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A Biella non dobbiamo perdere la voglia di indignarci

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BIELLA – Perché non ci si indigna più? Siamo così sfiduciati dalla “cosa pubblica”, che ci siamo adattati a convivere con lo stato di abbandono dei servizi essenziali che un’amministrazione dovrebbe garantire.

Pochi giorni fa, una lettera pervenuta in redazione dal sig. Manrico Rossi ha descritto la condizione in cui si trova la Scuola Marconi, che lui vede dalla sua finestra di casa: un cantiere abbandonato e un edificio circondato da sterpaglie. E’ un nonno, preoccupato dal pensiero che i ragazzi e i docenti a settembre non troveranno una sistemazione sicura per iniziare l’anno.

Le perplessità del sig. Manrico sono state confermate dalle dichiarazioni dell’Assessore comunale, che effettivamente ammette che non tutto l’istituto potrà essere pronto per metà settembre.

Non solo la scuola è però stata invasa dai rampicanti, la stessa sorte è toccata alla costa del Piazzo, in cui il sentiero a ridosso di Palazzo Ferrero è ormai difficilmente percorribile per la presenza di infestanti e rifiuti.

Che la cura per la città non sia una priorità per l’amministrazione, lo si riscontra anche camminando per le strade sporche o perdendosi in giardini, che nelle ore serali, sono inghiottiti dalle tenebre.

La stessa disattenzione può essere stata la causa dell’incuria nella gestione degli scavi nel Cimitero, con i resti umani affioranti.  

Dimenticare la natura, l’istruzione e la dignità dei defunti sono sfaccettature dello stesso male: disinteresse e superficialità, continuando persino a tradire un elettorato che si è fidato di chi aveva promesso una città migliore.  

Il sig. Manrico, con toni garbati, ci ha ricordato che porsi delle domande è l’unico rimedio per non assistere, inermi, la nostra città mentre viene soffocata dai rovi e dal germe distruttivo dell’indifferenza.

Che questa lezione arrivi proprio da un “nonno” è emblematico della forza vitale di una generazione che sa ancora reagire, con una sana partecipazione civica alla vita amministrativa.

La democrazia è una pianta, un fiore che va curato ogni giorno. Potrebbe apparire retorica, ma è l’unica formula per tenere in vita una società civile che sia degna di definirsi ancora tale.

Vittorio Barazzotto

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