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Maddalena Vaglio Tanet torna in libreria con “Rim e le parole liberate”

Dopo il successo editoriale di “Tornare dal bosco”, finalista del Premio Strega l‘anno scorso, in uscita domani un nuovo lavoro dell’autrice biellese

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Maddalena Vaglio Tanet torna in libreria con “Rim e le parole liberate”

Dopo il successo editoriale di “Tornare dal bosco”, finalista del Premio Strega l‘anno scorso, l’autrice biellese Maddalena Vaglio Tanet torna in libreria domani, martedì 26 marzo, con “Rim e le parole liberate” edito da Rizzoli.

Maddalena Vaglio Tanet torna in libreria con “Rim e le parole liberate”

Da un romanzo per adulti come “Tornare dal bosco” a un romanzo illustrato per ragazzi come nei suoi esordi.
In realtà non ho mai abbandonato la letteratura per ragazzi. Mentre lavoravo a “Tornare dal bosco”, un romanzo che ha richiesto un periodo di gestazione e una stesura più lunga, ho scritto e pubblicato nel 2020 “Il cavolo di Troia e altri miti sbagliati”, finalista al premio Strega Ragazzi 2021 come miglior esordio, e “Casa musica (come un papero innamorato)” nel 2022 che ha vinto il premio Orbil. Le scritture dei tre testi in realtà sono state parallele. Non c’è stato mai un vero distacco da un genere letterario all’altro.

“Tornare dal bosco”, pur essendo destinato prevalentemente a un pubblico di adulti parla di una ragazzina di 11 anni morta suicida ed è tratto da una storia vera. C’è infanzia anche qui.
Sì. Sono molto interessata al mondo dell’infanzia, soprattutto a quel periodo molto difficile che segna la soglia con l’adolescenza. Un periodo in cui si guarda al mondo fatto a misura di adulti con uno sguardo straniante sulle cose. I ragazzi in quell’età sembrano attraversare la vita come stranieri e mi affascina il modo in cui vivono e sentono le cose. In “Tornare dal bosco” c’è la storia veramente accaduta nel nostro territorio di una ragazzina di 11 anni suicida nel Cervo, ci sono le compagne di classe, le amiche che vivono un lutto tremendo e spiazzante. Il percorso di crescita è un argomento che non mi stanco mai di affrontare.

Dopo la narrazione romanzata di un evento drammatico, la fantasia torna a far da padrona in “Rim e le parole liberate”.
Rim è una ragazzina curiosa che ama le parole, ma nel mondo in cui lei vive le parole non appartengono a tutti; sono strane creaturine che vivono in gabbia e si comprano al mercato. Un mondo in cui soltanto i ricchi possono permettersi il lusso di usare termini strani e complicati, nessuno sa leggere e scrivere, la scuola non esiste e nemmeno i libri. Un mondo in cui molte cose non si possono dire, semplicemente perché non si hanno le parole per farlo: nel paese di Rim si comprano a caro prezzo, non si possono prendere in prestito, scambiare di nascosto e men che meno rubare. Le pene per i ladri sono severissime.

Le parole sono bestioline volanti grandi quanto un dito ed esistono solo in cattività, chiuse nelle loro gabbiette. Rim non sa che un tempo vivevano libere e si potevano imparare a piacimento, erano di tutti e di nessuno. Tutto però cambia quando si imbatte in un bizzarro vecchietto vestito di stracci e senza denti. Si chiama Witzold e sta per trascinarla in un’avventura incredibile. Tra cocomeri giganti, potenti stregoni e formule magiche; all’interno di un’avventura comica e spaventosa Rim scoprirà quale terribile segreto si nasconde nel passato del suo regno e nella torre più alta del castello. Ma soprattutto incontrerà e libererà tante, tantissime parole, a partire dalla più importante di tutte: libertà.

Come è nata l’idea della trama?
Leggendo le poesie di Amelia Rosselli che tratta le parole come creature volanti. Ho immaginato come avrebbe potuto essere un mondo in cui la metafora delle parole come insettini volanti si fosse trasformata in realtà. E ho immaginato un mondo fantastico in cui far vivere Rim, la bambina che attraverso tante avventure riuscirà a liberare le parole tenute in gabbia.

C’è un messaggio particolare che rivolge al suo pubblico di preadolescenti attraverso il racconto?
Non amo i libri didascalici che si obbligano di veicolare un messaggio. Preferisco usare un immaginario forte che stimoli il lettore-bambino ad assaporare e coltivare il gusto di giocare con le parole, ampliare il suo vocabolario per poter avere più strumenti per raccontarsi. Mi piacerebbe aiutare i ragazzi a sviluppare una maggiore curiosità per le parole e per il modo in cui vengono usate. E aiutarli a non perdere il senso del gioco attraverso le parole, una capacità che i bambini hanno in maniera del tutto naturale e che poi iniziano a perdere diventando adulti.

Ha avuto modo di confrontarsi con il suo pubblico di giovanissimi lettori?
Sì, ho avuto il piacere di essere invitata nelle scuole a chiacchierare con loro. Sono state tutte esperienze molto interessanti con episodi esilaranti. I bambini non hanno filtri e ti colpiscono con la loro spontaneità.

Che lettore è il lettore-bambino?
Un lettore molto più esigente dell’adulto. Il bambino devi conquistarlo dalla prima pagina altrimenti abbandona la lettura in fretta. Da mamma di due bimbi di 4 e 7 anni vedo quanto sia difficile coinvolgerli in una lettura che non li affascina già dalle prime righe.

E cosa le dicono del suo lavoro da scrittrice?
Mah, per loro è normale. Hanno avuto un attimo di spaesamento quando per il Premio Strega mi hanno anche vista in Tv. Erano incuriositi e un po’ preoccupati di un Premio che si chiamasse “Strega”.

Mary Caiffa

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