Vede, Cavicchioli, nella mia lunga vita di gazzettiere “ho visto cose che voi umani…”; ad esempio concorsi/foglia di fico trasformarsi in qualche caso in pietre tombali, in altri casi in interminabili maratone micidiali per le idee e per chi le aveva messe in concorso. E’ proprio il caso del nuovo ospedale alla cui premiazione del concorso di idee partecipai, giovanissimo cronista, poco meno di mezzo secolo fa.
Gentile Marco Cavicchioli,
intanto le do atto di essere stato l’unico tra gli innumerevoli candidati al seggio supremo di Palazzo Oropa a raccogliere la “sfida” di porre il problema dell’ospedale di Biella, alla vigilia del suo trasferimento a Ponderano, fra quelli centrali della campagna elettorale. Della sua articolata argomentazione, forse fin troppo ricca di scenari, mi ha colpito l’affermazione secondo cui “il concorso di idee è una foglia di fico…”. Vede, Cavicchioli, nella mia lunga vita di gazzettiere “ho visto cose che voi umani…”; ad esempio concorsi/foglia di fico trasformarsi in qualche caso in pietre tombali, in altri casi in interminabili maratone micidiali per le idee e per chi le aveva messe in concorso. E’ proprio il caso del nuovo ospedale alla cui premiazione del concorso di idee partecipai, giovanissimo cronista, poco meno di mezzo secolo fa.
E allora c’erano i progetti, c’erano e soldi e c’era la “volontà politica” (altra foglia di fico fiorone) sia pure declinata nelle forme e nei rituali felpati della curialità democristiana allora dominante. Io non ho più mezzo secolo a disposizione (e forse neppure lei) per godere degli effetti, conseguenti al concorso, del riuso del vecchio ospedale. Che è un problema da affrontare hic et nunc, qui e ora, per evitare che diventi l’ennesima cattedrale sbriciolata dei sogni perduti: come, per stare nei paraggi, i Lanifici Rivetti e le Pettinature Riunite.
Lo svuotamento dell’ospedale, nel e intorno al quale ogni giorno girano migliaia di persone, crea un vulnus insanabile alle attività commerciali e di servizio del centro città che, mi scusi, non ha bisogno di altri parcheggi ma di ragioni e di motivi perchè la gente ci vada. Come pensa di compensare la “ricaduta” del traffico ospedaliero sulle attività del centro ? Mi consenta di sorvolare sulle pur suggestive opzioni che lei inanella e che richiedono un tempo che questa città forse non ha. Stiamo all’hic ed nunc: qualcuno (mi pare Susta) ha proposto di ubicarvi le scuole. E’ interessante, anche se il rischio mi sembra quello di un pendolarismo parossistico senza particolari benefici di ricaduta.
Più suggestiva e promettente mi sembra l’ipotesi di trasformare il gigante di via Caraccio in cittadella universitaria dotata di tutti i servizi residenziali. Un’università da riqualificare puntando sulle specializzazioni informatiche in particolare legate all’e-commerce. A Biella e nel Biellese esistono, ignorate da molti, alcune fra le imprese di maggior successo sui mercati internazionali che operano sul web. A Biella esiste una banca (che fa pure corsi in proprio) che detiene la leadership nazionale riconosciuta nel campo delle procedure finanziarie propedeutiche all’e-commerce. Ma questo è solo un esempio. Per rifare la società ferita, si dice, occorre partire dalla cultura. I giovani e l’università sono il motore del futuro e il carburante del presente. Pensi solo per un attimo cosa significa l’università nel cuore della città per Bologna, per Perugia, per Pavia o anche soltanto per Vercelli. Vita, movimento, consumo, vivacità intellettuale, scambio sociale fecondo, nascita e proliferazione di attività di intrattenimento serale in una città nel cui centro dopo le 19 scatta il coprifuoco.
C’è anche chi, sul tema del che fare del monoblocco, ne propone la demolizione perchè offende lo skyline cittadino, e nell’area liberata realizzare l’ennesimo giardino per farci giocare i bimbi e caracollare i pensionati (sempre che non offrano cioccolatini…). Tutto si tiene, anche le sciocchezze, ma vuole provare, nella “perfetta palestra” che sta allestendo, ad introdurre pratiche e temi che facciano della concretezza e della praticabilità un esercizio non accademico? Ci spero e ci conto.
Con stima ed auguri
Giuliano Ramella
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