Pistoletto, che introdurrà il biochar; il dottore in scienze motorie e divulgatore scientifico Salvatore Marasà, che illustrerà come si produce il biochar definendo l’importanza che ricopre per l’ambiente; l’esperto in permacultura Andrea Marostegan, che motiverà perché è di rilievo utilizzare il materiale in questione, fornendo esempi di applicazioni ed esperienze; Magda Ciccioni Zago della Società Agricola Centovigne, che rivelerà la personale esperienza del biochar in viticoltura.
Oltre a Let Eat Bi, nel dietro le quinte dell’appuntamento del 14 dicembre figura Bi-biochar S.r.l., società che vuole partecipare attivamente all’introduzione di un nuovo modello agricolo sostenibile e divulgare e promuovere l’utilizzo del biochar sul territorio biellese e ovunque in Italia attraverso la vendita diretta e online, proponendo anche formazione e workshop con dimostrazioni di coltivazioni. Bi-biochar, inoltre, promuoverà la valorizzazione dell’impiego di biochar convertendolo in crediti di carbonio, certificati da terze parti indipendenti. “Il cambio climatico – spiegano i soci nell’opuscolo di presentazione – è la nuova realtà a cui dobbiamo far fronte: sempre più frequentemente notiamo situazioni climatiche anomale, periodi di prolungata siccità sono contrapposti a piogge scarse o violente, i terreni pesantemente sfruttati si compattano e quando piove perdono la capacità di drenare e cosi l’acqua scorre in superfice portandosi via materia organica e nutrimenti. Questi ed altri fenomeni correlati rendono l’agricoltura, oggi giorno, difficoltosa e non più sostenibile. È importante riconoscere che questo cambiamento è principalmente provocato da azioni innaturali ed eccessive da parte dell’uomo e che una nuova forma di coscienza accompagnata dalla disponibilità a cambiare le nostre abitudini di fare agricoltura, può essere molto di aiuto”. Il biochar, in agricoltura, risulta a loro avviso l’unica soluzione che permette di certificare un’azione positiva a favore della natura e dell’uomo, in un processo che riduce concretamente le emissioni di CO2 “perché interrare biochar – viene aggiunto – vuol dire sequestrare carbonio, immagazzinare acqua, mantenere il suolo in condizioni di fertilità concentrando i nutrimenti a disposizione delle piante, migliorare il drenaggio e certificare cibo sano”.
Biochar significa letteralmente Carbone Biologico, ottenuto da legno vergine di origine boschiva ed è così definito per distinguerlo da quello fossile estratto in miniera. Il biochar così ottenuto è caratterizzato da una struttura alveolare che ricorda il favo delle api: i suoi microscopici alveoli vengono colonizzati dai batteri del terreno, rendendo disponibili alla radice delle piante i nutrimenti della digestione delle colonie batteriche. In questo modo il biochar è in grado di restituire fertilità a terreni desertici dove diversamente non nascerebbe nulla. Una volta miscelato al terreno, il biochar è in grado di produrre i suoi effetti benefici per secoli, come testimoniano i terreni scoperti alcuni decenni or sono in Amazzonia. Il biochar ammendante agricolo ottenuto attraverso un processo di pirolisi è stato definito la ‘Terza Rivoluzione Verde’ ed è riconosciuto internazionalmente per il suo impatto positivo su settori che spaziano dall’agricoltura e zootecnia al bio-risanamento, alla creazione di materiali compositi avanzati e all’utilizzo per combattere la crisi climatica. Il biochar, nello specifico, è prodotto a partire da biomasse vergini di scarto, provenienti da potature agricole o forestali o ancora da piante infestanti usando la tecnologia della pirolisi.
Storia e vantaggi del biochar in agricoltura
Come riportato da Bi-biochar, 8000 anni fa le popolazioni dell’Amazzonia scoprirono come migliorare la fertilità dei loro suoli e incrementarne la produttività realizzando delle vere e proprie carbonaie orizzontali, ricoperte di terra, che ancora oggi consentono uno straordinario sviluppo di qualsiasi vegetale piantato su quei terreni. Questa antica tecnica, ha dato vita al “moderno biochar” ed è stata oggetto di oltre 20mila studi che hanno determinato che “aggiungere biochar ai suoli – si legge nella presentazione – non solo ne aumenta la produttività dal 20% al 200%, ma permette anche di ‘sequestrare’ nel suolo quantità significative di CO2 atmosferica”.
In quest’ottica, il biochar è oggi considerato una delle soluzioni più promettenti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Il materiale in questione ha inoltre una struttura alveolare che può trattenere acqua, aria, e sostanze organiche, ed è altamente porosa (habitat ideale per i microrganismi); funziona anche da filtro per le sostanze tossiche, oltre alle sue numerose proprietà chimico-fisiche e biologiche. Il biochar porta una serie di vantaggi anche applicato ai terreni agricoli: aumenta le rese fino al 200%; fertilizza permanentemente terreni poveri (un’applicazione è efficace per migliaia di anni); risana i terreni degradati assorbendo sostanze tossiche o inquinanti; consente di risparmiare acqua e fertilizzanti permettendo una gestione ottimale dei residui delle coltivazioni agricole, spesso considerate più un problema che una risorsa; aumenta la sicurezza alimentare di popolazioni vulnerabili; migliora la biologia e la ritenzione di nutrienti e idrica del suolo; aumenta il pH dei terreni acidi e, anno dopo anno, la materia organica, per cui migliora la qualità e la fertilità.
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