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Non è vero che a Biella non succede mai niente

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Qualcuno dice che a Biella non succede mai niente. Invece, scorrendo i fatti di cronaca cittadina, scopriamo che una nonna, qualche anno fa, aveva portato al nipote detenuto 0,1 grammi di marijuana. Presumibilmente, per permettergli di farsi una sola “canna” tra le mura di Via dei Tigli.

Qualcuno dice che a Biella non succede mai niente. Invece, scorrendo i fatti di cronaca cittadina, scopriamo che una nonna, qualche anno fa, aveva portato al nipote detenuto 0,1 grammi di marijuana. Presumibilmente, per permettergli di farsi una sola “canna” tra le mura di Via dei Tigli. Ora, i magistrati hanno condannato l’anziana Maria a otto mesi di reclusione che, vista l’età, per fortuna, non sconterà. Questo fatto mi ha portato a una serie di riflessioni, che partono dal quadro di una società dove gli anziani – ribaltando il mito greco di Achille – portano sulle spalle i propri figli e i propri nipoti.

Lo fanno perché, carne della propria carne,  in un paese con quasi il 50% di disoccupazione giovanile, non hanno nessuna intenzione di vedere la propria progenie finire sotto un ponte o peggio. Situazione, questa, frutto di un ventennio in cui “qualcuno”, a destra come e a sinistra, ha caricato sulle spalle di bambini, ora divenuti adulti, il peso dei fallimenti di una classe politica che, attraverso spese incontrollate e corruzione, ci ha reso tutti debitori senza futuro. Adesso, quelle stesse politiche che hanno precarizzato un’intera generazione, vengono riproposte dai cosiddetti “rottamatori”, per convincerci (come hanno fatto negli ultimi vent’anni) che, da domani, se toglieremo anche gli ultimi diritti residui, staremo tutti meglio, i giovani troveranno magicamente lavoro, e la mia generazione scenderà dalla spalle dei propri genitori e dei propri nonni. Mentono sapendo di mentire.

Esattamente – per tornare all’anziana Maria – come lo fanno quando parlano di droghe. Per ricalcolare il prodotto interno lordo di questo Paese in evidente recessione, i nostri “illuminati” legislatori hanno deciso di “drogare” i dati inserendo anche i – presunti – introiti derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti e dei corpi che si prostituiscono. Tutto illegale, nel paese che, pur avendo di fatto e già da tempo liberalizzato droghe e prostituzione (puoi trovare tutto per strada senza troppi problemi), non ha il minimo coraggio di aprire una seria riflessione sul tema. Ci sono modelli che si potrebbero studiare, in Europa e nel mondo, sia sulla regolamentazione della prostituzione sia, soprattutto, sulla legalizzazione – almeno – delle droghe leggere. Il modello della Catalogna, ad esempio, dove esistono circoli ricreativi autogestiti, nei quali si autoproducono quantità stabilite di piante di marijuana dai soci per i soci (e non si vendono agli stranieri, evitando il turismo “stupefacente” dell’Olanda) uno stato serio lo prenderebbe in considerazione. Il narcotraffico in Italia produce una filiera criminale che solo attraverso l’antiproibizionismo potrebbe “tagliare le unghie” alle mafie. E, cosa più importante, permetterebbe di fare quella prevenzione che – se vogliamo bene ai nostri ragazzi – è l’unico strumento attivo contro le droghe.

Maria l’anziana, un po’ brutalmente ribattezzata “nonna pusher”, è di fatto più avanti dei nostri legislatori. Ma se l’ha capito una vecchina di ottant’anni, perché il nostro giovane Matteo Renzi, e tutta la sua “brillante” squadra di giovani rottamatori, non lo capiscono? Loro preferiscono, al contrario, rendere tutti ancora più precari, più insicuri, più in balia del mercato. Compreso quello – mafioso – delle droghe. Più che Telemaco sembrano Kronos.

Roberto Pietrobon

www.alasinistra.org

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