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Il capolavoro del capitano che scala le montagne di corsa

L’ufficiale dei carabinieri Gianluca Slanzi all’Ultra trail del Bianco a un anno e mezzo da un grave infortunio

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il capolavoro del capitano

Il capolavoro del capitano che scala le montagne di corsa. Sembrava che tutto fosse finito in quell’aprile del 2023. Quando il quadricipite femorale cedette di schianto. Un dramma per una persona che ama la corsa, quella più difficile e impegnativa, in montagna. Uno che ha fatto il Tor de Geants e che sogna di fare il mitico “Ultra trail del Monte Bianco”.

Con un incidente del genere il sogno svanisce. Ma non per un capitano dei carabinieri. Gianluca Slanzi di sicuro non si arrende, si fa operare, si sottopone con grinta alla fisioterapia, alla riatletizzazione. E nel fine settimana scorso, nemmeno un anno e mezzo dopo, va a Chamonix, corre e taglia il traguardo di una delle più massacranti corse in montagna del mondo.

Il capolavoro del capitano che scala le montagne di corsa

«È una gara straordinaria – racconta Slanzi -. L’organizzazione francese è perfetta nei minimi dettagli. Possono fare richiesta di partecipare solo atleti che si siano già cimentati in gare del circuito, quelle più impegnative. Poi siccome le richieste sono tantissime, si procede con un sorteggio e chi ha la fortuna di essere selezionato, poi deve sottoporsi a una serie di controlli e persino seguire un corso online, di quelli che se ti allontani per più di due minuti devi ricominciare daccapo».

Alla fine erano in 2.500 alla partenza e un migliaio di loro non ce l’ha fatta, ha alzato bandiera bianca. Non Slanzi, che ha vissuto fino in fondo un’avventura emozionante. «Si respira un clima incredibile. Ad esempio durante l’attraversamento delle città e su alcuni tratti in salita sembra di essere al Tour de France. Si corre in mezzo a due ali di folla che applaude, i bambini allungano le mani per chiedere di scambiare “il cinque” e c’è un tifo mai visto. Poi, il tratto finale all’interno di Chamonix dà proprio l’idea di un arrivo trionfale».

Ma non è tutto così incantevole, c’è anche tanto da soffrire. Basta leggere le caratteristiche della corsa. Si parte da Chamonix alle 18 per compiere i 177 chilometri del percorso con un dislivello di 10mila metri in 45 ore e mezza. Cioè meno di 2 giorni. Durante i quali bisogna correre, certo, ma anche trovare il modo di nutrirsi, di dormire, facendo attenzione a non perdere tempo.

Perché quello a disposizione è veramente poco. Soprattutto per chi non è un professionista e corre per passione: loro, i “pro”, i 177 chilometri li completano in poco più di una ventina di ore. Per gli altri stare dentro al limite è la vera sfida. Che il capitano dei carabinieri di Biella ha vinto ampiamente chiudendo la gara in 42 ore, 19 minuti e 31 secondi. Stravolto ma felice.

Al traguardo il primo abbraccio l’ha ricevuto dalla moglie Laura e dalla figlia Camilla, che in realtà lo hanno seguito lungo il tragitto in tutti i punti accessibili. Per Gianluca Slanzi quindi un incentivo in più che ha sicuramente contribuito al successo finale.

«Adesso però basta – conclude -. Ho ottenuto quello che volevo e posso chiudere qui. Lo devo alla mia famiglia. Mia figlia però vedo che si sta appassionando e ha già fatto qualche gara con buoni risultati. Se così fosse potrei anche pensare di darle una mano, di seguirla…».
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