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Silvia Avallone oggi presenta “Cuore nero” in biblioteca a Biella

Intervista alla scrittrice biellese che oggi farà tappa in città

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Silvia Avallone

Nemo propheta in patria. Tranne Silvia Avallone a Biella. Acclamata da critica e pubblico fin dai suoi esordi letterari, l’autrice biellese di “Acciaio” e “Marina Bellezza” è attesa con trepidazione nel pomeriggio di oggi, giovedì 28 marzo, alle 18, nei locali della biblioteca civica per presentare “Cuore nero”, il suo nuovo romanzo edito da Rizzoli.

Silvia Avallone torna a Biella per presentare il suo nuovo romanzo

Che effetto le fa tornare a Biella?
Sono molto legata alla mia città natale anche se da anni vivo a Bologna. Ci torno spesso essendo il luogo in cui ancora vive mia madre e dove ho i miei più cari amici e amiche. Certo sarà una grande emozione presentare qui Cuore nero per la prima volta.

Come lei, anche “Cuore nero” è un romanzo molto legato al territorio. Parte della storia è ambientata a Sassaia, minuscolo borgo praticamente sconosciuto della Valle Cervo.
Pur conoscendo molto bene la Valle Cervo, Sassaia era un luogo sconosciuto anche a me. L’ho scoperto per caso, durante una passeggiata nei tempi del lockdown. Mi sono subito innamorata di questa piccola perla di pietra che si nasconde tra i castagni e ha una incantevole vista sulle montagne. Farla diventare l’ambientazione della storia di rinascita che avevo in mente è stato del tutto naturale. Sarà un’emozione anche tornare a Sassaia dopo la pubblicazione del libro.

Accanto a Sassaia, un “utero di pietra” come viene definito, nel romanzo compare anche Alma, un borgo da cui si parte per arrivare a Sassaia, che non esiste nella realtà.
In effetti Alma è un paesino di mia fantasia che ricorda qualche altro paesino della valle senza identificarsi esattamente con nessuno. L’ho denominato Alma da “anima” perché volevo fosse un luogo universale capace di racchiudere al suo interno tutte le dinamiche umane dell’anima: la paura del nuovo e la diffidenza ma anche l’accoglienza. L’amore e l’odio.
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“Cuore nero racconta la storia della vita dopo il Male”

Silvia Avallone

Silvia Avallone fotografata da Giovanni Previdi

Che storia ci racconta “Cuore nero”?
Racconta la storia della vita dopo il Male. È la storia di un’adolescente, Emilia Innocenti, che commette un crimine irreparabile e si rifugia a Sassaia ormai trentenne dopo aver scontato una lunga pena ma senza essersi ancora perdonata. Certa che non ci sia più possibilità di una vera vita per lei, si rifugia in un luogo che sembra dimenticato dal mondo per dimenticarsi di se stessa. Ma la vita per lei ha in serbo altri programmi.

Emilia a Sassaia non è sola. Ci sono altri due abitanti che la popolano e uno è Bruno, di cui si innamora.
Sì, “Cuore nero” è anche una storia d’amore e di riscatto. Perché solo l’amore ti salva. Dal male si esce sempre e solo attraverso l’amore. È quello che mi ha insegnato il cardinale Zuppi durante la presentazione del libro a Bologna. L’amore è salvezza e cura.

Bruno, a cui Emilia tiene nascosto il suo pesante passato, a un certo punto trova intollerabile questa situazione tanto da chiedersi: “Potevo amarla senza sapere chi era?”
Certo. Non si può amare nella menzogna. Bisogna trovare il coraggio di accettarsi e accettare l’altro essendo sinceri. Il loro sarà un amore difficile, perché Emilia il Male lo ha compiuto mentre Bruno, che come lei ha deciso di isolarsi a Sassaia, diversamente da lei, il male lo ha subito quando era ancora un bambino e ne porta inesorabilmente i segni addosso. Entrambi feriti in modo feroce dalla vita, solo attraversando il Male insieme, guardandolo in faccia, dandogli un nome, in un percorso per niente facile, riusciranno a guarire.

L’altro abitante di Sassaia è Basilio, il pittore imbianchino con cui Emilia restaurerà gli affreschi della chiesa del paese.
L’amore, l’arte, la cultura sono i veri motori di cambiamento dell’animo umano. Emilia ha vissuto l’adolescenza in carcere. È stata privata di tutto. Eppure ha sempre avuto accanto persone che hanno creduto nella sua possibilità di rinascere. La cultura ha una profonda capacità di cambiamento. Ci tenevo a dare un messaggio di speranza e di rinascita attraverso lo studio e la cultura. È uno dei pilastri in cui credo fermamente.

Nel romanzo si intravede una gran conoscenza della vita all’interno del carcere.
Ho avuto la fortuna di tenere dei laboratori di lettura e scrittura nel carcere minorile di Bologna. Un’esperienza che mi ha arricchita molto umanamente. Le storie di quei ragazzi sono entrate nella mia vita. E la letteratura molto spesso si nutre di realtà dolorose. Del mio lavoro di scrittrice mi piace poter dar voce a chi una voce per raccontarsi non ce l’ha.

Cuore nero ha un titolo cupo ma è portatore di un messaggio di speranza quindi.
Assolutamente sì. Non bisogna banalizzare il Male né tanto meno giustificarlo. Ma è necessario passarci attraverso. Credere fortissimamente nel potere del cambiamento e di rinascita di ciascuno. Dobbiamo sempre ricordare che è nostro dovere in quanto comunità accompagnare le persone a costruire il Bene anche dove è stato fatto il Male. Ci vuole del bene per costruire il Bene.

Mary Caiffa

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