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Medico biellese a Roma per la Giornata mondiale per la Prevenzione del Suicidio

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Un medico biellese relatore al convegno organizzato in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio. Sarà ospite a Roma, in qualità di relatore, al convegno “La prevenzione del suicidio: un mondo unito”.

Un medico biellese relatore al convegno organizzato in occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio.

Si tratta di Roberto Merli, direttore del dipartimento di Psichiatria U.M.1 di Biella, da decenni membro della Società Tedesca di Prevenzione del Suicidio (DGS), Coordinatore del Gruppo di Lavoro “Prevenzione del suicidio di paziente in ambito ospedaliero e di cure territoriali” dell’Asl BI e membro del Direttivo Nazionale della Sezione di Suicidologia della Società Italiana di Psichiatria. Sarà ospite a Roma, in qualità di relatore, al convegno “La prevenzione del suicidio: un mondo unito”.

L’evento, che si terrà mercoledì 10 e giovedì 11 settembre, è organizzato dalla Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma, dall’Università Sapienza e dalla International Association for Suicide Prevention.

I relatori, provenienti da autorevoli realtà sanitarie ed universitarie, focalizzeranno l’attenzione su numerosi argomenti nell’ambito della prevenzione, illustrando al pubblico presente (psichiatri, neurologi, psicologi, infermieri, educatori professionali, farmacisti) i rischi di suicidio per persone affette da disturbo bipolare, i rischi per chi subisce violenza di genere, nell’ambito del cyberbullismo e nei casi di omosessualità per via dello stigma e del pregiudizio ancora esistenti. Una parte del convegno sarà dedicata anche al tema del prendersi cura dei “sopravvissuti” e cioè di chi ha perso un proprio famigliare per suicidio, al ruolo dell’infermiere nella prevenzione del suicidio e al contributo degli studi di neuroimaging per comprendere il fenomeno suicidario.

Roberto Merli, durante il proprio intervento, parlerà di “suicide-hotspots” e di prevenzione del suicidio. Gli hotspots sono luoghi che si caratterizzano per l’elevata frequenza di suicidi. Possono dunque essere luoghi “da salto”, quali ponti, dirupi, edifici particolarmente alti, oppure ferrovie e metropolitane, dove il suicidio avviene saltando contro un veicolo in corsa o, ancora, luoghi appartati dove l’atto si consuma per mezzo dei gas di scarico delle autovetture e con altre modalità.

«Gli hotspots – spiega Merli – si caratterizzano perché sono luoghi molto popolari, noti, conosciuti; sono facilmente accessibili e sono caratterizzati anche dall’essere oggetto di attenzione mediatica, spesso morbosa. E’, dunque, fondamentale intervenire non solo con misure fisiche, impedendo l’accesso al metodo di suicidio per mezzo di barriere e cartelli dissuasori, ma anche con l’installazione di telefoni sul posto per stimolare la richiesta di aiuto da parte della persona in fase critica acuta. Al tempo stesso, un ruolo fondamentale è giocato dai mass media, ai quali è sempre richiesto il rispetto dei criteri indicati nelle linee guida pubblicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel trattamento dei casi di cronaca legati ai suicidi. In questo modo, giornali e tv possono contribuire a limitare la notorietà degli hotspots, contrastare la nascita di nuovi ed essere determinanti anche nel contrastare il fenomeno dei suicidi per imitazione».

Lo psichiatra dell’ASL BI durante il convegno illustrerà una serie di dati a livello internazionale: «La percentuale di suicidi varia notevolmente nei vari paesi a seconda dei luoghi hotspots presenti e delle misure protettive attuate o meno -continua Merli-. I dati parlano di possibili riduzioni tra il 50% e il 100% dei suicidi da ponti o dirupi, dopo l’installazione di barriere verticali o reti orizzontali, se appropriate in termini di forma ed altezza. Viene, comunque, rilevata la necessità di integrare tali interventi di impedimento con ulteriori strumenti di natura relazionale e mediatica».

Per quanto riguarda la realtà biellese, a partire dal 2009, all’interno del Centro di Salute Mentale di Biella dell’ASL BI, appartenente al Dipartimento di Salute Mentale diretto da Giovanni Geda, è stato attivato dal Dottor Merli un “Team di Crisi”, composto da medici e psicologi, per dare ascolto e fornire un intervento psicoterapeutico alle persone che stanno vivendo una condizione di crisi psicosociale o che hanno comunicato il desiderio di voler morire o hanno tentato il suicidio. Viene offerto anche un sostegno psicologico a famigliari di persone morte per suicidio. Dal 2009 ad oggi, questo gruppo di specialisti ha effettuato interventi psicoterapeutici e di counseling in circa  500 casi, tra crisi psicosociali suicidarie e non.

Nel 2013, su 133 casi trattati presso il Centro di Salute Mentale di Biella nell’ambito dell’intervento di crisi, 81 hanno riguardato ideazioni di suicidio, mentre 25 casi hanno riguardato veri e propri tentativi di suicidio. Nei primi sette mesi del 2014, su 111 casi di crisi affrontati dal servizio di Biella, 63 hanno riguardato ideazione suicidaria e 30 i tentativi di suicidio.

Il Centro Crisi dell’ASL BI, ufficialmente nato a fine luglio 2014, è operativo a Biella e, da pochi mesi, anche a Cossato. Il Team è composto, oltre che dal coordinatore, Roberto Merli, anche da Carla Biolla, psicologa e psicoterapeuta referente per la sede di Biella, e da Elena Macchiarulo, psicologa e psicoterapeuta, referente per la sede di Cossato.

Questo servizio è attivo dalle ore 8 alle ore 17.30, da lunedì a venerdì, sia a Biella (Strada Campagné 7/A) sia a Cossato (località Paruzza). Il Centro Crisi è accessibile tramite contatto diretto, contatto telefonico (Biella: tel. 015. 8461477; Cossato: tel. 015.98430906) o via e-mail (csm.biella@aslbi.piemonte.it e csm.cossato@aslbi.piemonte.it), anche senza impegnativa del Medico di Medicina Generale. L’intervento di crisi può anche essere iniziato in un reparto di degenza ospedaliera, soprattutto dopo un tentato suicidio, e proseguito ambulatorialmente dopo la dimissione.

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